Le truppe turche stanno arrivando in Libia, lo ha detto il presidente turco Recep Tayyp Erdogan intervistato dalla consociata turca della CNN: "Il compito dei nostri soldati è il coordinamento. Lì svilupperanno il centro operativo. I nostri soldati stanno gradualmente andando in questo momento". Se sul campo la tensione sale dopo il bombardamento in cui ieri sono rimasti uccisi 30 cadetti dell'esercito del GNA (il governo riconosciuto dalla comunità internazionale) continua l'attività diplomatica.
Erdogan ha spiegato che l'invio di truppe in Libia serve a "rafforzare la posizione di quello che è un governo legittimo che ci ha chiesto di intervenire. La nostra non è una spedizione di legionari, anche Mustafa Kemal Ataturk (fondatore della repubblica turca ndr) era stato a ovest di Tripoli per le stesse ragioni per cui oggi ci stiamo andando noi", ha detto Erdogan nell'intervista alla CNN turca, prima di rivendicare i diritti della Turchia sul Mediterraneo orientale.
"Conosciamo bene la situazione e l'accordo sulla giurisdizione nel mediterraneo orientale firmato con il governo libico lo avremmo firmato anche con Muammar Gheddafi. Non abbiamo alcuna intenzione di ostacolare le compagnie internazionali o di escluderle. Siamo il Paese che ha più territorio continentale affacciato sul mar Mediterraneo e forse diamo fastidio a qualcuno. In passato i piani di Grecia e Cipro per escluderci dal Mediterraneo orientale non hanno funzionato", ha poi aggiunto Erdogan.
Intanto, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha parlato al telefono con il suo omologo nel governo di Tripoli Mohamed Siyala. "Ogni azione militare - ha detto il ministro Di Maio - provoca sofferenze ingiuste alla popolazione civile, aggrava la crisi umanitaria e alimenta una pericolosissima escalation del conflitto. L'Italia rifiuta la logica del confronto militare, che nelle ultime settimane ha coinvolto in misura crescente obiettivi civili e causato ulteriori, ingiustificate sofferenze all'amico popolo libico. L'Italia è fermamente convinta che non vi sia alcuna scorciatoia militare per raggiungere una soluzione durevole e sostenibile alla crisi libica e chiede pertanto a tutte le parti un'immediata cessazione di ogni tipo di azione militare e il ritorno ad un percorso di dialogo politico sotto egida ONU".
In un video diffuso oggi, si vede un ordigno precipitare al centro di un gruppo di militari nel cortile della caserma ad al-Hadba al-Khadra, un quartiere residenziale nella zona sud di Tripoli, ed esplodere lasciando tutti a terra. In pochi riescono a rialzarsi e allontanarsi. Gli attacchi sulla parte meridionale della capitale libica si susseguono da aprile, quando il generale Khalifa Haftar ha lanciato l'offensiva contro il GNA.
Le forze armate tripoline hanno condiviso le immagini dell'attacco sui social network attribuendo l'azione alle truppe della Cirenaica. Il portavoce delle forze di Haftar, Ahmad al-Mismari, ha negato il coinvolgimento indicando la responsabilità di terroristi come al Qaeda, Isis o Fratelli Musulmani.
La missione Onu in Libia (UNSMIL) ha denunciato l'attacco e ha ammonito che un'escalation militare ostacola gli sforzi di pace e il rilancio di un processo politico in Libia.