Kevin McCarthy è il nuovo Speaker della Camera. Ha ottenuto 216 voti in un'elezione estenenuante che ha battuto tutti i record di durata e si è conclusa con un'affermazione sofferta che lascia molte ferite nel Partito repubblicano e una legislatura che s'annuncia a dir poco complicata. I 'ribelli' della destra del Partito repubblicano - che neanche Trump aveva convinto a votare McCarthy - hanno ottenuto molte concessioni sul piano delle regole (e dei posti a loro riservati nelle commissioni della Camera) che non saranno facili da applicare nel lavoro quotidiano dell'aula nei prossimi due anni.
La svolta è arrivata quando tutto sembrava perduto, al 14° voto: McCarthy era certo di avere in tasca l'elezione, aveva negoziato e stretto un accordo con i dissidenti guidati da Chip Roy e Scott Perry e infine ottenuto un via libera dagli ultimi 'ribelli' dove Matt Gaetz manteneva una posizione critica ma aperta all'elezione del leader repubblicano. Al conteggio finale, sorpresa: McCarthy resta appeso a un voto, i ribelli fanno saltare l'intesa, il Partito repubblicano presenta una mozione per rinviare tutto a lunedì, si apre un'incredibile trattativa direttamente in aula, mentre parte il voto elettronico sulla mozione di rinvio. Quando tutto sembra slittare a lunedì, altro colpo di scena, i repubblicani cambiano idea, bocciano la loro mozione e vanno al quindicesimo voto. Quello che dà a McCarthy la presidenza della Camera e apre una legislatura con mille incognite in un anno che prepara la corsa per le presidendiali, America 2024 è dietro l'angolo.