Paradossale destino, quello di Alexis Tsipras. Leader della sinistra costretto a gestire tra austerity e riforme imposte dalla Troika la peggiore crisi economica dal dopoguerra ad oggi, papabile al Nobel per l'accordo sulla denominazione della Macedonia del nord, ex antagonista con tanto di sacco a pelo oggi ricevuto dai maggiori leader mondiali. Domenica prossima il premier greco rischia di incassare alle urne una sconfitta pesante, vedendosi sfilare il governo dai conservatori di Nuova democrazia.
Quando venne eletto - nel 2015, sull'onda di un trionfale 36,3%, ben 20 punti piu' di quanto ottenuto nel 2012 - Tsipras aveva di fronte una sfida da far tremare i polsi: la Grecia era ad un passo dalla bancarotta, e al 41enne laureato in ingegneria toccava trovare la quadra tra l'esigenza di rimettere in piedi stremato dal punto di vista sociale e le richieste dei creditori internazionali. Il che significava necessariamente altri tagli, nuove tasse da accollare alla classe media, articolate però in modo tale da salvare le fasce più deboli.
Non a caso Tsipras parlerà di "fine dell'odissea", quando l'agosto dell'anno scorso poteva annunciare l'uscita della Grecia dagli scudi di salvataggio europei e l'addio alla Troika. E questo avendo adottato misure di austerità pari a 65 miliardi di euro, un calo del tasso di disoccupazione dal 26 al 18%, a fronte di prestiti elargiti da Ue, Bce e Fmi per un totale di 289 miliardi di euro in tre programmi successivi nel 2010, nel 2012 e nel 2015.
Così l'economia greca è ripartita, ma la ripresa è faticosa, tanto che Tsipras ha dovuto varare ulteriori tagli alle pensioni e alle agevolazioni fiscali per il 2019 e il 2020. La Grecia ha riacquistato una certa credibilità, ma le famiglie greche continuano a sentire gli effetti di un'austerità pesante e impopolare. Tanto che, dopo esser stato il più giovane capo di governo in 150 anni di storia, domenica Tsipras rischia di dover fare le valigie: sull'onda di quanto già accaduto alle Europee, i sondaggi per le legislative danno Syriza sotto il 26%, un crollo di almeno 10 punti rispetto al 2015, mentre Nea Dimokratia viaggia intorno al 38%.
Chi è Alexis Tsipras
Nato nel 1974, pochi giorni dopo la caduta del regime dei colonnelli, laureato in ingegneria civile nel 2000, entra in politica verso la fine degli anni '90 con l'ingresso nel movimento dei giovani comunisti e la partecipazione alla rivolta studentesca. Dopo un passaggio, come segretario dell'area giovanile, della Coalizione sinistra, movimenti e ecologia - è in questo periodo che tenta di arrivare al G8 di Genova del 2001, ma viene respinto a manganellate ad Ancona e successivamente espulso - fonderà Syriza nel 2009.
In quell'anno prenderà il 4,6% dei voti: abbastanza, comunque, per permettergli di entrare nel Parlamento ellenico come deputato del collegio Atene A. È la grande crisi greca a determinare il resto della storia: a fronte della profonda destabilizzazione delle altre forze politiche, è Syriza a fare il triplo salto mortale verso il governo, con le doppie elezioni del 2012 (andando dal 16 al 26% in neanche due mesi) e il trionfo del 2015.
Il problema - o forse la fortuna - è che, nonostante la promessa di tener testa alla Troika, Tsipras in questi anni ha messo in pratica passo per passo le riforme e i tagli richiesti, trasformando nei fatti Syriza in un partito di centrosinistra. Con il risultato di trovarsi dinnanzi la rabbia della sinistra per aver assecondato l'austerità, l'opposizione dei conservatori per scelte come quella di legalizzare la cannabis e di rafforzare i diritti nelle unioni gay, e l'irritazione della Chiesa ortodossa per il suo spiccato laicismo. Ma se i sondaggi dovessero trovare conferma nelle urne, già lunedì prossimo non saranno più problemi suoi.