AGI - Dopo quasi otto mesi di trattative, a uscire dal cilindro per guidare il Belgio è Bart De Wever, leader dei conservatori della Nuova alleanza fiamminga (N-Va). Il 54enne De Wever - sindaco di Anversa per 12 anni - arriva al governo da leader di una coalizione larga e variegata, che comprende cinque partiti: i due partiti liberali e riformisti della Vallonia, Les Engage's e il Mouvement Reformateur; i cristiano-democratici e fiamminghi (Cd&V), e i socialisti fiamminghi di Vooruit.
Una coalizione che ha preso il nome di "Arizona", per il richiamo alla colorata bandiera dello Stato Usa. Le trattative per la formazione del governo non sono state solo lunghe - 236 giorni dalle elezioni al giuramento, comunque lontano dal record belga di 541 giorni senza un governo nel pieno delle sue funzioni - ma anche complesse: De Wever infatti aveva ricevuto un primo mandato nell'immediato post-elezioni, non andato a buon fine. Un altro tentativo fallito da parte del leader di Les Engage's, Maxime Prevot, ha poi riportato la palla nel campo del leader dei conservatori fiamminghi, che ha consegnato al re Filippo un accordo proprio poche ore prima della scadenza decisiva del 31 gennaio.
De Wever ha giurato questa mattina insieme ai suoi quattordici ministri, per poi recarsi subito al Palais d'Egmont, dove era in corso un vertice informale tra i leader Ue che ha dato a De Wever l’opportunità di presentare il suo programma di governo davanti a tutta Europa. Tra le priorità del nuovo premier c'è una stretta sulle politiche migratorie, oltre all'impegno condiviso con gli alleati della Nato di raggiungere il 2% del Pil in spese per la difesa.
Ma non solo: De Wever ha dichiarato di voler "ricompensare il lavoro", un modo per avvertire che ci sarà una stretta relativa alle politiche sociali, con la limitazione a due anni dei sussidi di disoccupazione e disincentivi per le pensioni anticipate. Il titolo del quotidiano belga Le Soir, che definisce la parabola di De Wever "da diavolo a uomo di Stato", rende l'idea di quanto un epilogo del genere sembrasse difficile vent'anni fa.
In passato, infatti, l'attuale premier si è reso protagonista di episodi singolari. Come quando il 6 gennaio 2005 il suo partito, la N-Va, noleggio' dodici camion con un carico di oltre 11 miliardi in finte banconote da 50 euro. "Queste mazzette simboleggiano i trasferimenti annuali dalle Fiandre alla Vallonia attraverso la previdenza sociale, il bilancio federale, il finanziamento delle comunità regionali e le imprese pubbliche", spiego' all'epoca.
La prima "istituzionalizzazione" del leader conservatore avviene nel 2014, quando la N-Va entra per la prima volta, con quattro ministri, in un governo belga, guidato allora da quello che poi diventerà il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. "Non abbiate paura", disse allora alla parte francofona del Paese, spaventata dall'arrivo al governo dei conservatori fiamminghi, "le nostre proposte non hanno come obiettivo quello di complicarvi le cose".
Paradossalmente, il suo arrivo alla guida del governo si deve anche al suo ruolo di possibile conciliatore con l'anima nazionalista della parte fiamminga del Paese, dovuto alla crescita, nel frattempo, di un altro partito nazionalista nella regione, Vlaams Belang. Alle elezioni dello scorso 9 giugno, infatti, N-Va e VB sono risultati i due partiti più votati del Paese, ottenendo rispettivamente il 16,7% e il 13,7% dei consensi. Mentre Vlaams Belang si identifica, a livello europeo, con i Patrioti di Viktor Orban, Marine Le Pen e Matteo Salvini, N-Va aderisce ai Conservatori e riformisti guidati fino a poche settimane fa da Giorgia Meloni, che si è infatti congratulata con "l'amico" De Wever con cui si dice certa di poter lavorare insieme "con valori e obiettivi comuni". E anche con una storia comune di "trasgressori della politica" - questa la definizione dell'emittente belga Rtbf - arrivati fino ai palazzi del potere.