AGI - Giornata di caos e di sangue al confine Sud del Libano che mette a dura prova i termini dell'accordo di tregua tra Israele e Hezbollah. Il ritiro delle forze armate israeliane dal Paese vicino sarebbe dovuto concludersi proprio oggi, ma come preannunciato nelle scorse ore dall'ufficio del premier Benjamin Netanyahu, proseguirà oltre la scadenza odierna stabilita dall'accordo raggiunto a fine novembre, dalla durata di 60 giorni.
Sul posto la situazione è degenerata sin dalle prime ore del giorno quando, nonostante il perdurare della presenza delle forze israeliane (Idf), centinaia di abitanti del Libano meridionale hanno cercato di fare ritorno nei loro villaggi. I soldati israeliani hanno sparato nella loro direzione, ripetutamente, con un bilancio di morti e feriti aumentato di ore in ore: alla fine le vittime sono state almeno 22 e i feriti 124, secondo il ministero della Sanità libanese. Le autorità libanesi hanno denunciato "l'aggressione del nemico israeliano contro i nostri cittadini che cercavano di tornare ai loro villaggi ancora sotto occupazione". Nel dettaglio, secondo la stessa fonte, tra le vittime ci sono sei donne e un soldato, in 19 città e villaggi di confine. Tra i feriti c'è almeno un soldato libanese.
L'Idf ha spiegato che ad aver fatto scattare la reazione armata è stata la presenza nei convogli composti da decine di auto di persone che sventolavano bandiere gialle di Hezbollah, quindi sostenitori del movimento armato, dirigersi verso diversi villaggi del Sud Libano. Secondo l'esercito, le truppe hanno sparato colpi di avvertimento e aperto il fuoco per "allontanare le minacce" in diverse aree in cui i sospettati si sono avvicinati alle forze.
Alla luce di questi ultimi tragici sviluppi, "non ci sono ancora le condizioni per il ritorno in sicurezza dei cittadini nei loro villaggi lungo la Linea Blu". Lo hanno affermato in una dichiarazione congiunta la rappresentante delle Nazioni Unite per il Libano, Jeanine Hennis-Plasschaert, e il generale Aroldo Lazaro, comandante dell'Unifil. "Le comunità sfollate sono quindi nuovamente invitate alla cautela", ha sottolineato l'Onu.
In una conversazione telefonica, il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto al premier Netanyahu di "ritirare le sue forze ancora presenti in Libano". "Il Presidente della Repubblica ha sottolineato al Primo Ministro l'importanza di non compromettere in alcun modo gli sforzi delle nuove autorità libanesi per ripristinare l'autorità dello Stato su tutto il territorio del loro Paese", recita una nota dell'Eliseo, che tuttavia non fa alcun riferimento esplicito alle gravi violenze odierne.