AGI - È morto in carcere Alfredo Diaz, ex governatore dello Stato venezuelano di Nueva Esparta e oppositore del presidente Nicolas Maduro. Condannato per "terrorismo" e "incitamento all'odio", il cinquantacinquenne "era stato imprigionato e tenuto in isolamento per un anno" e "gli hanno permesso solo una visita da parte di sua figlia", ha dichiarato ad Afp Alfredo Romero, direttore dell'Ong Foro Penal, che si occupa dei prigionieri politici in Venezuela.
Governatore dal 2017 al 2021, Diaz era stato arrestato durante la crisi post-elettorale scoppiata dopo le controverse elezioni del luglio 2024, in cui Maduro era stato proclamato per un terzo mandato nonostante le accuse di brogli.
Il Venezuela ha confermato la notizia della morte di Diaz. Lo ha fatto con un comunicato diffuso dal ministero dei Servizi Penitenziari venezuelano. "È stato perseguito, con piena garanzia dei suoi diritti, in conformità con il quadro giuridico e nel rispetto dei diritti umani e della sua difesa legale - si legge nella dichiarazione -. Sabato 6 dicembre 2025, verso le 6:33 del mattino, Alfredo Javier Diaz ha manifestato sintomi compatibili con un infarto del miocardio ed è stato trasferito all'Ospedale Clinico Universitario, dove è stato ricoverato e, nonostante i tentativi di stabilizzarlo, è purtroppo deceduto pochi minuti dopo".
La reazione internazionale e l'accusa di tortura
La notizia della morte di Diaz non è piaciuta all'amministrazione Trump che ha definito "vile" il governo del presidente venezuelano. "La morte del prigioniero politico venezuelano Alfredo Diaz, detenuto arbitrariamente nel centro di tortura di Maduro, El Helicoide, è un ulteriore promemoria della natura vile del regime criminale di Maduro", ha dichiarato il Dipartimento di Stato sull'account Twitter del Bureau of Western Hemisphere Affair.
Machado, "persiste nelle carceri un modello repressivo statale"
La leader dell'opposizione Maria Corina Machado, latitante da oltre un anno e destinata a ricevere mercoledì in una cerimonia a Oslo il Premio Nobel per la Pace, ha affermato che la morte di Diaz "si aggiunge a una serie allarmante e dolorosa di morti di prigionieri politici detenuti nel contesto della repressione post-elettorale del 28 luglio".
"Le circostanze di queste morti - che includono la negazione di cure mediche, condizioni disumane, isolamento e tortura, e trattamenti crudeli, disumani e degradanti - rivelano un modello repressivo statale persistente", ha dichiarato Machado, sottolineandolo in una nota congiunta con Gonzalez Urrutia.