AGI - La sfida di Francois Bayrou inizia da due parole: "Ora riconciliazione". Il neo premier francese, 73 anni, nominato oggi da Emmanuel Macron di cui è uno storico alleato, è salito a Matignon spiegando nel suo primo discorso, a fianco del premier uscente Michel Barnier, di conoscere molto bene le difficoltà in cui verte il Paese: "Non ignoro nulla dell'Himalaya che ci aspetta", ha detto, ma "penso che dobbiamo provare. Se ci proviamo, forse troveremo una strada inedita. Questa strada è segnata dal desiderio di riconciliazione". Uno dei suoi primi obiettivi sarà quello di "abbattere il muro di vetro tra il potere e i cittadini".
Con una Francia in fiamme per le rivolte sociali, un'opposizione che cavalca la crisi, Bayrou lancia parole rassicuranti: "La mia linea di azione sarà quella di non nascondere nulla, di non trascurare nulla e di non lasciare nulla da parte". "Abbiamo il dovere, in un momento così grave per il Paese e per l'Europa, di affrontare senza timidezza la situazione che è ereditata da interi decenni in cui non si è cercata la ricerca dell'equilibrio". Equilibrio, armonia, ma soprattutto il "sacro dovere dare opportunità a chi non le ha".
Secondo punto su cui ha battuto il nuovo governante quello dell'economia: "Il deficit e il debito, sono questioni che sollevano questioni morali", ha affermato con lo sguardo alla prossima Finanziaria 2025, uno dei principali nodi che il suo governo dovrà affrontare. Infine il richiamo alla storia, in particolare a Enrico IV, sovrano al quale Bayrou ha "consacrato diversi libri". Enrico IV, ha ricordato, "ha fondato il suo incontro con la Francia sulla necessità di porre fine alle guerre stupide per ritornare all'essenziale, sul futuro del Paese. Se posso, cerchero' a mia volta di servire questa riconciliazione necessaria", ha promesso il premier.
Obiettivi non facili per un neo-premier che ha dovuto imporsi allo stesso Macron che lo ha ricevuto stamane all'Eliseo. La conferma della sua nomina è stata infatti incerta fino all'ultimo. Macron, pur dovendo molto al suo alleato centrista, che lo sostiene dal 2017, ha sempre avuto con lui una relazione complessa e burrascosa, a riprova degli sviluppi odierni all'Eliseo.
Le critiche poi sono fioccate dagli Insoumis, che hanno già annunciato che voteranno la sfiducia. "L'ultima provocazione di Macron" ha tuonato Jean Luc Melenchon. Per il resto la situazione è di attendismo. Marine Le Pen ha evocato i rischi di un nuovo impasse ma al momento ha fatto sapere che Rn non darà la sfiducia 'a priori'. Cosi' come i Repubblicain che hanno condizionato la loro partecipazione al governo Bayrou al 'progetto. Per quanto riguarda i socialisti non daranno una sfiducia a priori ma hanno confermato che resteranno in opposizione: "Chiediamo un cambiamento di metodo e di rotta politica che determinerà il nostro posizionamento" hanno fatto sapere in una nota ufficiale.