AGI - Gli alleati europei e il Canada, ma anche gli stessi Stati Uniti, sono ben lontani dall'investire il 5% del loro PIL nella difesa, come chiesto dal presidente americano Donald Trump. I leader alleati hanno concordato di destinare almeno il 2% alle spese militari, una cifra che 23 dei 32 hanno già raggiunto e che gli altri intendono raggiungere nel prossimo futuro, seguendo una tabella di marcia.
Tuttavia, si prevede che tale impegno verrà rinnovato in occasione del prossimo vertice NATO a giugno all'Aia, il primo a cui Trump parteciperà nell'ambito del suo secondo mandato alla Casa Bianca.
Non c’è ancora una cifra concordata, ma alcuni alleati stanno parlando di fissare il 3% come nuovo obiettivo, mentre il Segretario generale dell'Alleanza, Mark Rutte, si rifiuta di proporre una cifra specifica anche se ha chiarito che il 2% "non è sufficiente" e che, se si prendono in considerazione le esigenze di capacità derivanti dal processo di pianificazione interna della NATO, "sarà superiore al 3%".
Gli ultimi dati della Nato per il 2024 mostrano un aumento progressivo della spesa per la difesa rispetto al 2014, quando solo tre alleati raggiunsero l'obiettivo del 2%. Secondo le previsioni, a giugno gli alleati europei e il Canada avranno destinato il 2,02% del loro PIL alla difesa, in aumento rispetto all'1,78% del 2023 e al 2% che si erano impegnati a raggiungere dieci anni fa in occasione del vertice dei leader della Nato del 2014 in Galles.
I Paesi con la maggiore spesa sono la Polonia (4,12%), l'Estonia (3,43%), gli Stati Uniti (3,38%), la Lettonia (3,15%) e la Grecia (3,08%). Si prevede che anche Lituania, Finlandia, Danimarca, Regno Unito, Romania, Macedonia del Nord, Norvegia, Bulgaria, Svezia, Germania, Ungheria, Repubblica Ceca, Turchia, Francia, Paesi Bassi, Albania e Montenegro supereranno l'obiettivo del 2% entro giugno.
All'estremo opposto c’è la Spagna, il Paese che investe meno del suo PIL nella difesa dell'intera Alleanza: l'1,28% del suo prodotto interno lordo dietro a Slovenia e Lussemburgo (1,29% del PIL in entrambi i casi) e Belgio (1,30%).