Il viaggio di Macron in Africa è cominciato con una gaffe devastante
Dopo un duro scambio di battute con gli studenti, il presidente Kabore si allontana. "È andato a riparare l'aria condizionata". La delegazione francese accolta con bombe e pietre

Mentre prosegue placido il lungo viaggio di Paolo Gentiloni nel continente nero, la prima volta di Emmanuel Macron in Africa da presidente si è risolta in una gaffe pesantissima, ai limiti dell'incidente diplomatico. Durante un incontro con gli studenti a Ouagadougou, capitale dell'ex colonia Burkina Faso, l'inquilino dell'Eliseo, per invitarli a superare la visione di una Francia paternalista alla quale chiedere soccorso nella difficoltà, li ha esortati, con toni un po' bruschi, a "non trattarlo come se fosse il presidente del Burkina Faso", dopo che alcuni di loro si erano lamentati delle pessime condizioni del loro ateneo. "
Mi parlate come se io fossi ancora la potenza coloniale ma io non voglio occuparmi dell'elettricità nelle università del Burkina Faso! È il compito del vostro presidente", dice Macron, indicando l'omologo locale Christian Kaboré, che inizialmente reagisce con un sorriso e poi si alza, lasciando la sala. "Ecco se ne va... Ma no resta qui... Niente, è andato a riparare l'aria condizionata", fa Macron.
Vous m’avez parlé comme si j’étais le Président du Burkina Faso. pic.twitter.com/7QUNOTHXqB
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) 28 novembre 2017
Un umorismo che non è stato apprezzato dagli utenti dei social, che hanno parlato di "arroganza", immaturità" e "mancanza di rispetto". Di certo questa vena sarcastica era ancora ignota a chi era abituato al compassato Macron visto finora nei consessi europei.
Imaginons un Président de pays étranger avoir une telle attitude en France et dire la même chose à Macron
— Armelle Haya Héliot (@ArmelleHaya) November 28, 2017
Quel paternalisme, quel manque de respect de son homologue ! non rien de nouveau !!! https://t.co/6RwWCzY29T
E con gli studenti perde la pazienza: "Siete da non credere"
L'inquilino dell'Eliseo aveva poi perso la pazienza quando, in precedenza, era stato interpellato dai ragazzi sul traffico di rifugiati: "Chi sono i trafficanti? Chiedetevelo, voi che siete giovani africani. Siete da non credere. Chi sono i trafficanti? Sono africani, amici miei. Non i francesi. Ognuno comprenda questa responsabilità. Mostratemi un francese, un belga o un tedesco che ha compiuto traffici tra la Nigeria e la Libia. Non esiste. Oggi in Africa ci sono Africani che rendono schiavi altri africani. Questa è la realtà. E ci sono europei che approfittano della miseria in Africa. In entrambi i casi si tratta di crimini inaccettabili. E li stiamo combattendo entrambi". Più che il contenuto delle affermazioni, piuttosto realistiche, colpisce quanto il presidente francese si sia mostrato a corto del suo consueto aplomb, a partire dal linguaggio del corpo.
Vous ne devez qu'une chose pour les soldats français : les applaudir ! pic.twitter.com/JqBj4fp39P
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) November 28, 2017
La delegazione francese accolta da bombe e pietre
Va detto che la visita non era iniziata proprio benissimo. Prima dell'arrivo della delegazione francese, due terroristi incappucciati avevano tirato una bomba a mano contro un convoglio che trasportava truppe francesi, mancando il bersaglio e colpendo tre civili. Macron ha poi cercato di minimizzare: "È solo una granata, non dimenticate i morti che la vostra gente ha dovuto soffrire ieri e nelle settimane e nei mesi scorsi". In seguito, il convoglio della delegazione è stato accolto da lanci di pietre, mentre gli studenti manifestavano di fronte all'università dove Macron avrebbe parlato chiedendo il ritiro dei soldati francesi dal loro Paese. "Dovreste solo ringraziare i soldati francesi", ha poi detto Macron agli studenti. La rabbia degli africani non è però alimentata solo dalla memoria del passato coloniale e da generiche "proteste contro l'imperialismo" ma anche dai diffusi casi di abusi sessuali compiuti dai militari transalpini di stanza in Africa, abusi che hanno spesso visto come vittime bambini.
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