AGI - Australia, Canada e Regno Unito confermano gli annunci della vigilia e riconoscono formalmente lo Stato di Palestina. La mossa, uno "sforzo internazionale coordinato" dei tre Paesi, anticipa l'annuncio della Francia atteso nelle prossime ore, aumenta la pressione su Israele e mette i tre paesi in aperta contrapposizione con gli Stati Uniti di Donald Trump.
Starmer: "Nessuna ricompensa ad Hamas, pronte sanzioni"
"Oggi, per ravvivare la speranza di pace tra palestinesi e israeliani e di una soluzione a due Stati, il Regno Unito riconosce formalmente lo Stato di Palestina", dice il primo ministro britannico Keir Starmer, respingendo le accuse secondo cui il riconoscimento implica una ricompensa per Hamas. Dello stesso tono anche le dichiarazioni dei premier canadese Mark Carney e di quello australiano Anthony Albanese, secondo cui la soluzione dei due stati è un percorso per una "pace e sicurezza durature" per israeliani e palestinesi. Esulta l'ANP, che definisce la decisione dei tre Paesi un passo "importante per una pace duratura".
Ma la replica di Israele è durissima.
Il primo ministro, Benjamin Netanyahu ribadisce che la creazione di uno Stato palestinese metterebbe in pericolo l'esistenza di Israele e annuncia battaglia, all'Onu e "in tutte le altre sedi, contro la falsa propaganda rivolta a noi e contro gli appelli alla creazione di uno Stato palestinese, che metterebbero in pericolo la nostra esistenza e costituirebbero un'assurda ricompensa per il terrorismo".
"La comunità internazionale ci contatterà su questa questione nei prossimi giorni", prosegue Netanyahu che vedrà Donald Trump a margine dei lavori dell'Assemblea generale dell'Onu a New York. Ancora più estrema la reazione dell'ultradestra israeliana, alleata di governo di Netanyahu. Il ministro israeliano della Sicurezza nazionale, l'esponente di estrema destra Itamar Ben Gvir, chiede l'immediata annessione della Cisgiordania come risposta alla mossa di Regno Unito, Canada e Australia.
"Il riconoscimento di uno stato 'palestinese', come premio per i terroristi assassini di Nukhba (l'unità d'elite di Hamas che ha guidato l'assalto del 7 ottobre) richiede contromisure immediate", afferma Ben Gvir, chiedendo "l'immediata applicazione della sovranità in Giudea e Samaria e il completo smantellamento dell'Autorità palestinese'". "Ho intenzione di presentare una proposta per l'applicazione della sovranità alla prossima riunione del governo", aggiunge Ben Gvir. All'inizio di settembre anche l'altro esponente dell'ultradestra, il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, aveva presentato una proposta che prevede l'annessione dell'82% della Cisgiordania da parte di Israele, nel tentativo di impedire la nascita di uno Stato palestinese.
La decisione dei tre Paesi, (anche Portogallo e Belgio, tra gli altri, si apprestano ad annunciare il riconoscimento) è in aperta contrapposizione con quella dell'amministrazione Usa: durante la conferenza stampa congiunta a Londra con Starmer di alcuni giorni fa, il presidente Usa ha detto di essere "in disaccordo" con il premier britannico sul riconoscimento britannico dello Stato di Palestina.
Netanyahu: "Uno stato palestinese non ci sarà"
"Uno Stato palestinese non verrà istituito. La risposta all'ultimo tentativo di imporre uno Stato terroristico nel cuore del nostro Paese verrà data dopo il mio ritorno dagli Stati Uniti. Ho un messaggio chiaro per quei leader che riconoscono uno Stato palestinese dopo l'orribile massacro del 7 ottobre: state dando un'enorme ricompensa al terrorismo. E ho un altro messaggio per voi: non accadrà. Uno Stato palestinese non verrà istituito a ovest del Giordano", ha assicurato Netanyahu.
"Riconoscimento distruttivo", polemiche su leader sinistra
Polemica per le parole di Yair Goland, leader del partito di sinistra israeliano I Democratici, che ha definito un "grave fallimento diplomatico di Netanyahu e Smotrich" e una "mossa distruttiva per Israele" il riconoscimento di uno Stato di Palestina da parte di Gran Bretagna, Canada e Australia. Si tratta, ha scritto su X, di una "conseguenza diretta dell'incoscienza politica di Netanyahu: il rifiuto di porre fine alla guerra e la pericolosa scelta dell'occupazione e dell'annessione".
Tuttavia, in un'intervista a radio 103FM, il leader progressista, rispetto al futuro dei Territori occupati palestinesi, ha sollecitato "un processo incentrato sul principio di separazione civile, con la responsabilità della sicurezza nelle mani di Israele. Un periodo di tempo significativo e fondamentale in cui lo Stato di Israele garantirà che ci sia qualcuno dall'altra parte che mantenga un qualche tipo di accordo futuro".
Dichiarazioni che hanno suscitato la reazione del deputato arabo israeliano Ayman Odeh che su X le ha respinte, pur riconoscendo "grande rispetto per Yair Golan e per molte delle sue posizioni". "Perché 'separazione' e non un accordo di pace? Un altro disimpegno unilaterale?", ha chiesto, facendo riferimento al ritiro israeliano da Gaza nel 2005.
"L'unica via è il pieno riconoscimento dei diritti nazionali di entrambi i popoli, incluso il diritto all'autodeterminazione - ha sottolineato il leader del partito Hadash - Solo in questo modo - con coraggio e onestà - è possibile costruire un futuro di pace, giustizia, sicurezza e prosperità. E la cosa più urgente ora: porre fine alla guerra e attuare un accordo globale".
Sulla stessa linea il movimento Standing Together, che ha attaccato duramente Golan. "Contrariamente a quanto sostiene la destra, creare uno Stato palestinese accanto allo Stato di Israele non è 'distruttivo', ma piuttosto l'unico modo per garantire una vita sicura a israeliani e palestinesi". "È una vergogna che Yair Golan scelga di fare eco alle argomentazioni di Netanyahu, invece di schierarsi al fianco del campo della pace, che chiede un accordo israelo-palestinese di giustizia, libertà, uguaglianza e indipendenza per entrambi i popoli", ha sottolineato in una nota.
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