AGI - Mentre si attende la possibile decisione degli Stati Uniti di unirsi all'offensiva israeliana contro l'Iran, gli occhi sono puntati su Fordow, uno dei due principali siti di arricchimento dell'uranio della Repubblica islamica e sicuramente quello più impenetrabili. È questo obiettivo più ambito di Israele e a questo sembra riferirsi il presidente Usa, quando parla di "real end" soluzione definitiva: Teheran deve rinunciare allo sviluppo del nucleare per scopi militari, in modo volontario con un negoziato o con i bombardamenti contro i siti che arricchiscono l'uranio.
A differenza dei siti di Natanz e Isfahan nell'Iran centrale, Fordow - 20 chilometri a nord-est di Qom, la città santa sciita e "capitale spirituale" dell'Iran - sepolto a una profondità notevole, stimata tra gli 80 e 90 metri sotto una montagna - fuori dalla portata delle bombe israeliane. Si ritiene che solo gli Stati Uniti siano in possesso di una bomba sufficientemente potente - la GBU 57/B Massive Ordnance Penetrator - da poter potenzialmente distruggere Fordow, stimato a 80-90 metri sotto una montagna. L'unico aereo certificato per trasportare l'arma da 6 metri è il B-2.
L'Iran ha iniziato a costruire l'impianto di Fordow dopo aver annunciato ufficialmente la chiusura del suo programma nucleare militare. La Repubblica islamica ne ha riconosciuto l'esistenza solo nel settembre 2009, dopo che Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno diffuso informazioni di intelligence. All'epoca, persino Russia e Cina, che probabilmente stavano aiutando Teheran a sviluppare il suo programma nucleare, condannarono la costruzione dell'impianto fatta in segreto dall'Iran. Situato sul territorio di una base militare del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione (Irgc), Fordow è entrato in funzione alla fine del 2011: si tratta di un sito per l'arricchimento dell'uranio ad alti livelli, capace di ospitare circa 3.000 centrifughe.
Nel 2015, nell'ambito dell'accordo sul nucleare (Jcpoa), l'Iran accettò di interrompere l'arricchimento dell'uranio a Fordow e di convertire l'impianto in un centro di ricerca. Quando nel 2018, nel suo primo mandato presidenziale, Donald Trump ha ritirato in modo unilaterale gli Usa dal Jcpoa, l'Iran ha ripreso le attività di arricchimento a Fordow. Nel 2019, Teheran ha annunciato che avrebbe arricchito l'uranio al 5% e poi al 20%.
Nel 2023, l'Aiea ha rilevato la presenza di uranio arricchito all'83,7%, un livello vicino a quello necessario per costruire armi nucleari (90%). Allora, le autorita' iraniane hanno parlato di "fluttuazioni involontarie" dei livelli di arricchimento. Gli impianti di arricchimento dell'uranio di Natanz e Fordow sono simboli di due fasi del programma nucleare iraniano. Se Natanz è volto all'arricchimento di massa a basso livello dell'uranio, Fordow garantisce la sopravvivenza sotto pressione e la possibilità di una "svolta" verso le armi nucleari. Fordow non è solo un impianto, ma una dichiarazione politica e strategica di Teheran, ha scritto di recente il Financial Times.
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