AGI - Hamas ha consegnato l'ostaggio americano-israeliano Edan Alexander alla Croce Rossa. Lo riferisce la stampa israelianae la notizia è stata confermata dall'esercito. In precedenza Hamas aveva annunciato l'imminente liberazione di Alexander in seguito a "importanti colloqui" con gli Stati Uniti, ai quali il movimenti islamista "ha risposto positivamente e con grande flessibilità", riferisce il Times of Israel.
Secondo la sua prima testimonianza, riporta la tv pubblica israeliana Kan, l'ostaggio liberato Edan Alexander ha subito gravi torture ed è stato tenuto ammanettato in una gabbia per un lungo periodo di tempo. Alexander, rapito il 7 ottobre 2023, sarebbe stato interrogato per settimane e trattenuto in un tunnel di Hamas nella Striscia di Gaza meridionale insieme ad altri ostaggi.
Hamas ha sottolineato la sua disponibilità ad avviare immediatamente negoziati volti a raggiungere un accordo globale per un cessate il fuoco permanente, il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza, la revoca del blocco su Gaza, il rilascio degli ostaggi rimasti in cambio dei prigionieri di sicurezza palestinesi e la ricostruzione della Striscia di Gaza.
Alexander è l'ultimo ostaggio americano ancora in vita dei 21 che si ritiene siano sopravvissuti dopo oltre 19 mesi di prigionia. Le condizioni di altri tre rapiti non sono certe mentre i restanti 35 sono morti. Tra questi ultimi, ci sono anche quattro americani di cui l'inviato Usa per gli ostaggi, Adam Boehler ha chiesto la restituzione.
Alexander è anche il primo soldato israeliano rapito il 7 ottobre 2023 a essere liberato. Cittadino con doppia cittadinanza israeliana e americana, cresciuto nel New Jersey, al momento dell'attacco del gruppo militante palestinese (ventenne) prestava servizio nella Brigata Golani in una base vicino alla comunità di Nirim, al confine con Gaza.
Il 7 ottobre, Hamas ha preso in ostaggio 19 soldati uomini - non tutti in servizio - e sette soldatesse. Queste ultime sono tornate tutte in Israele: cinque sono state rilasciate in seguito a un accordo, una è stata tratta in salvo e il corpo di un'altra è stato recuperato dalle truppe. Attualmente, il gruppo palestinese detiene 14 soldati israeliani uomini, otto dei quali sono stati dichiarati morti, tra cui il corpo di Hadar Goldin, ucciso nel 2014.
La risposta del premier israeliano
L'annuncio di Hamas è un duro colpo per Benjamin Netanyahu, la cui decisione di continuare la guerra ha suscitato forti polemiche nel Paese, tra i timori per la sorte degli ostaggi e le critiche per una mossa denunciata come politicamente motivata.
Il primo ministro ha dichiarato che il rilascio di un ostaggio israeliano-americano non porterà a un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza né al rilascio dei prigionieri palestinesi. In una dichiarazione del suo ufficio, Netanyahu, al contrario, ha ribadito che i negoziati per un possibile accordo che garantisca il rilascio di tutti gli ostaggi a Gaza saranno condotti "sotto il fuoco" e che il suo Paese sta preparando "un'intensificazione dei combattimenti".
L'opposizione ha immediatamente puntato il dito contro il capo di governo: Benny Gantz ha ricordato che "tutti i 59 rapiti sono cittadini israeliani e la responsabilità di restituirli è nostra. È giunto il momento che il primo ministro si assuma questa responsabilità". Per Yair Lapid, "i contatti diretti tra Hamas e Usa rappresentano un vergognoso fallimento diplomatico del governo israeliano e del suo leader".
Hamas, da parte sua, si è detto "disponibile ad avviare immediatamente intensi negoziati e a compiere seri sforzi per raggiungere un accordo definitivo per mettere fine alla guerra" e "gestire la Striscia di Gaza tramite un organismo indipendente e professionale".
Si sono fatti sentire anche i mediatori: Egitto e Qatar, in una nota congiunta, hanno elogiato l'annuncio del gruppo militante palestinese, definendolo un "passo che dimostra buona volontà" e che "incoraggia le parti a tornare al tavolo dei negoziati". Un appello in questo senso è stato lanciato dal Forum dei familiari degli ostaggi che ha accolto la notizia sottolineando che "è il momento di una svolta nei negoziati". "La responsabilità ricade sul governo israeliano - ha aggiunto - nessuno deve essere lasciato indietro".
Secondo media come Axios e Haaretz, la Casa Bianca sta compiendo enormi sforzi per portare a una svolta nei negoziati prima del viaggio di Trump. Israele ha fissato la fine del tour mediorientale del presidente la prossima settimana come scadenza per raggiungere un nuovo accordo oppure ha minacciato di condurre una massiccia operazione per occupare l'enclave palestinese, sfollandone la popolazione.