AGI - Essere Jennifer Lopez non garantisce privilegi quando si tratta di Chanel. La popstar americana si è vista negare ieri l'ingresso in una boutique della prestigiosa casa di moda francese a Istanbul, dove si stava concedendo un po' di shopping prima dell'attesissimo concerto di questa sera.
L'episodio all'Istinye Park
"Siamo pieni, purtroppo non posso farla entrare signora", si è sentita dire da un addetto alla sicurezza del negozio Chanel nel centro commerciale di lusso Istinye Park, nella parte europea della città. JLo non ha fatto una piega: "Ok, nessun problema", ha replicato. E ha continuato per circa 3 ore a girovagare nelle altre boutique spendendo, secondo i media turchi, diverse decine di migliaia di dollari.
Il concerto sold-out a Istanbul
Stasera la cantante sarà allo Yenikapi Festival Park per una tappa del suo tour mondiale, che ha fatto registrare il tutto esaurito. Per lei è stato allestito un palco speciale di 72 metri che ricorda i 7 colli su cui fu edificata Istanbul. Una produzione gigantesca, con 187 tecnici chiamati a piazzare un maxi schermo Led con una risoluzione di 20mila pixel, 800 luci e 184 speaker. Oltre 1.500 gli addetti alla sicurezza.
Quando una diva è snobbata come in "Pretty Woman"
In principio fu Vivian, la prostituta con il volto di Julia Roberts in 'Pretty Woman', rifiutata da un negozio di Rodeo Drive per la mise che ne rivelava il mestiere. Ma la commessa che la caccia non poteva sapere che la sconosciuta bellezza aveva le tasche piene dei dollari che le aveva dato il suo pigmalione, Edward-Richard Gere, perchè comprasse qualcosa di più consono da mettere per la serata. Eppure la stessa sorte è toccata a dive i cui volti, e conti in banca, sono o dovrebbero essere universalmente noti.
La disavventura capitata a Jennifer Lopez ha riportato alla memoria Vivian-Julia che però nel film si era ripresentata nel negozio per dire alla commessa: "Lei lavora a percentuale? Ha fatto un grosso errore. Enorme".
Ma, stando alla realtà, prima di JLo un episodio analogo era toccato a Oprah Winfrey, star della televisione americana, padrona di casa di uno show che ha avuto come ospiti molti dei grandi del mondo, patrimonio stimato sui 3 miliardi di dollari. Nel luglio del 2013 era a Zurigo per il matrimonio di Tina Turner e aveva deciso di fare un giro per negozi. Entrata in un lussuoso negozio di borse, aveva chiesto di vedere una Tom Ford in coccodrillo da 38.000 dollari. "No, non può vederla. E' troppo cara per lei, non può permettersela", le aveva risposto la commessa. Dopo tre tentativi, Winfrey aveva desistito: "In effetti non potrei", aveva replicato. Poco dopo aveva raccontato la storia e scatenato un pandemonio, con tanto di scuse del negozio.
E non era neppure la prima volta. Nel 2005, non le era stato permesso di entrare in una delle boutique Hermes di Parigi. Hermes si era dovuta cospargere il capo di cenere sostenendo che i dipendenti erano impegnati allestire un evento e per questo avevano bloccato gli accessi. Ma il sospetto è che in ognuno di questi casi il rifiuto sia dovuto a un particolare: il colore della pelle. Ambrato quello della portoricana JLo, decisamente scuro quello dell'afroamericana Oprah. La 'excusatio non petita' con cui i responsabili delle boutique che hanno maltrattato Winfrey hanno cercato di minimizzare l'accaduto dice molto: "Non si è trattato di razzismo", avevano assicurato sia il proprietario del Trois Pommes di Zurigo sia Hermes.