AGI - Durante l'ultima settimana di agosto del 2005 un vortice tropicale formatosi sopra le Bahamas si trasformò nell’uragano Katrina. Dopo aver attraversato la Florida sud-orientale con raffiche fino a 130 km/h, la tempesta si rafforzò nel Golfo del Messico grazie alle acque calde, raggiungendo la categoria 5, il massimo della scala Saffir-Simpson. Il 29 agosto toccò terra in Louisiana come categoria 3, con venti superiori ai 200 km/h. La mareggiata che ne seguì travolse gli argini e sommerse l’80% di New Orleans.
Il bilancio fu drammatico: oltre 1.800 morti, più di 800.000 abitazioni distrutte o danneggiate, decine di migliaia di persone intrappolate senza soccorsi immediati. Centinaia di migliaia di abitanti furono costretti a lasciare le proprie case, dando vita a uno degli esodi più grandi nella storia recente degli Stati Uniti. A valori attuali, secondo Reuters, i danni sono stimati in circa 205 miliardi di dollari, rendendo Katrina uno dei disastri naturali più costosi della storia americana. Oltre alla devastazione materiale, l’uragano mise in luce gravi falle istituzionali. Le agenzie federali, a cominciare dalla FEMA, furono accusate di lentezza e disorganizzazione nei soccorsi. Le immagini di migliaia di persone accampate al Superdome di New Orleans, senza cibo né acqua, diventarono il simbolo di quell'evento e delle sue conseguenze.
Una città ridimensionata
Secondo i dati demografici analizzati da Axios, New Orleans non è mai tornata alla popolazione pre-Katrina: dai circa 485.000 abitanti del 2000 si scese a 230.000 nel 2006. Molti non fecero ritorno. Una parte consistente degli sfollati si stabilì a Houston, Baton Rouge, Chicago e Los Angeles. Questo fenomeno ha inciso profondamente sulla composizione sociale ed economica della città, colpendo soprattutto le comunità afroamericane e più povere A vent’anni di distanza, New Orleans ha recuperato parte della vitalità perduta: il turismo è tornato a trainare l’economia e grandi eventi sportivi e culturali hanno contribuito a rilanciarne l’immagine. Tuttavia, quartieri interi restano segnati dall’abbandono e la ricostruzione ha acuito le disuguaglianze.
La memoria
Il ricordo di Katrina resta vivo anche sul piano culturale. In occasione del ventennale, National Geographic ha realizzato la docuserie in cinque parti Hurricane Katrina: Race Against Time, diretta da Traci Curry e prodotta da Ryan e Zinzi Coogler. Non un semplice racconto commemorativo, ma un’analisi basata su materiali d’archivio e testimonianze che ricostruisce il disastro come un “thriller tragico”. La serie, ricorda il Financial Times, richiama anche l’esercitazione federale “Hurricane Pam”, condotta nel 2004, che aveva previsto con precisione le conseguenze di un uragano di grandi dimensioni su New Orleans. Parallelamente, il MoMA di New York ha inaugurato una retrospettiva intitolata When the World Broke Open: Katrina and Its Afterlives, che raccoglie 27 film e documentari legati all’uragano e alle sue conseguenze, da When the Levees Broke di Spike Lee alle nuove produzioni dedicate all’eredità sociale e culturale della catastrofe.
Gli esperti sottolineano come il rischio di nuovi uragani devastanti sia oggi più elevato rispetto al 2005. Il riscaldamento delle acque del Golfo del Messico favorisce fenomeni di rapida intensificazione, mentre l’innalzamento del livello del mare e la subsidenza del terreno riducono l’efficacia delle nuove barriere costruite dopo Katrina.