AGI - Nel giugno del 1969, in un bar del Greenwich Village a New York, scattò la scintilla che avrebbe acceso un movimento globale. Quella notte, quando la polizia fece irruzione allo Stonewall Inn, locale frequentato dalla comunità gay, nessuno si aspettava che sarebbe cambiata la storia. Ma accadde: clienti e attivisti si ribellarono, e per giorni si susseguirono proteste e scontri. Erano i moti di Stonewall, considerati il punto di partenza del movimento moderno per i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, trans e queer.
Un anno dopo, nel giugno 1970, a New York si tenne la prima parata del Christopher Street Liberation Day. Nasceva così il Pride, che da allora si è diffuso in tutto il mondo come momento di visibilità, lotta e affermazione. Anche in Italia il percorso del Pride è stato tutt'altro che semplice. Il primo corteo ufficiale si tenne a Roma nel 1994, ma già nel 1972 un gruppo di attivisti aveva protestato a Sanremo contro un convegno che definiva l’omosessualità una malattia. Nel 2000, ancora a Roma e proprio in coincidenza con il Giubileo, si svolse il primo World Pride, evento mondiale che segnò una svolta nella visibilità pubblica delle rivendicazioni Lgbtq in Italia.
Inizialmente concepito come Europride, si estese a livello mondiale per la sua rilevanza durante l'anno giubilare. Parteciparono tra le 300.000 e le 500.000 persone. Da allora, i Pride si sono moltiplicati: da Milano a Napoli, da Bologna a Palermo, migliaia di persone ogni anno scendono in piazza per chiedere diritti e contrastare le discriminazioni. In molti Paesi del mondo, l’omosessualità è ancora un reato; in altri esistono vuoti legislativi e resistenze culturali e per questo il Pride vuole essere non solo una festa, ma protesta e speranza e un'occasione per celebrare la memoria: delle vittime della violenza, dell'Aids, dell'emarginazione, ma anche delle conquiste ottenute.
Anche se giugno è tradizionalmente il Pride Month, le iniziative si distribuiscono lungo l'intero anno. Oltre ai cortei, ci sono conferenze, mostre, momenti culturali e azioni nelle scuole. L'Ungheria è uno dei Paesi europei in cui i diritti delle persone Lgbt sono oggi più discussi e, in certi casi, messi in discussione. Per questo il Budapest Pride continua a essere uno degli eventi di riferimento per la comunità nell'Europa centro-orientale. La prima marcia dell'orgoglio gay in Ungheria si è tenuta a Budapest nel 1997, diventando una delle prime manifestazioni di questo tipo nell'Europa post-comunista.
Il contesto sociale era ancora segnato da forti pregiudizi e retaggi culturali conservatori, ma l'evento si svolse pacificamente e senza incidenti, anche se con una partecipazione relativamente contenuta. Nei primi anni, il Pride si tenne principalmente al chiuso, sotto forma di festival culturale con proiezioni, dibattiti e spettacoli. Solo gradualmente la comunità iniziò a spostarsi negli spazi pubblici, rivendicando il diritto a essere visibile nelle piazze e nelle strade della capitale.
Dagli anni 2000 in poi, il Pride di Budapest ha iniziato a essere regolarmente osteggiato da gruppi di estrema destra, con episodi di violenza fisica e verbale, lancio di oggetti e proteste organizzate. In particolare, nel 2007 e 2008 si registrarono scontri violenti, con attacchi a partecipanti e tentativi di bloccare il corteo. Le autorità, in più occasioni, si sono mostrate ambigue: a volte difendendo il diritto a manifestare, altre volte cercando di limitarlo con giustificazioni legate alla sicurezza pubblica.
In alcuni casi, il percorso della parata è stato vietato o ridotto drasticamente, alimentando il dibattito sui limiti alla libertà di espressione in Ungheria. Nonostante le tensioni, il Budapest Pride si è consolidato negli anni come il più importante evento Lgtb del Paese, accompagnato da un'intera settimana (oggi estesa a un mese) di eventi culturali e sociali. Le organizzazioni promotrici hanno lavorato per rafforzare la rete con la società civile, includendo attivisti, artisti, intellettuali e persino imprese che sostengono la diversità. Nel 2012, per la prima volta, alcune ambasciate straniere parteciparono ufficialmente alla marcia.
Dal 2010, con il ritorno al potere del partito conservatore Fidesz guidato da Viktor Orban, il clima politico è cambiato drasticamente. La retorica ufficiale ha spesso dipinto le rivendicazioni Lgbt come una minaccia ai "valori tradizionali" ungheresi. Nel 2021, il Parlamento ha approvato una legge che vieta la "promozione dell'omosessualità" ai minori, paragonata da molti osservatori internazionali alla famigerata legge russa del 2013. Questa norma ha limitato la possibilità di parlare apertamente di orientamento sessuale e identità di genere in contesti educativi, pubblicitari e mediatici. In questo contesto, il Budapest Pride è diventato ancora più politico: un momento di sfida e denuncia contro una progressiva erosione dei diritti civili.