AGI - Il 6 agosto 1945 la Germania nazista aveva già capitolato da tre mesi e la bandiera dell'Urss sventolava sui territori dell'Europa orientale al posto di quella del Terzo Reich. Il Giappone imperiale, nonostante le enormi perdite e i bombardamenti incendiari che avevano ridotto in cenere Tokyo e altre grandi città, aveva però continuato a combattere. Fu sia per avere ragione di un nemico irriducibile che per mandare un eloquente messaggio a Mosca, alleato già trasformatosi in avversario, che quel giorno il presidente degli Stati Uniti, Harry Truman, ordinò il lancio di una bomba nucleare sulla città di Hiroshima, seguita tre giorni dopo dall'ordigno che colpì Nagasaki, secondo e si auspica ultimo impiego dell'arma atomica in un conflitto.
Lo spettro della guerra nucleare oggi
Ottant'anni dopo, lo spettro di una guerra nucleare è forse tornato più concreto di quanto non fosse stato dagli anni '80, ultimo decennio della Guerra Fredda. In Giappone, unico Paese al mondo ad aver subito un attacco atomico, quest'anno le commemorazioni della tragedia saranno più amare ma anche più potenti, in un mondo che vede alcuni leader agitare con fin troppa leggerezza lo spettro dell'arma finale e sempre più nazioni interessate a dotarsene, ritenendola l'unica efficace forma di deterrenza in un mondo senza più equilibri certi.
Gli aerei impiegati nei bombardamenti
Fu l'Enola Gay l'aereo che sganciò la prima bomba nucleare, battezzata 'Little Boy'. Il bombardiere - che era pilotato dal colonnello Paul Tibbets e aveva a bordo 11 altri membri dell'equipaggio - fu accompagnato nella missione da altri quattro velivoli, due da ricognizione e due con strumenti di misurazione e fotografici, The Great Artiste e uno, senza nome, successivamente denominato Necessary Evil. L'Enola Gay, stavolta pilotato da George W. Marquardt, avrebbe partecipato anche all'operazione su Nagasaki come aereo di riconoscimento dell'obiettivo originario del bombardamento, Kokura, poi risparmiata a causa delle condizioni meteorologiche sfavorevoli. Si chiamava invece Bockscar l'aereo che, il 9 agosto 1945, sganciò la bomba atomica 'Fat Man' su Nagasaki. A bordo viaggiavano 13 membri dell'equipaggio comandati e pilotati da Charles W. Sweeney, che già aveva partecipato all'attacco a Hiroshima al comando dell'aereo che gli veniva assegnato abitualmente, ancora The Great Artiste. Quando il Bockscar arrivò a Kokura la città era coperta da nubi e fumo per gli incendi successivi al bombardamento che il giorno prima aveva colpito la vicina Yahata. L'aereo allora puntò verso il suo obiettivo secondario, Nagasaki. Sia l'Enola Gay che il Bockscar erano bombardieri modello Boeing B-29 Superfortress e facevano parte dei Silverplates, il nome in codice dato agli aerei con la stiva modificata per lanciare bombe atomiche. Entrambi gli aerei decollarono dalla North Field Air Base a Tinian, nelle isole Marianne del Nord, che erano state conquistate dagli Usa durante il conflitto e da cui erano partiti la maggior parte degli apparecchi che avevano bombardato il Giappone.
Le caratteristiche delle bombe atomiche
Intorno alle 7 di mattina, gli operatori radar giapponesi notarono l'ingresso nello spazio aereo di velivoli americani nella zona meridionale del Paese. Inviarono via radio un messaggio di allerta alle basi militari, ma l'operatore di Hiroshima osservò che gli aerei americani erano solo pochi e rimosse l'allerta, in quanto il Giappone aveva deciso di non intercettare le piccole formazioni aeree. Lunga 3 metri e pesante 4 mila chili, costruita con l'uranio-235, l'unico isotopo naturale fissile dell'uranio, Little Boy esplose alle 8:15 di mattina a circa 600 metri di altezza: la detonazione provocò un'esplosione equivalente a 16 kilotoni di Tnt e distrusse il 70% della città. Si stima che la temperatura dell'epicentro dell'esplosione avesse raggiunto i 7.000°C, causando ustioni fatali nel raggio di circa tre chilometri. Secondo la Croce Rossa internazionale, ci furono anche casi di cecità permanente o temporanea causati dalla luce intensa provocata dall'esplosione. Il turbine di calore generato dall'esplosione incendiò diversi chilometri quadrati della città, che era costruita in gran parte in legno. La tempesta di fuoco consumò rapidamente tutto l'ossigeno disponibile e molti morirono per soffocamento. Si stima però che oltre la metà delle vittime siano state causate dalle fiamme. L'esplosione innescò un'enorme ondata esplosiva, che trascinò via molti residenti. A migliaia morirono invece nel crollo degli edifici o colpiti dai detriti volanti. La bomba Fat Man, da parte sua, fu realizzata principalmente con plutonio-239, un elemento sintetico, e pesava oltre mezza tonnellata in più di Little Boy. Il suo sistema di detonazione era più complesso ed era stato collaudato qualche settimana prima nel cosiddetto Trinity Test, il 16 luglio, quando una bomba analoga, 'The Gadget', fu scagliata in un'area desertica del Nuovo Messico. Anche Nagasaki era coperta da nuvole ma Sweeney decise di individuare l'obiettivo con i radar e colpire comunque, dal momento che indietreggiare avrebbe significato rischiare di esaurire il carburante e tentare un ammaraggio con una bomba atomica a bordo. Alle 11:02, a circa 470 metri sul livello del mare, l'ordigno finì quindi su una zona industriale a 4 chilometri dal target, con una detonazione equivalente a 21 chilotoni di Tnt. Più del 40% della città fu distrutta ma l'errore salvò gran parte dell'agglomerato, protetto dalle colline circostanti.
Il bilancio delle vittime
La bomba di Hiroshima causò la morte immediata di circa 80 mila persone, il 30% della popolazione di allora, ma alla fine del 1945 il bilancio era già salito a circa 140 mila vittime. Negli anni successivi i decessi per gli effetti delle radiazioni sarebbero stati più del doppio. Hiroshima era uno snodo minore di approvvigionamento e logistica per l'esercito imperiale giapponese ma nelle vicinanze c'erano alcuni accampamenti e due importanti basi della divisione che comandava la difesa nel Sud del Paese. Nagasaki era stata per secoli uno dei porti più importanti del Giappone meridionale e aveva acquisito ulteriore importanza durante la Seconda Guerra Mondiale per la sua attività commerciale. A Nagasaki morirono circa 40 mila persone al momento del bombardamento, numero che salì a oltre 70 mila nei mesi successivi. Si stima che entrambi i bombardamenti siano responsabili della morte di quasi 400 mila persone, migliaia subito o nelle settimane e mesi successivi; molte di più negli anni seguenti, per carcinoma tiroideo o leucemia.
Le conseguenze per i sopravvissuti
I due bombardamenti segnarono la fine del Giappone imperiale, che capitolò il 15 agosto 1945, aprendo la strada alla fine della Seconda guerra mondiale. Nel dopoguerra furono in molti a sostenere che l'ecatombe radioattiva abbia evitato la carneficina ancora più immane che sarebbe stata comportata da uno sbarco alleato in Giappone. Sono calcoli che significano ben poco per i sopravvissuti, molti dei quali hanno dovuto affrontare conseguenze fisiche e psicologiche pesantissime, oltre allo stigma di essere 'hibakusha', esposti a radiazioni e dunque oggetto di pregiudizi. Proprio gli 'hibakusha' sono però diventati la voce più importante che possa levarsi contro l'utilizzo di armi atomiche, e quelli ancora in vita sono stati incontrati da numerosi leader mondiali e hanno fatto così valere al massimo la loro forza simbolica. Nel 2019 papa Francesco incontrò numerosi sopravvissuti durante la visita apostolica a Hiroshima e Nagasaki, quando ricordò l'"inspiegabile orrore" subito dalle vittime degli attacchi. Tre anni prima Barack Obama era stato il primo presidente degli Stati Uniti in carica a visitare Hiroshima: non chiese scusa ma abbracciò i superstiti e lanciò un appello per un mondo senza bombe nucleari. Nel 2023 una delegazione di hibakusha incontrò poi i leader del G7, riuniti, sotto la presidenza giapponese, proprio nella città martire.