Il primo gennaio di quest’anno è morta la chiocciola George e, insieme a lei, l’intera specie Achatinella Apexfulva. Questa lumaca dal guscio marroncino e striature più chiare – non a caso il nome descrive la sua “punta di colore giallo” - era infatti l’ultimo esemplare di una specie fino a pochi anni fa diffusissima sulle pendici del monte Koolau, sull’isola Oahu nelle Hawaii, ma il cui numero nell’ultimo decennio era drasticamente diminuito. Ad annunciare la morte della chiocciola è stato il Dipartimento hawaiano del territorio e delle risorse naturali con un post pubblicato su Facebook.
George, così chiamata in onore dell’omonimo ultimo esemplare di tartaruga dell’isola Pinta nelle Galapagos morto nel 2012, viveva in cattività, in un laboratorio dove era tenuta sotto osservazione per scongiurare il rischio estinzione. Un tentativo fallito: dopo la morte degli altri otto esemplari era rimasta sola. George, curiosamente, era anche il nome della persona a cui si deve la prima notizia dell’Apexfulva: il capitano George Dixon, nato in Inghilterra e approdato sulle coste delle Hawaii nel 1787, quando venne accolto con un lei, la tipica corona di fiori isolana, ornata proprio dal guscio di questa chiocciola.
Le Hawaii, la capitale mondiale dell’estinzione
Le Hawaii, in passato, ospitavano 750 specie di lumache. Oggi sono qualche decina appena, meno di cinquanta e tutte a rischio estinzione. Le ragioni di questa rapida scomparsa sono molte, dal cambiamento climatico alla progressiva riduzione del terreno che un tempo era il loro habitat ideale, dall’arrivo di nuove specie invasive alle abitudini umane come, appunto, le tradizionali corone floreali: “le Apexfulva vivevano ad altitudini inferiori rispetto ad altre, erano più facilmente raggiungibili e per questo abbondantemente usate per decorare i lei”, si legge nel comunicato diffuso dal governo isolano in occasione della morte dell’ultima lumaca. Dopo George, altre specie sono a rischio sparizione: la drammatica riduzione della biodiversità è un rischio concreto e il Dipartimento hawaiano lancia l’allarme: “La stessa cosa accadrà presto ai Kāhuli, le chiocciole degli alberi, se non si farà in fretta qualcosa per proteggerle dalle minacce”.
Il rischio è che le Hawaii si trasformino da paradiso terrestre a cimitero delle specie animali. Alcuni studiosi, infatti, hanno dato a quest’isola il triste appellativo di capitale mondiale dell’estinzione: “Delle 113 specie di uccelli endemici delle Hawaii, cioè che vivevano soltanto lì, presenti prima dell'insediamento umano – scriveva nel 2013 il professor Thom Van Dooren, docente a Sidney e “storyteller dell’estinzione” - 71 sono andate perdute e, delle 42 specie che rimangono, 31 sono incluse nell’elenco delle specie a rischio stilato dalla legge statunitense Endangered Species Act”.