AGI - Produttivo, costruttivo. Di fatto, nulla. Niente di prossimo all'auspicio di armi mute e fredde sbandierato da uno dei contendenti. E neppure vicino alla pretesa dell'altro che l'Ucraina potesse trovarsi isolata, o meglio: scaricata.
Perché in fondo, forse molto in fondo, "la decisione spetta all'Ucraina". Ma che differenza passa tra 'produttivo' e 'costruttivo'? Tutta la storia di due uomini che rappresentano fino in fondo la cultura dei rispettivi paesi. Troppo facile associare il "produttivo" al più classico dei self made man che incarna il sogno americano fino al gradino più alto della scala sociale. E pure scontato deve essere pescare il "costruttivo" dal fondo delle fumose riunioni del Soviet, quando ogni singolo aggettivo veniva pesato e soppesato. Niente che rimandi alla frattura profonda con Casa Russia che Togliatti provocò scegliendo di chiamare il Partito Comunista "Italiano" e non "d'Italia".
La scelta lessicale di Trump e Putin
Ma la differenza tra la scelta lessicale di Trump e quella di Putin c'è e non è poi tanto leggera. I due attori principali l'hanno rappresentata plasticamente: Trump con una scenografia imponente, partendo dalla scelta di una base militare che nella guerra fredda era avamposto di controllo e forse spionaggio verso la disciolta Urss, passando per un tappeto rosso dispiegato in mezzo ad aerei militari di ultima generazione e sotto la copertura di imponenti caccia, fino ad approdare a un palco d'onore e a favore di obiettivo per immortalare in diretta mondiale la Storia, quella dalla 's' maiuscola.
L'incontro come operazione di marketing
Ma tutto pare si sia risolto in una grande operazione di marketing, dove l'allestimento è parte dell'investimento e il solo fatto che l'incontro sia avvenuto consentirà di produrre effetti nel breve e nel lungo periodo. Salvo poi non riuscire a nascondere quella stretta di mano che l'uomo del Cremlino è riuscito a ribaltare fisicamente, con un'abile manovra di polso che non si vedeva dai tempi di Silvester Stallone. Stretta dominante, l'hanno definita gli esperti di comunicazione non verbale.
La postura glaciale di Putin
È tutta la postura glaciale di Vladimir Putin che incarna la mitologia della scuola del Kgb, che insegna a controllare anche il più piccolo e insignificante muscolo facciale. Non per essere rigidi ma per dominare. La scena, in questo caso. Riprendere la scena internazionale, portando disinvoltamente l'etichetta di criminale di guerra, che neppure un giornalista incontrollabile è riuscito a rimettere in mostra con l'insistente domanda: "Quando smetterà di uccidere civili". Lo zar che rivuole tutte le Russie non ha risposto, ha soltanto costruito il sorriso cortese di chi non afferra la battuta. E passa avanti.
La strategia di dominio
Anche il fuoriprogramma del percorso a bordo dell'auto presidenziale di Trump non è stata improvvisazione, ma un gesto costruito ancora una volta per dominare la scena. Fino al capolavoro in conferenza stampa: la precedenza sul padrone di casa ampiamente doppiato con 8 minuti e 30 secondi di discorso per frenare gli impeti trumpiani, stabilire quando, dove e se un accordo ci sarà. L'incontro nell'ex territorio russo è servito a Putin per costruire le basi di quel ponte verso la capitale di tutte le Russie che Trump dovrà attraversare, inseguendo il miraggio del Nobel.
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