AGI - “Nella sola città di Kharkiv oltre 2 mila edifici civili sono stati distrutti”, ma “la città è ancora ucraina, anche se l’esercito russo ha provato ad occuparla, senza riuscirci”, mentre in provincia “ci sono alcuni comuni occupati dalle forze russe”. L’esercito di Mosca “ogni giorno bombarda Kharkiv con i razzi, anche nelle aree dove vivono le persone, ma la gente sta cercando di andare avanti nel modo più normale che può, continuando ad uscire per strada anche se ogni volta che parte la sirena bisogna scappare nei rifugi”.
La presidente del Consiglio distrettuale di Kharkiv, Tetiana Yehorova-Lutsenko, racconta all’AGI cosa significa avere la guerra in casa. Nonostante la brutalità dello scontro armato, l’amministratrice locale, in questi giorni a Bruxelles per partecipare alla plenaria del Comitato delle regioni, chiude ogni spiraglio di accordo con Mosca che coinvolga la cessione di parti del Paese.
“Non siamo disposti a cedere un solo centimetro del nostro territorio, il tema deve restare fuori dai negoziati con la Russia e non ci sono possibilità che discuteremo di questo coi russi”. Yehorova ha le idee chiare anche sul sostegno di cui ha bisogno l’Ucraina: “Restano necessarie sia le sanzioni che le armi”.
“Al momento - sottolinea - abbiamo bisogno di armi, carri armati e forniture militari per fermare i russi, ma nel lungo periodo occorre una guerra economica contro la Russia, perché se la sua economia viene indebolita non avrà soldi per finanziare la guerra. Per questo chiediamo ai Paesi Ue sia di smettere di commerciare con la Russia che di aiutarci con altre consegne di forniture militari”.
“Siamo molto grati alle autorità italiane, ma anche alle imprese e ai cittadini. Molti ucraini vivevano già in Italia da prima della guerra e gli altri ucraini oggi in fuga stanno ricevendo assistenza”, conclude l’amministratrice locale.