AGI - Anche se Israele non ha ufficialmente dichiarato il cambio di regime in Iran come obiettivo del suo attacco, recenti azioni e dichiarazioni della sua leadership suggeriscono che consideri questo scenario un esito auspicabile. Sono tante le ipotesi che si rincorrono sul possibile post-Khamenei, tra cui addirittura un ritorno dello scià.
O meglio, di suoi figlio maggiore Reza Pahlavi, che vive da decenni in esilio negli Stati Uniti. Pahlavi, 64 anni, è una figura controversa: oppositore fin da subito della Repubblica islamica, è amato da quella fetta di iraniani - in patria come nella diaspora - che ha vissuto l'era Pahlavi come un periodo di progresso e stabilità, interrotto dalla Rivoluzione khomeinista del 1979, e che vede in lui un simbolo di unità nazionale e una potenziale alternativa al regime degli ayatollah.
Allo stesso tempo, è fortemente inviso da una fetta importante della società iraniana - soprattutto le giovani generazioni - che vede con sospetto il suo nazionalismo, i suoi rapporti con Israele e che considererebbe un suo eventuale rientro in patria come un'operazione imposta dall'esterno per creare un governo "fantoccio".
Figlio primogenito di Farah Diba e di Mohamed Reza Pahlavi, lo scià di Persia detronizzato dalla Rivoluzione khomeinista, Reza ha rilasciato diverse dichiarazioni e interviste dopo l'inizio dei bombardamenti israeliani sull'Iran, lo scorso 13 giugno. Senza mai condannare l'intervento di Israele - con cui vorrebbe ripristinare i buoni rapporti che esistevano sotto il suo defunto padre - Pahlavi si è detto certo che la Repubblica islamica sia "sull'orlo del collasso" e che Khamenei si nasconda come un "topo spaventato".
Pahlavi ha fatto appello al personale militare e di sicurezza in Iran affinché abbandonasse il regime e ha esortato i civili a "scendere in piazza" per rovesciare l'establishment clericale. "Ciò che è iniziato è irreversibile. Il futuro è luminoso e insieme affronteremo questa brusca svolta storica", ha dichiarato Pahlavi. Negli ultimi anni, l'ex principe ereditario ha cercato di presentarsi come l'unico candidato valido per guidare una transizione dalla Repubblica islamica.
Ma per molti iraniani, Reza non è altro che uno straniero che non conosce il Paese e non padroneggia neppure il farsi. I recenti commenti di Pahlavi hanno suscitato l'ira di molti iraniani, compresi i detrattori della Repubblica Islamica. Alireza Nader, commentatore iraniano-americano residente negli Stati Uniti ed ex analista della Foundation for the Defense of Democracy, ha attaccato duramente Pahlavi per essersi apparentemente dipinto come il leader dell'opposizione.
"Nessuno ti ha eletto a nulla", ha scritto su X. Sebbene Israele incoraggi il dissenso tra i cittadini iraniani, gli esperti giudicano improbabile che un cambio di regime con le bombe è difficile si materializzi e avvertono che uno scenari del genere potrebbe portare instabilità.