AGI - Il ministro della Cultura di Israele, Miki Zohar, denuncia la vittoria agli Oscar del documentario palestinese-israeliano "No Other Land" perché "distorce l'immagine di Israele nel mondo".
Il duro 'J'accuse' di Zohar è arrivato con un messaggio su X, a poche ore dal trionfo a Los Angeles del film che documenta le demolizioni effettuate da Israele nel villaggio palestinese di Masafer Yatta, in Cisgiordania.
The Oscar win for the film "No Other Land" is a sad moment for the world of cinema. Instead of presenting the complexity of Israeli reality, the filmmakers chose to amplify narratives that distort Israel’s image vis-à-vis international audiences. Freedom of expression is an…
— Miki Zohar מיקי זוהר (@zoharm7) March 3, 2025
"La vittoria dell'Oscar per il film 'No Other Land' è un momento triste per il mondo del cinema - invece di presentare la complessità della nostra realtà, i registi hanno scelto di dare eco a narrazioni che distorcono l'immagine di Israele nel mondo", ha scritto Zohar su X. "La libertà di espressione è un valore importante, ma trasformare la calunnia di Israele in uno strumento di promozione internazionale non è creatività - è sabotaggio dello Stato di Israele, e dopo il massacro del 7 ottobre e la guerra in corso, fa doppiamente male", ha sottolineato il ministro israeliano.
Zohar afferma che la vittoria dimostra la necessità di una legislazione "per garantire che le risorse pubbliche siano dirette a opere che parlano al pubblico israeliano, e non a un'industria che fa carriera diffamando il Paese nei festival stranieri".
Zohar ha inoltre sostenuto la necessità di una riforma per spingere i fondi governativi verso film a scopo commerciale piuttosto che verso film artistici e documentari che fanno luce sulla periferia e sulle minoranze israeliane, concedendo quindi maggiori finanziamenti ai film basati sul numero di spettatori e sulle vendite dei biglietti. La sua proposta è vista dai professionisti del cinema come uno sforzo del governo di destra israeliano per mettere a tacere le voci liberali e limitare le opportunità di dare voce a prospettive non tradizionali e non allineate.