AGI - Si sgretola sotto il fuoco dei combattimenti la fragile tregua sottoscritta tra Cambogia e Thailandia sotto gli auspici di Donald Trump. Gli scontri si sono estesi a nuove aree del confine, costringendo a un esodo di massa di civili.
Almeno 10 persone, tra soldati e civili, sono state uccise e oltre 140mila sono i profughi dalle aree vicine ai teatri di combattimento. Thailandia e Cambogia si contendono la linea di demarcazione coloniale del loro confine lunga 800 chilometri e le rivendicazioni riguardano anche alcuni templi storici.
Gli scontri di questa settimana sono i più cruenti da quelli - andati avanti per cinque giorni - del luglio scorso, quando le vittime furono diverse decine, prima che venisse concordata una tregua, in gran parte grazie all'intervento del presidente degli Stati Uniti.
Entrambe le parti si accusano a vicenda di aver scatenato di nuovo le violenze che hanno investito cinque province di Thailandia e Cambogia. Hun Sen, influente ex leader cambogiano, ha dichiarato che il suo Paese ha reagito alla provocazione della Thailandia.
L'esercito di Bangkok ha dichiarato che tre soldati sono stati uccisi e 29 feriti, mentre il ministero della Difesa cambogiano ha denunciato la morte di sette civili e il ferimento di una ventina.
La tregua dell'estate scorsa era stata raggiunta dopo il roboante intervento di Trump e grazie ai discreti sforzi diplomatici di Cina e Malesia, attuale presidente dell'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASean).
Trump è volato a Kuala Lumpur a ottobre per supervisionare la firma di un accordo che prevedeva la riduzione delle truppe lugo il confine, il dispiegamento di osservatori e l'accelerazione delle operazioni di sminamento.
Il Primo Ministro cambogiano Hun Manet ha dichiarato di aver candidato Trump al Premio Nobel per la Pace, mentre Trump ha definito l'armistizio come uno degli otto conflitti a cui ha "posto fine" nei suoi primi otto mesi di ritorno al potere.
Il mese scorso la Thailandia ha sospeso l'attuazione del patto, accusando la Cambogia di aver piazzato nuove mine in aree contese, ma la violenza di questa settimana segna la più grave regressione fino a questo momento.
Più di 21.000 persone sono state sfollate da tre province di confine cambogiane, afferma Phnom Penh, mentre Bangkok afferma che oltre 125.000 civili sfollati sono accampati in 500 rifugi di fortuna.
Ieri il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha esortato entrambe le parti "a esercitare moderazione ed evitare un'ulteriore escalation" e a "riconfermare il cessate il fuoco", parole cui oggi hanno fatto eco quelle di Marco Rubio he ha chiesto la "cessazione immediata" delle ostilità.
Phnom Penh ha accusato le forze thailandesi di aver bombardato durante la notte una strada nazionale uccidendo due persone che e di aver colpito anche nei pressi del tempio di Preah Vihear, punto nevralgico della guerra.
"Ora combattiamo per difenderci di nuovo", ha dichiarato l'ex premier cambogiano Hun Sen su Facebook. Un attacco con granate nei pressi del tempio di Preah Vihear, patrimonio mondiale dell'Unesco, è costato la vita a un soldato thailandese, mentre un altro è stato ucciso da un fuoco indiretto nella provincia di Surin.
Il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul ha dichiarato ai giornalisti che l'esercito del suo Paese rimane risoluto. "La Thailandia deve sostenere fermamente coloro che proteggono la nostra sovranità. Non possiamo fermarci ora", ha affermato. Il portavoce della marina thailandese Parat Rattanachaiphan ha dichiarato in una conferenza stampa che le truppe hanno individuato soldati cambogiani, insediamenti e diverse basi militari in una zona costiera contesa della provincia di Trat.
Parat ha accusato la Cambogia di aver schierato droni per provocare le forze thailandesi e ha dichiarato di aver "lanciato un'operazione militare per scacciarli".