"Per un pò di tempo dovrò conviverci": Angela Merkel si mostra sicura di sé, assicura "di stare bene", di essere in grado di continuare senza problemi il proprio lavoro. Anche la portavoce del governo federale, Ulrike Demmer, fa di tutto per rassicurare la Germania: "La cancelliera sta bene", ripete diverse volte. Senza però rivelare se nelle scorse tre settimane la donna che da 14 anni guida la locomotiva d'Europa e viene definita da Forbes la "donna più potente del mondo" si sia sottoposta a cure mediche.
Ma è esattamente questa la domanda che si pone la Germania: tre crisi di tremore, la prima volta il 18 giugno in una cerimonia pubblica insieme al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la seconda il 27 giugno alla presenza del presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier, la terza volta oggi, al fianco del primo ministro finlandese Antti Rinne. Gli interrogativi sulla leader cristiano-democratica, che il 17 luglio compirà 65 anni, si rincorrono.
In Germania lo stato di salute delle principali figure politiche è un vero e proprio di tabù: non se ne parla o se ne parla il meno possibile, i grandi giornali si esprimono con immensa circospezione. Ma in effetti il Paese è preoccupato, e circolano le speculazioni più disparate sulle vere condizioni della cancelliera.
La Bild chiede le dimissioni di Merkel
È la Bild ad esprimersi nel modo più diretto: "Angela Merkel ha già perso l'occasione di lasciare nel momento più adatto per la sua uscita di scena. L'incontrollato tremore ne è una brutta metafora". In un editoriale molto duro il giornale più venduto in Germania dedica allo stato di salute della cancelliera tedesca dopo la terza crisi di tremore in meno di un mese.
Nell'articolo - firmato da Nikolaus Blome, vicedirettore del quotidiano nonché autore di una biografia di Merkel, e titolato "per quanto ancora, Frau Merkel?" - si ricorda una frase dell'allora ministra all'Ambiente pronunciata nel 1997: "Intendo trovare il momento giusto per l'uscita dalla politica. E' molto più difficile di quanto mi immaginassi. Ma a quel punto non voglio essere un relitto mezzo morto".
Scrive Blome che quel momento la cancelliera l'ha già sprecato e aggiunge come nel 2010 Merkel "mostrò comprensione" quando due importanti governatori della Cdu rassegnarono, uno dietro l'altro, le proprie dimissioni: "Ambedue erano stati in carica per 10 anni, lei trovo' che fossero abbastanza".
A quanto afferma la Bild, "è probabile che la cancelliera rimpianga di non aver lasciato nel 2015", all'apice della crisi dell'euro, così come forse è pentita "della decisione di presentarsi ancora una volta alle elezioni nel 2017". A detta di Blome, "Angela Merkel voleva un'uscita di scena decisa liberamente, e non come relitto. Più esita, meno probabile è che le possa riuscire".
L'interesse dei servizi segreti e il governo 'diverso' di chi è ammalato
Nel pomeriggio, sempre un articolo su Bild raccontava che "Nei dispacci che i diplomatici accreditati a Berlino inviano ai governi di tutto il mondo la salute della cancelliera è da settimane l'unico tema, così come nei rapporti dei vari servizi segreti". Le ipotesi, anche se sempre poste con notevole discrezione, vanno dalla disidratazione allo "shock glicemico", dagli effetti dell'estremo stress a cui è sottoposta ai problemi neurologici, passando sinanche da effetti collaterali di psicofarmaci e dal cosiddetto "tremore del guerriero", sintomo tipico dei soldati al fronte.
In proposito, è sempre la Bild ad intervistare Gerhard Schindler, ex capo del Bnd, ossia l'intelligence tedesca: "La salute dei capi di governo è di straordinario interesse per i servizi segreti. Le malattie possono spiegare determinati modi di agire. Può suonare molto crudo, ma chi per esempio è malato in maniera molto grave governa in modo diverso". Interpellato da Focus, è invece il presidente dell'associazione medica della Baviera, Jakob Berger, a non escludere più - come aveva fatto dopo il primo episodio - che quella di cui soffre la cancelliera possa essere una malattia "grave". A detta di Berger, "dato che i sintomi si sono ripetuti, è necessario procedere ad urgenti chiarimenti clinici".
Merkel è convinta che i malori andranno via
"Io credo che come è venuto, se ne andrà", ribadisce da parte sua Merkel. In effetti un capo di governo tedesco non è obbligato a rendere pubbliche le sue condizioni di salute, diversamente da quanto succede con il presidente americano: le cartelle cliniche della cancelliera sottostanno alla cosiddetta "protezione segreta", mentre le sue visite di routine vengono effettuate dai medici della Bundeswehr, tenuti ad una riservatezza assoluta.
Negli ambienti di governo - scrive invece la Stuttgarter Zeitung - si è convinti che il problema sia psicologico: una specie di reazione nervosa dovuta alla paura che si potesse ripetere un episodio come quello al fianco di Zelensky. E questo sarebbe a sua volta legato allo stress, come afferma il professor Thomas Kliche, docente di psicologia a Magdeburgo, intervistato dal Berliner Kurier: "L'azione politica è sempre molto impegnativa, anche perchè tutto succede in pubblico, comprese le sconfitte".
Oltre a ciò, dice l'esperto, ci sono gli attacchi, gli insulti, le minacce: il giornale della capitale arriva a ricordare il caso Walter Luebcke, politico della Cdu ucciso da un estremista di destra proprio per aver difeso la "politica delle porte aperte" di Frau Merkel nei confronti dei migranti, oltreché l'ondata di minacce i insulti che nelle ultime settimane ha investito altre personalità politiche, come la sindaca di Colonia ed il borgomastro di Altena.
Anche se è da almeno un anno che si torna a parlare di un addio anticipato di Angela Merkel alla cancelleria, la questione vera, si nota a Berlino, è che la Germania non sembra pronta ad un cambio ai vertici. La sua "delfina", ossia la leader della Cdu Annegret Kramp-Karrenbauer - oltre ad avere livelli di gradimento popolare decisamente fiacchi - appare ancora troppo debole alla maggior parte dei commentatori, e questo mentre la grande crisi della Spd continua a mettere a durissima prova la tenuta della Grosse Koalition.
Le cose non sono certo più semplici a Bruxelles: l'esito, per quanto controverso, dell'ultimo Consiglio Ue con con la prospettiva di collocare al vertice della Commissione una fedelissima della cancelliera, Ursula von der Leyen, mostra solo quanto alta sia la posta in gioco.