AGI - Lo stadio è gremito, la banda suona antiche marce ottomane, l’aria è tesa, il chiacchiericcio degli spalti è interrotto da esclamazioni di sorpresa, stupore ed esplosioni di tifo vero e proprio. Al centro dello stadio i corpi di due uomini in lotta brillano sotto un sole cocente. Il borbottio dovuto allo sforzo, il bagliore dei muscoli amplificato dall’olio sulla pelle nuda. Spinte, pressioni, leve, tentativi di prese nei pesanti pantaloni di pelle di vitello si susseguono, rese quasi impossibili dall’olio di girasole sui corpi muscolosi. Una successione interrotta solo dal movimento vincente. La tensione sale, la gente balza in piedi, applausi, urla. Uno dei lottatori è schiena a terra, superfluo guardare l’arbitro che decreta la fine della contesa. In ballo non solo la partita, ma anche l’onore e l’ammirazione di un Paese intero.
Una tradizione secolare
Questa l’atmosfera della 'Yagli Gures', la 'lotta con l’olio', una delle competizioni sportive più antiche al mondo, una variante della lotta greco-romana praticata in Turchia e in passato in alcune zone dei Balcani e dell’Iran il cui festival è terminato ieri con la finale del torneo nella città di Kirkpinar, vicino a Edirne.
La città turca al confine con la Grecia è stata capitale dell’Impero Ottomano fino al quindicesimo secolo e ospita da ben 664 anni il più importante torneo di lotta con l’olio, uno dei più antichi al mondo.
Il rito dell’olio e le sue difficoltà
La variante rispetto alla greco-romana consiste appunto nella ingente quantità di olio di girasole con cui i 'pehlivan', i lottatori, hanno cosparso il proprio corpo. Versato da brocche di rame, l’olio agisce da scudo invisibile con cui difendersi dai tentativi di presa dell’avversario. Olio che però finisce inevitabilmente per aumentare il peso degli spessi pantaloni di pelle (kispet), la sensazione di una calura già soffocante e rischia di finire negli occhi dello stesso atleta, cui è concesso chiedere all’arbitro un fazzoletto per pulirsi solo due volte durante l’incontro.
Un evento nazionale e internazionale
Quello della lotta con l’olio è un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati della Turchia e non solo. Una tradizione originata dalla lotta greco-romana nell’ottavo secolo a.C., poi passata agli ottomani che la utilizzavano per tenersi in allenamento e prepararsi alla battaglia. Qui nasce la variante dell’olio, le cui lotte sono poi diventate una sorta di tributo ai sultani, una forma di intrattenimento quando questi ultimi visitavano le truppe al fronte e giunta ai giorni nostri come un evento che si è guadagnato la protezione dell’Unesco.
La competizione e i suoi protagonisti
"In Turchia ci sono circa 100 tornei di lotta con l’olio, ma questa di Edirne è un po’ come se fosse la Champions League", racconta Yusuf Kapli, che ha preso parte a ben 15 edizioni di questa competizione. Yusuf in attesa di tornare sul prato di Edirne allena ragazzini che sognano già di diventare 'bas pehlivan', 'il primo lottatore' e guardano sin da piccoli con ammirazione le statue delle leggende di questo sport nel cortile dello stadio.
"Ci sono 14 categorie, si inizia a 10 anni e si viene inseriti in base a età e peso. Da quest’anno sono state inserite delle gare eliminatorie. Qui a Edirne i lottatori sono in tutto circa 900 e il sogno è quello del titolo nella categoria madre, la più alta", spiega Kapli all’Agi. "A seconda delle categorie le gare durano tra i 5 e i 30 minuti. Se uno dei due non finisce schiena a terra si va ai punti".
Tra sport, festa e tradizione
Nei primi giorni di competizione, fino alle semifinali delle varie categorie, più combattimenti vanno in scena senza sosta in contemporanea sul prato dello stadio. Lo stadio è gremito, ma composto. Tantissime le famiglie e i bambini presenti. Si mangia e si beve, ma non alcolici. Fuori dallo stadio una vera e propria fiera, con tanto di musiche tradizionali, va avanti in un’aria di festa. Vengono servite le polpette di carne (kofte) e il fegato con peperoni fritti tipici di Edirne.
La finale tra titani
I lottatori dopo il combattimento camminano vicino agli spettatori, ad attirare gli sguardi ammirati sui 90 chili di muscoli di Yusuf Can Zeybek, il favorito, reduce da due vittorie consecutive; Feyzullah Akturk, campione del mondo nel 2023 e più volte campione d’Europa e Orhan Okulu già vincitore in passato, capace di snervare gli avversari con tecniche ai limiti del regolamento per poi 'schienarli' con una rapidità felina.
È il primo ad avere tutta la pressione su di sé. Se Zeybek dovesse trionfare per la terza volta consecutiva avrebbe diritto alla 'cintura d’oro perenne'. Un posto nella storia della Turchia, un onore che in pochi sono riusciti a conquistare.
Onore, rispetto e fair play
"Non c’è solo la forza, strategia o la tecnica: il rispetto e il fair play sono fondamentali. Questo è lo sport dei nostri padri, lo sport nazionale turco, nessuno può permettersi di disonorarlo. Una sconfitta onorevole è più importante di una vittoria macchiata da un atteggiamento sbagliato", spiega Yusuf Kapli. E ha ragione: oltre a un pubblico rispettoso sono proprio i vincitori i primi ad abbracciare e consolare gli sconfitti, montagne di muscoli ridotte in lacrime dalla delusione.
Il duello decisivo
La folla ha un sussulto di delusione e stupore quando il favorito Zeybek viene eliminato. La finale, lo scontro tra titani, è tra Okulu e Akturk. Entrambi provenienti dalla provincia di Antalya i due giganti sono i rappresentanti di una tradizione che in quell'area della Turchia è stata mantenuta in vita dalle popolazioni nomadi. Ancora oggi sono i lottatori della scuola di Antalya quelli da battere. Un silenzio solenne precede la finale, i tamburi tacciono perchè giunge la notizia che un gruppo di militari è morto nel Kurdistan iracheno. Viene eseguito l'inno nazionale. I due giganti cosparsi di olio eseguono il rito del peshrev, una camminata ritmata con cui si schiaffeggiano le cosce con movimenti militari per salutare il pubblico. Torso e spalle cosparsi d'olio brillano alla luce del sole e la finale ha finalmente inizio.
Okulu, più anziano di 10 anni, sottopone l'avversario a una pressione costante, cercando la presa ripetutamente dal collo e dalla testa. Il suono delle manate echeggia nello stadio in silenzio. La ricerca della presa da parte di Okulu diventa schiaffi cui Akturk risponde senza farsi pregare, creando sussulti e urla tra la folla. Tra i due, oltre all'età', c'è una differenza: Okulu è un lottatore esperto, maestro della lotta con l'olio, l'altro un agonista che partecipa e vince competizioni internazionali. Il primo vuole il ko, a costo di giocare sul limite del regolamento. Il secondo punta ad allungare la contesa e vincere ai punti.
La pressione costante premia Okulu, che trova una presa dai pesanti pantaloni di pelle e ribalta l'avversario mettendo fine alla lotta nello stupore generale. Basta una frazione di secondo ed è finita. Alcuni esultano, altri protestano, ma l'atmosfera rimane quella di una festa anche dopo l'incontro. Una festa che va avanti da 664 anni e racconta la Turchia più autentica.