AGI - C'è una svolta nel caso della morte del ricercatore italiano Alessandro Coatti in Colombia. Una nota della Procura di Roma fa sapere che sono stati eseguiti in Colombia provvedimenti restrittivi, emessi dal Dipartimento di Magdalena, nei confronti di quattro cittadini colombiani ritenuti responsabili dell'omicidio commesso, il 6 aprile 2025, a Santa Marta.
Le braccia e la testa dell'italiano erano state trovate in una valigia a Villa Betel, il torso in un sacco di plastica gettato nelle acque del fiume Manzanares. Il ricercatore era arrivato a Santa Marta il 3 aprile e alloggiava in un ostello nel centro storico.
Nel comunicato della procura, in cui si da' nota dei quattro arresti per l'omicidio di Alessandro Coatti, si afferma che i magistrati riguardo al "relativo procedimento" hanno sviluppato "le indagini in ambito nazionale, attraverso diversificati e complessi accertamenti svolti dai carabinieri del Ros con grande puntualità ed efficacia".
Le investigazioni "svolte in sinergia con la procura Sezionale del Dipartimento di Magdalena nell'ambito di attività rogatoriale - prosegue la nota -, con gli apparati di polizia colombiani e con il costante supporto del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia e dell'Ambasciata d'Italia a Bogota', sono state caratterizzate, oltre che dalla escussione di persone informate sui fatti, da accurati accertamenti tecnici su oggetti e dispositivi elettronici appartenuti alla vittima. Proprio gli approfondimenti sugli apparati informatici hanno permesso di fare luce sugli ultimi giorni di vita di Coatti, in particolare sugli spostamenti nella città di Santa Marta (Colombia), nonché di contribuire alla definizione delle fasi del delitto e alla acquisizione di elementi utili alla identificazione degli autori". Particolarmente "significativa l'indicata cooperazione giudiziaria e di polizia che si è sviluppata con le Autorità colombiane, che hanno condotto indagini sin da subito e senza sosta in molteplici direzioni fino a individuare i responsabili. In tale contesto si è collocato il proficuo scambio delle evidenze raccolte, con la conseguente ricostruzione della vicenda e del suo drammatico epilogo", conclude la procura di Roma.
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