AGI - L'approvazione da parte del gabinetto di sicurezza israeliano del piano per occupare Gaza City porta ancora una volta il capoluogo della Striscia al centro della questione mediorientale.
Gaza, una delle città più antiche del mondo a essere stata abitata in modo continuo, deve alla sua posizione lungo la costa sud-orientale del Mediterraneo, al crocevia tra Africa e Asia il fatto di essere stata nei secoli un punto di passaggio obbligato per rotte commerciali, eserciti e culture.
Questa collocazione ha conferito alla città un valore strategico che si riflette ancora oggi nella sua centralità politica e simbolica all'interno dei territori palestinesi. Oggi ospita la maggior parte delle istituzioni politiche e amministrative della Striscia, oltre a costituire il fulcro delle attività economiche, dei servizi e della vita culturale.
È il principale centro urbano dell'area, con mercati tradizionali, università, ospedali e media locali che svolgono un ruolo essenziale nella vita quotidiana di oltre due milioni di abitanti della Striscia.
Dopo il 1948, con la guerra arabo-israeliana e la nascita di Israele, Gaza passò sotto amministrazione egiziana. Nel 1967, la Guerra dei Sei Giorni portò all'occupazione israeliana dell'intera Striscia. Con gli Accordi di Oslo del 1993, Gaza City fu tra le prime aree a passare sotto il controllo dell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp), diventando un simbolo del percorso verso l'autogoverno palestinese.
La situazione cambiò radicalmente nel 2007, quando Hamas prese il controllo della Striscia in seguito a scontri con Fatah, dando origine a una divisione politica interna che persiste tuttora: Gaza City e la Striscia sotto Hamas, la Cisgiordania sotto l'Anp.
Questa frattura ha complicato ulteriormente il quadro politico e ha avuto effetti diretti sulle condizioni di vita degli abitanti, sottoposti a blocchi, restrizioni e ripetute escalation militari.
Per molti palestinesi, Gaza City rappresenta la resilienza: una città che, pur colpita duramente da guerre, assedi e crisi umanitarie, continua a mantenere viva la propria identità. Le sue strade e i campi profughi come Shati o Jabalia, nei pressi dell'area urbana sono spesso epicentro di mobilitazioni politiche e di commemorazioni legate alla storia della lotta palestinese.
Questa centralità simbolica ha anche un riflesso internazionale: le immagini e le testimonianze che emergono da Gaza City sono spesso al centro del dibattito globale sul conflitto israelo-palestinese, influenzando opinione pubblica, diplomazia e mobilitazioni della società civile in diversi Paesi. Oltre al significato storico e politico, Gaza City è il fulcro della crisi umanitaria della Striscia.
Le infrastrutture dalla rete elettrica agli ospedali operano in condizioni di estrema precarietà. La disoccupazione è tra le più alte al mondo, e la scarsità di acqua potabile ed energia elettrica è cronica. Questi problemi sono aggravati dal blocco imposto da Israele (e, in misura diversa, dall'Egitto) e dalle conseguenze delle operazioni militari che si sono susseguite negli ultimi decenni.
È un laboratorio di resistenza urbana, un simbolo identitario e un luogo dove le aspirazioni nazionali palestinesi si scontrano quotidianamente con le realtà geopolitiche e militari della regione. La città non è solo il centro della Striscia: è un punto di riferimento per la narrazione storica e politica palestinese, il cui destino è legato a doppio filo a quello della questione mediorientale nel suo complesso.