AGI - La guerra a Gaza ha ridotto drasticamente il numero dei medicinali a disposizione degli abitanti della Striscia aggravando la precarietà della loro quotidianità, tra bombe, minacce di morte e penuria di cibo. Sono diverse, in questo senso, le testimonianze raccolte da Afp nelle ultime settimane. Mohamed Khader, ad esempio, ha raccontato di aver setacciato le farmacie di Rafah alla ricerca di tre medicinali per suo padre e sua sorella, ma ha dovuto fare i conti con la carenza di scorte e approvvigionamenti. "È la quinta farmacia che visito (...). Ho trovato solo una medicina. Mio padre ha un timpano perforato a causa dei bombardamenti e soffre molto", ha dichiarato l'abitante di Jabaliya, nel nord della Striscia di Gaza, che ha trovato rifugio a Rafah, nell'estremo sud del territorio palestinese, vicino al confine con l'Egitto. "Mia sorella soffre di lupus eritematoso sistemico e ha bisogno di quattro tipi di trattamento, ma solo uno è disponibile. Le sue condizioni si stanno deteriorando rapidamente, sta soffrendo enormemente e non c'è nulla che possiamo fare", ha aggiunto.
Questa settimana, il Ministero della Sanità di Hamas ha riferito di una "sempre più preoccupante carenza di medicinali e di forniture mediche e dell'impossibilità di fornire oltre il 60% dei farmaci di base per l'assistenza sanitaria primaria". Circa 350.000 persone con malattie croniche non hanno a disposizione i farmaci necessari, ha spiegato, mettendo in guardia dalle possibili "gravi complicazioni per i pazienti". Nella sua farmacia di Rafah, Mohamed Sahwil ha descritto la situazione come "catastrofica": "Mancano molti medicinali, in particolare quelli per le malattie croniche. Oltre a quelli per i bambini, antibiotici e persino gli antidolorifici". "Anche i farmaci sostitutivi che potrebbero essere utili in certe situazioni sono esauriti da diversi mesi", sottolinea il farmacista.
Le malattie si diffondono
In un'altra farmacia, Abdelhadi Dahir si è scusato con un uomo in cerca di cure per il morbo di Parkinson, mentre una donna se n'è andata delusa per non essere riuscita a trovare ciò che cercava. "C'è un grande bisogno di medicinali, soprattutto con la diffusione di malattie ed epidemie dovute alla sovrappopolazione, alla malnutrizione e alle condizioni di vita sempre peggiori", spiega. Molte persone mostrano "sintomi di epatite virale, è grave ma non possiamo fare nulla perché non ci sono medicine e non possiamo intervenire senza le istruzioni dei medici". A Rafah vivono circa 1,4 milioni di persone - più della metà della popolazione della Striscia di Gaza - in condizioni umanitarie disperate, con un alto rischio di diffusione di malattie, secondo le Nazioni Unite.
L'assedio totale sul territorio palestinese, dove Israele è in guerra con Hamas come rappresaglia per l'attacco senza precedenti del movimento islamista al suolo israeliano il 7 ottobre, ha portato anche a un rallentamento della consegna degli aiuti umanitari, in ogni caso insufficienti a soddisfare i bisogni di una popolazione minacciata da carestie ed epidemie. Il Ministero della Sanità di Gaza ha avvertito che il numero elevato degli sfollati e il freddo hanno "aumentato la diffusione di malattie respiratorie, cutanee e infettive", tra cui l'epatite virale.
Morire lentamente
Nella zona ovest di Rafah, più di duecento persone sono in coda davanti alla farmacia dell'ospedale Kuwait. "Aspettiamo per ore per avere una compressa. Ci danno un antidolorifico perché non ci sono antibiotici o trattamenti", dice Jihane al-Qouqa, arrivata la mattina presto. I bambini sono malati e anche gli anziani". La donna, che vive a Khan Younès, a nord di Rafah, spiega che "suo marito soffre di pressione alta e diabete e la sua gamba è gonfia", ma "non possiamo procurarci nessuna medicina". Abdallah Al-Hajj, a cui è stata amputata una gamba, siede su una sedia a rotelle: "A Rafah non c'è una farmacia dove trovare un antidolorifico per dormire la notte", si lamenta.
Il sistema sanitario sta crollando, giorno dopo giorno. Solo 15 ospedali su 36 funzionano parzialmente, la maggior parte dei quali nel sud, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), e 13 strutture su 36 operano con capacità limitata. Il dottor Rik Peeperkor, rappresentante dell'OMS nei Territori palestinesi occupati, ha espresso il suo allarme mercoledì, affermando che il personale è stato costretto a eseguire amputazioni a causa della mancanza di risorse per curare i pazienti. Nabil al-Othmani (60 anni) viene ogni giorno a prendere le sue medicine per l'epilessia, senza successo: "Mi dicono che non sono disponibili", si lamenta, in lacrime. "Stiamo morendo lentamente (...) a causa della mancanza di medicine", riassume Mohammed Yaghi, un altro sfollato di Gaza City in coda in farmacia.