Primo passo verso una tregua in Libia ai colloqui di Mosca, svoltisi sotto l'egida delle diplomazie russa e turca. Un primo sì al cessate il fuoco è stato sottoscritto dal capo del Governo accordo nazionale (Gna),
Fayez al Serraj, ma l'uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar, non ha sciolto la riserva sul suo appoggio al documento.
"Haftar e il presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh, valutano positivamente il documento e chiedono ancora un po' di tempo fino a domani mattina per decidere se firmarlo", ha spiegato il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, in una dichiarazione alla stampa con a fianco il collega turco, Mevlut Cavusoglu. "Spero che la sua decisione sia positiva", ha aggiunto Lavrov.
L'ottimismo di Mosca: "Haftar firmerà"
"Ottimismo" trapela anche dal commento all'AGI di Lev Dengov, a capo del Gruppo di contatto russo per la Libia, convinto che Haftar firmerà perché "è importante mantenere la Russia come alleato". Mosca sostiene l'uomo forte della Cirenaica mentre Ankara si è schierata con il premier Serraj al punto da voler inviare le proprie truppe per appoggiarlo. "Se domani non firmerà", ha poi aggiunto, "ne trarremo le nostre conclusioni e continueremo a lavorare" per una soluzione.
L'orizzonte è quello della Conferenza di Berlino, convocata per il 19 gennaio, e che apra la fase del processo politico, come ha auspicato Cavusoglu. Una fonte di Interfax tra i partecipanti ai colloqui di Mosca ha, però, rivelato che al di là della firma o meno della tregua da parte di Haftar, né lui nè il premier del Gna si recheranno a Berlino dove "non è prevista partecipazione" dei libici.
I due avversari rifiutano di incontrarsi
Non è stato reso noto su quali punti si siano arenati i negoziati, andati avanti per oltre sei ore. La Russia era partita in mattinata con l'annuncio di "contatti" tra Haftar e Serraj, poi non concretizzatisi per il rifiuto di entrambi a incontrarsi. A guardare la bozza di accordo, trapelata prima della fine dei colloqui, il generale della Cirenaica vorrà definire meglio il punto in cui si stabilisce di attuare il regime di cessate il fuco "senza precondizioni" e l'individuazione di una "linea del fronte, che assicuri una tregua sostenibile, per stabilizzare la situazione sul terreno e normalizzare la vita quotidiana a Tripoli e in altre città".
Secondo Sky News Arabia, Haftar ha chiesto l'ingresso delle sue truppe a Tripoli e il ritiro di tutti i mercenari portati dalla Turchia e dalla Siria. Da parte sua, Serraj preme per il ritiro delle forze ribelli alle posizioni precedenti l'offensiva sulla capitale, lanciata il 4 aprile scorso. Per Maksim Suchkov, direttore della testata Al Monitor e analista dell'Ispi e del think tank russo Valdai, "Haftar ha preso tempo per consultarsi con Emirati Arabi ed Egitto", i suoi grandi sponsor.
Di Maio chiede di coinvolgere Tunisi e Algeri
I colloqui intra-libici, sponsorizzati da Russia e Turchia, si sono svolti sullo sfondo dell'ennesima giornata di attivismo diplomatico, che vede l'Italia tra gli attori più impegnati. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è volato ad Ankara dove al leader turco, Recep Tayyip Erdogan, ha ribadito l'urgenza di un cessate il fuoco duraturo.
Contemporaneamente, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, da Tunisi ha insistito che "non può esserci nessuna soluzione duratura e stabile senza il coinvolgimento di Paesi vicini fondamentali come Tunisia e Algeria".