L’Italia insegna al mondo come reagire con empatia, dice Kerry Kennedy

L’Italia insegna al mondo come reagire con empatia, dice Kerry Kennedy

La figlia di Bob, il senatore democratico ucciso il 6 giugno 1968, in un articolo che appare oggi sul Corriere della Sera, dice che il nostro Paese è oggi un faro per il mondo intero

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© MIGUEL MEDINA / AFP
- Kerry Kennedy

“Oggi, l’Italia è un faro per il mondo intero su come mettere in pratica le parole di mio padre — il suo invito alla solidarietà e al senso del bene comune — anche in tempo di quarantena. Vi sono grata per averci mostrato la strada”. Conclude così Kerry Kennedy, figlia di Bob, il senatore democratico ucciso il 6 giugno 1968, in un articolo che appare oggi sul Corriere della Sera, scritto a distanza di un solo un mese da quando si trovava all’Università cattolica di Piacenza per presentare la sua relazione su violazioni dei diritti umani, economia e povertà. E ricorda anche che in quell’occasione così si è espressa: ““Dobbiamo tutti avere un sogno: il sogno di un mondo migliore, che sapremo costruire attraverso l’amore, l’empatia e il rispetto reciproco”.

Ebbene, ripensa oggi, “nessuno di noi poteva immaginare, in quel momento, quanto sarebbe stato importante saper interpretare quelle parole in un contesto del tutto diverso, e a distanza di poche settimane”. Kerry Kennedy rammenta anche che di ritorno a New York dall’Italia, “i dottori mi hanno messo in isolamento per diverse settimane£ e che da quel momento in poi ha avuto modo di seguire il diffondersi del virus man mano che infettava amici e parenti.

Quindi, anche per rispondere all’appello di Papa Francesco secondo il quale “dobbiamo fare di più”, Kerry Kennedy scrive che “noi tutti dobbiamo reagire a questa crisi non solo come individui, ma con un forte senso di uguaglianza e giustizia sociale, anche quando il mondo sembra mostrare i l suo lato più barbaro, imprevedibile e irrazionale” ringraziando l’Italia per quanto ha fatto finora ”con empatia” perché “in paesi e città, l’abitudine di cantare in coro da finestre e balconi è diventato un fenomeno dilagante, un modo per comunicare con i vicini, anch’essi in quarantena. Ci sono stati anche flashmob di luci e applausi sincronizzati dedicati ai medici e a tutto il personale ospedaliero”.