AGI - L’aggressione russa “non riguarda chilometri quadrati di terra da annettere, ma mira a cancellare l’identità culturale” dell’Ucraina. Lo afferma in un’intervista all’agenzia Efe la viceministra ucraina della Cultura, Galyna Grygorenko, che denuncia come la cultura sia una delle principali vittime del conflitto.
“La cultura è spesso vittima delle guerre, ma in questo caso è il motivo stesso del conflitto, ed è esattamente ciò che stiamo proteggendo”, spiega Grygorenko, sottolineando che fin dall’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022 il governo ucraino ha sostenuto musei, biblioteche, centri culturali e teatri con fondi pubblici, sovvenzioni statali e misure di sicurezza “per permettere loro di continuare a funzionare” anche durante la guerra.
“È tutto molto chiaro: questa guerra non riguarda la conquista territoriale, ma l’identità culturale. La Russia sta cercando di cancellarla”, ribadisce la viceministra, intervistata nei Paesi Bassi, dove si è recata per l’inaugurazione della mostra “Antichi Maestri di Kiev” al Museo Bredius dell’Aia.
La mostra espone 14 dipinti del Museo Janenko di Kiev, in dialogo con 12 opere della collezione del museo olandese, fondato da Abraham Bredius, noto storico dell’arte e collezionista che nel 1897 viaggiò nell’Europa dell’Est alla ricerca di dipinti sconosciuti di Rembrandt in occasione della coronazione della regina Guglielmina, e conobbe i collezionisti ucraini Bohdan e Varvara Janenko. Bredius fu anche direttore del celebre museo Mauritshuis.
Un enorme patrimonio portato in salvo
La situazione delle collezioni permanenti, però, resta critica: “Molte opere sono state evacuate dall’est dell’Ucraina verso l’ovest, più lontano dal fronte. Sono circa 630.000 oggetti museali spostati: si tratta del movimento più imponente di collezioni d’arte dalla Seconda guerra mondiale. Ma, con il fronte in continuo mutamento, dobbiamo continuare a spostare e mettere in sicurezza le opere. Cerchiamo di tenerle in Ucraina, ma mancano gli spazi adeguati”, spiega Grygorenko.
La conservazione di questi beni richiede ambienti controllati per temperatura, umidità e luce. Le autorità ucraine stanno anche creando copie digitali e archivi ufficiali per dimostrare la provenienza in caso di furti e occupazioni da parte delle forze russe.
Anche la collezione Janenko subì saccheggi durante la Seconda guerra mondiale: tra il 1941 e il 1943, le truppe tedesche occuparono Kiev e trafugarono una parte delle opere, molte delle quali risultano tuttora scomparse. Con l’invasione russa, il Museo Janenko è stato svuotato e le opere sono state trasferite in luogo sicuro.
“Parte della protezione del patrimonio consiste anche nell’esporlo all’estero. Non possiamo trasportare tutto, ma facciamo il possibile. Questa mostra ne è un esempio: vogliamo mostrare la cultura ucraina e promuovere la cooperazione reciproca”, afferma la viceministra. “La cultura non è decorazione, è umanità. È la nostra vita, è l’espressione delle nostre speranze per un futuro migliore. E con questo spirito lavoriamo per proteggerla”.
Cosa si fa oggi (nonostante le bombe)
Nonostante la guerra, la vita culturale continua. A Kharkiv, città a pochi chilometri dal confine russo, gli eventi culturali si svolgono nei sotterranei o in luoghi adattati come rifugi antiaerei. Il teatro dell’Opera ha riconvertito una sala sicura da 400 posti per continuare gli spettacoli, rispetto ai consueti 1.700. Dall’inizio dell’invasione, sono state create più di 100 nuove opere teatrali in città come Leopoli, Kiev e Odessa, e aperte una decina di nuove librerie solo nella capitale.
“La popolazione ucraina desidera cultura, non solo come simbolo di resistenza, ma anche come segno che la vita continua, che non ci siamo fermati. La cultura è simbolo della continuità della vita”, sottolinea Grygorenko. Aggiunge anche che è necessario sostenere chi lavora nel settore culturale, “per evitare che sia costretto a cambiare mestiere”.
Una conferenza sul tema, a Roma
Il governo ucraino lancerà a luglio, durante una conferenza internazionale a Roma, la Fondazione per il Patrimonio Culturale dell’Ucraina, con l’obiettivo di unire gli sforzi internazionali per proteggere, restaurare e ricostruire i beni culturali una volta terminato il conflitto. Molti oggetti culturali si trovano ancora nei territori occupati, e il loro stato è perlopiù sconosciuto.
Lo scorso febbraio, i ministri della Cultura dell’Unione europea hanno ribadito l’urgenza di preservare il patrimonio ucraino, combattere il traffico illecito di beni culturali e imporre sanzioni contro i responsabili del saccheggio. Secondo i dati delle amministrazioni regionali ucraine, oltre 2.185 infrastrutture culturali sono state danneggiate o distrutte dall’inizio della guerra, 476 delle quali confermate dall’Unesco.