Non sono mancate le sorprese nella prima giornata di consultazioni del presidente israeliano, Reuven Rivlin, per il conferimento dell'incarico per il nuovo governo. Rivlin ha incontrato le prime cinque formazioni che, in ordine decrescente, hanno conquistato più seggi alle elezioni politiche di martedì: il Kachol Lavan (Blu e Bianco) di Benni Gantz, il Likud di Benjamin Netanyahu, la Lista Unita dei partiti arabi, lo Shas degli ebrei ortodossi e il partito russofono di destra Ysrael Beitenu di Avigdor Lieberman, l'uomo che è dietro le ultime due elezioni anticipate celebrate.
Rivlin, le cui consultazioni sono state trasmesse in diretta Tv e in streaming su internet, sin dall'inizio è stato chiaro: il Paese vuole un governo stabile, ha detto, facendo intendere che preferisce un governo di coalizione nel quale siedano e si alternino i due partiti di maggioranza relativa, il Blu e Bianco e il Likud che, insieme, già superano, di quattro voti (il Likud dovrebbe raggiungere 32 voti alla conta finale) la maggioranza di 61 voti.
Per il presidente, l'idea di una terza elezione è "disgustosa". Il problema, in questo contesto, ha un nome e cognome: Benjamin Netanyahu. Durante le consultazioni, il partito Blu e Bianco non ha respinto l'idea di un governo di coalizione con il Likud, ma la condizione necessaria è l'assenza di Netanyahu. Difficile che il Likud accetti: un primo no è stato comunicato a Rivlin chiaramente dai parlamentari del partito di destra, che domani si riuniranno. Il presidente, in entrambi i colloqui, si è anche reso disponibile a favorire un incontro tra i due rivali Gantz e Netanyahu, che nel 2014 erano uno capo di stato maggiore e l'altro premier e le cui politiche non sono così distanti. Un accordo in extremis potrebbe essere trovato se Netanyahu facesse un passo indietro, in quel caso potrebbe subentrargli Gideon Saar, ex ministro dell'Interno.
A sparigliare le carte ci hanno pensato due delle altre tre formazioni ascoltate da Rivlin. Già nel pomeriggio, si è capito che quello che è considerato l'ago della bilancia non avrebbe deciso per nessuna delle parti. Lieberman è colui le cui dimissioni portarono alla scioglimento della Knesset a novembre dell'anno scorso e alle successive elezioni, e la cui decisione di non entrare nell'esecutivo con Netanyahu ha portato alle recenti elezioni.
Nel pomeriggio il capo del partito russofono di destra ha detto che non avrebbe raccomandato nessuno dei due candidati più accreditati al presidente Rivlin. L'altra sorpresa l'hanno riservata i partiti arabi. Per la prima volta dal 1992, da quando indicarono Rabin come primo ministro, hanno suggerito al presidente di dare l'incarico a Gantz, pur restando all'opposizione.
La loro decisione, hanno detto alla stampa e in alcuni tweet i diversi leader dei quattro partiti, nasce dalla volontà di far finire l'era Netanyahu. Anche se Gantz non è la loro "tazza di the", hanno scritto, in ogni caso vogliono che l'uomo che hanno associato al demonio biblico, non rappresenti più il Paese. La decisione degli arabi, che non hanno mai partecipato a un governo, non è stata semplice e i membri del partito Balad sono ancora riluttanti, soprattutto per il ruolo avuto da Gantz contro Gaza nel 2014 e le sue idee di destra. Proprio l'endorsement degli arabi allontana Lieberman dalla coalizione di governo a guida Blu e Bianco che, con 55 voti, non riesce ad ottenere la maggioranza. Domani il presidente Rivlin incontrerà gli altri partiti e ha già annunciato che potrebbe prendersi ancora altro tempo per le consultazioni.