Il candidato alla nomination democratica per la corsa alla Casa Bianca, il miliardario Michael Bloomberg, ha ammesso che seppur "inconsapevolmente" nella sua campagna elettorale sono stati usati dei detenuti per chiamare gli elettori e raccogliere sostegni. L'ex sindaco di New York ha raccontato di essere venuto a conoscenza dell'utilizzo del lavoro di carcerati, solo dopo aver ricevuto la chiamata di un giornalista. I primi a riportare la notizia erano stati i reporter del sito The Intercept, secondo il quale le telefonate provenivano in almeno un caso da un centro di detenzione femminile dell'Oklahoma.
Bloomberg ha confermato la notizia in un comunicato ufficiale, rilanciato dai media americani, garantendo di aver tagliato ogni legame con la società fornitrice del servizio, la ProCom che gestisce due call center nelle prigioni dell'Oklahoma. "Non sosteniamo questa pratica e stiamo accertando che i nostri fornitori vaglino in modo più appropriato i loro subappaltatori", ha dichiarato il miliardario.
Il portavoce di Bloomberg, Stu Loeser, in un tweet ha spiegato che lo staff dell'aspirante candidato alla presidenza Usa "non sapeva" che un "appaltatore terzo faceva lavorare detenuti". Secondo il portavoce del dipartimento penitenziario dell'Oklahoma, Matt Elliot, i carcerati guadagnano 1,45 dollari l'ora con le chiamate per i call center. "Riteniamo che questo tipo di lavoro prepari i detenuti al loro rilascio", ha spiegato.