(AGI) - Roma, 27 mag. - Un colpo di pistola alla testa. PaulaCooper, la giovane nera divenuta simbolo della battaglia controla pena di morte negli Usa, si e' uccisa martedi' mattina aIndianapolis. La donna - che nel 1986, a soli 16 anni, fucondannata alla sedia elettrica, suscitando una grandemobilitazione anche in Italia - e' stata trovata senza vitafuori da un residence nella parte nordovest della citta'. Lapolizia ha parlato di suicidio, anche se la conferma dovrebbearrivare dall'autopsia che si svolgera' oggi. "E' una fine inconsueta per una caso tragico", ha ammessoil procuratore di Indianapolis, Jack Crawford. "Ho seguitomolti casi nella mia vita, ma nessuno e' come questo", haaggiunto, secondo quanto riporta Indystar. Paula aveva 15 anni quando, assieme ad altre tre ragazze,busso' alla porta della 78enne Ruth Pelke, insegnante dicatechismo. Poco dopo, il marito trovo' il cadavere dellavecchietta dilaniato da 33 coltellate; rubata la sua auto,assieme a 10 dollari mancanti nel borsellino. La giovane Cooper confesso' candidamente di averorganizzato il feroce assassinio per avere i soldi per fareshopping. Il giudice non ebbe dubbi: la ragazzina meritava la sediaelettrica. Paula fu trasferita nel braccio della morte ma ilsuo era gia' diventato un caso internazionale. La campagna disolidarieta' raggiunse l'Italia, dove i radicali aprirono lemobilitazioni, promuovendo il coordinamento 'Non uccidere' eraccogliendo milioni di firme. Persino Giovanni Paolo II simobilito' per chiedere la grazia al governatore dell'Indiana. Alla fine la pena della Cooper fu commutata in 60 anni dicarcere mentre lo Stato dell'Indiana - dopo lunghe polemiche -fece salire da 10 a 16 anni l'eta' minima per la condannacapitale. Paura era uscita dal carcere di Rockville nel 2013 perbuona condotta, dopo aver scontato 27 anni. In prigione si era'redenta', aveva preso il diploma di infermiera e imparato acucinare ma, soprattutto, aveva conosciuto a fondo il nipotedella sua vittima, Bill Pelke, che era andato a trovarla ben 14volte e si era battuto in prima persona per la sua salvezza. Alla notizia della sua morte, Pelke si e' dichiarato"devastato". "Volevamo fare delle cose insieme sulla giustiziae sulla pena di morte", ha spiegato. In uno degli ultimimessaggi, la Cooper gli aveva comunicato che stava per esserescarcerata ma era impaurita: in fondo, aveva passato quasitutta l'esistenza in prigione. Temeva di non essere pronta perla vita - e i problemi - di tutti i giorni. "Era una brava persona", ha ricordato Kevin Relphorde, suodifensore. "Non e' stata capita. Era stata abusata dal padre ecredo che questo l'abbia spinta a fare cio' che ha fatto conMrs Pelke". (AGI)