AGI - La Commissione europea ha per ora congelato contromisure per rispondere ai dazi americani per un valore di circa 91 miliardi di euro. Si tratta di due pacchetti, il primo - entrato in vigore e poi sospeso dopo la sospensione dei dazi americani, ad aprile - per un totale di 21 miliardi. Il secondo, proposto inizialmente per un totale di 99,4 miliardi ma limato dagli Stati fino a circa 70 miliardi, non è mai entrato in vigore. La sospensione del pacchetto da 21 miliardi scadrà lunedì, i Ventisette sono chiamati a decidere se prorogarla o se mettere in atto le contromisure, dichiarando guerra - commercialmente parlando - al presidente americano, Donald Trump.
Il pacchetto da 21 miliardi di euro era stato composto in risposta alla prima iniziativa americana di colpire l'acciaio e l'alluminio europeo con dazi al 25% (nel frattempo portati al 50%). Oltre a 'scongelare' le tariffe che erano bloccate in un precedente accordo Ue-Usa per un valore di circa 4,5 miliardi di euro, mette sul tavolo una nuova lista di prodotti americani da colpire. La lista punta a settori ad alta valenza simbolica e politica per l'economia statunitense.
Secondo Bruxelles, l'approccio adottato è "intelligente": colpire dove fa male agli Stati Uniti, ma limitando al minimo i danni per l'industria europea.
I prodotti nel mirino
Tra i prodotti inclusi nell'elenco: la soia, proveniente in particolare da Stati come la Louisiana, feudo dello speaker di altri Paesi; carne bovina e pollame, settori chiave per Stati a maggioranza repubblicana come il Nebraska e il Kansas; prodotti industriali, come forni, stufe, congelatori, tosaerba, tutti beni per i quali l'Ue ritiene di avere alternative interne.
Le iconiche Harley-Davidson, già bersaglio di precedenti contromisure europee, e per cui Bruxelles incoraggio le alternative made in Europe. E ancora: prodotti in legno, fondamentali per l'economia di Stati come Georgia, Virginia e Alabama, e ritenuti input strategici per il settore manifatturiero Usa. Poi ci sono i marchi sportivi, dai jeans alle sneakers.
Il secondo pacchetto era stato pensato per un totale di 100 miliardi di euro (95 miliardi di tariffe su prodotti in arrivo dagli Usa e 4,4 miliardi di restrizioni all'export di prodotti europei verso gli Usa).
Dei 95 miliardi, 6,4 miliardi provengono dal settore agroalimentare, con frutta secca, verdura, prodotti trasformati, vino, birra e superalcolici ma anche carni e animali vivi (dal foie gras alle frattaglie); succhi di frutta e sciroppi; 500 milioni sono prodotti della pesca e dell'acquacoltura (dal salmone affumicato all'aragosta, passando per una lunga lista di crostacei); tutto il resto cioè oltre 88 miliardi di euro riguarda prodotti industriali.
Dentro questo blocco industriale, i big sono: 10,5 miliardi di euro in aerei (tra cui Boeing); 10,3 miliardi in componenti per autoveicoli; 2 miliardi in veicoli finiti; 12,9 miliardi in chimica e plastica; 7,2 miliardi in apparecchiature elettroniche, che includono display, radar, videocamere, microfoni e altri dispositivi; circa 10 miliardi in prodotti sanitari non farmaceutici, come dispositivi monouso (per esempio siringhe), considerati sostituibili da altre fonti; quasi 12 miliardi in macchinari, che vanno da quelli agricoli a quelli per la lavorazione di metalli, pietra e materiali da costruzione.
Le restrizioni riguarderanno invece alcune esportazioni chiave, come: rottami e scarti di acciaio e alluminio, oggi non coperti dai dazi americani ma considerati strategici per l'industria europea e composti chimici utilizzati nella trasformazione alimentare. Sono esclusi dalla lista i prodotti farmaceutici, i semiconduttori; e le materie prime strategiche non coperte da misure Usa, come rame, legname e materie prime critiche.