AGI - Una vicenda che ha sconvolto la Nuova Zelanda si è chiusa mercoledì con una condanna all’ergastolo: Hakyung Lee, donna neozelandese nata in Corea del Sud, è stata riconosciuta colpevole del figlicidio dei suoi due figli, ritrovati in due valigie in un deposito abbandonato più di tre anni fa.
Lee era stata giudicata colpevole a settembre, dopo aver ammesso di aver ucciso nel 2018 i due bambini di otto e sei anni, un anno dopo la morte del padre per cancro. Durante il processo aveva sostenuto di non essere penalmente responsabile per via di disturbi mentali, scegliendo di rappresentarsi da sola con l’assistenza di due legali.
Mercoledì la difesa ha tentato di evitare l’ergastolo, ritenendolo ingiusto alla luce dei problemi psicologici della donna. La procura ha però respinto questa linea, sottolineando come non emergessero elementi che facessero pensare a intenzioni suicide o stati dissociativi al momento dei fatti, spiega la Cnn.
Il giudice ha stabilito che le attenuanti richieste non fossero sufficienti a ridurre la pena, pur autorizzando un trattamento psichiatrico obbligatorio in una struttura protetta. Una volta ritenuta mentalmente idonea, Lee dovrà tornare in carcere.
"Sapevi che le tue azioni erano moralmente sbagliate… forse non riuscivi a sopportare che i tuoi figli ti ricordassero la vita felice che avevi prima", ha detto il giudice durante la lettura della sentenza. Alla donna è stata imposta una pena minima di 17 anni senza possibilità di libertà vigilata. L’ergastolo rappresenta la sanzione più grave prevista dalla legge neozelandese, che ha abolito la pena di morte nel 1989.
Durante il processo è emerso che nel 2018 Lee aveva somministrato ai figli una dose eccessiva di farmaci da prescrizione, avvolgendo poi i loro corpi in sacchetti di plastica e riponendoli in valigie.
I resti dei bambini erano stati scoperti solo nel 2022 da una famiglia che aveva acquistato all’asta il contenuto di un deposito abbandonato. L’indagine della polizia aveva portato alla localizzazione di Lee in Corea del Sud, da dove era stata estradata nel novembre dello stesso anno.
I due piccoli, Minu Jo e Yuna Jo, sono stati uccisi da un'overdose di farmaci mescolati al succo di frutta. La polizia ha utilizzato il Dna per determinare l'identità dei bambini, da quanto tempo erano morti e chi li aveva uccisi.
Durante tutto il processo, svoltosi a settembre, l'imputata è rimasta seduta a testa bassa, con i capelli che le nascondevano il viso, senza mai prendere la parola. La signora Lee è stata dichiarata colpevole a settembre, dopo due ore di deliberazione da parte della giuria dell'Alta Corte di Auckland. Questi omicidi hanno lasciato profonde cicatrici emotive nella famiglia Lee.
“Se voleva morire, perché non è morta da sola?”, ha dichiarato la madre di Hakyung Lee, Choon Ja Lee, in una dichiarazione rilasciata in tribunale durante l'udienza di determinazione della pena. “Perché ha portato con sé questi bambini innocenti?”.