AGI - Dopo circa quattro ore, si è concluso il secondo round di colloqui a Roma tra Iran e Usa sul programma nucleare di Teheran. I colloqui si sono svolti in un'"atmosfera e con un clima costruttivo". Lo riferiscono diversi media iraniani. Le parti torneranno a confrontarsi sabato prossimo, 26 aprile, in Oman, ma "le discussioni tecniche inizieranno mercoledì 23". Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi - che nel vertice con l'inviato statunitense per il Medio Oriente Steve Witkoff ha beneficiato della mediazione dell'Oman, come nei precedenti colloqui svoltisi a Muscat - ha dichiarato che i negoziati stanno "andando avanti" dopo un incontro positivo. "E' stato un buon incontro e posso dire che i negoziati stanno andando avanti. Questa volta siamo riusciti a raggiungere una migliore comprensione su una serie di principi e obiettivi", ha detto alla tv di Stato il capo della diplomazia di Teheran.
"L'Iran è qui per raggiungere un accordo equilibrato, non per arrendersi", ha affermato su X prima del vertice Ali Shamkhani, alto consigliere della Guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, per sottolineare che la delegazione iraniana attualmente impegnata nei negoziati sul nucleare ha "la piena autorità per raggiungere un accordo globale".
Tra gli obiettivi indicati, un'intesa seria e garantita, "la revoca delle sanzioni, non il modello Libia/Emirati Arabi Uniti" invocato da Israele. Teheran punta a "evitare le minacce, contenere gli aggressori (come Israele) e facilitare gli investimenti". "Non ci sarà alcun accordo con l'America finché non cesseranno le minacce e Israele non verrà frenato", ha sottolineato Shamkhani secondo quanto riferito da al-Arabiya.
Quello di Roma è il secondo incontro da quando gli Stati Uniti si sono ritirati, nel 2018, sotto la prima presidenza di Donald Trump, dall'accordo internazionale che regola il programma nucleare iraniano, in cambio della revoca delle sanzioni imposte all'Iran. Dal suo ritorno alla Casa Bianca a gennaio, Trump ha rilanciato la sua politica di "massima pressione" contro l'Iran, con il quale gli Stati Uniti non intrattengono relazioni diplomatiche dal 1980. A marzo ha invitato la Repubblica islamica dell'Iran, grande nemica degli Stati Uniti, a negoziare un nuovo accordo, minacciando di bombardarla se la diplomazia avesse fallito. Tuttavia, giovedì Trump ha dichiarato di non avere "alcuna fretta" di ricorrere all'opzione militare. "Penso che l'Iran voglia parlare".
Alla vigilia dei colloqui di Roma, Araghchi ha espresso i suoi "seri dubbi" sulle intenzioni degli Stati Uniti. Ma "parteciperemo comunque ai negoziati di sabato". Pur accogliendo con favore i colloqui, la Guida suprema dell'Iran, l'Ayatollah Ali Khamenei, ha espresso scetticismo circa il loro esito. E per almeno 72 ore l'Italia, Roma in particolare, si trova a rappresentare il principale crocevia di alcune delle più importanti dinamiche geopolitiche attuali.