Da Berlino a Bruxelles, da Madrid a Francoforte, nei palazzi che contano lunedì mattina gli sguardi carichi d'ansia saranno rivolti verso Wiesbaden, dove l'istituto tedesco di statistica svelerà le cifre relative all'export della Germania relativi allo scorso luglio.
La tensione è alta, dopo la sequenza di cattive notizie in arrivo dalla "locomotiva d'europa": la contrazione del Pil per il terzo trimestre di seguito - recessione tecnica conclamata - gli indicatori in forte calo per l'industria dell'auto, la flessione superiore alle attese degli ordini all'industria. ebbene sì, l'economia tedesca è ufficialmente in crisi. Date le ovvie implicazioni, alla fine la domanda che tutti si pongono è semplice: che effetti avra la frenata tedesca sugli equilibri dell'eurozona? anzi: ne ha già avuti?
Domanda non peregrina, dato che la stessa Angela Merkel poco più di una settimana fa ha fatto intendere di potere aprire a misure di stimolo per l'economia. "Dobbiamo pensare ad un'azione congiunta per stimolare l'economia", aggiunge il vicepresidente della Cdu, Norbert Roettgen.
Anche Olaf Scholz, ministro delle Finanze nonché vicecancelliere tedesco, ha fatto sapere che la Germania intendera contrastare la crisi "con piena forza". Il sillogismo che segue, in diverse capitali d'europa, è semplice: difficile immaginare "stimoli" per se stessi e poi negarli ai vicini.
Il tema è una possibile riapertura del confronto sulle regole del Patto di stabilita: facile immaginare che la nuova "fragilita tedesca" dopo anni di boom si faccia sentire nelle discussioni sul futuro del Vecchio Continente. Anche perché è tutta la costruzione europea a subirne le conseguenze: "Se l'Europa dovesse sostenere ulteriori contraccolpi economici, come per esempio una Brexit 'no deal', un debito fuori controllo in Italia oppure un'ulteriore escalation della guerra commerciale, il rischio di una recessione europea è piuttosto alta", ha detto al New York Times l'economista tedesca Katharina Utermoehl.
La vede in modo ancora più cupo il suo collega Joerg Kramer, capo economista di Commerzbank, interpellato sempre dal giornale americano: "Il rallentamento della crescita si registrerà ovunque nell'eurozona, più o meno. Non ci sono separazioni di destini in vista".
Nessuno lo dirà apertamente a Berlino, ma negli ambienti governativi tedeschi, off the records, c'è chi ammette che "con la Brexit da una parte, ed un'Italia apertamente euroscettica dall'altra sarebbe stato ancor più difficile affrontare le nubi che si addensano sull'europa". Nell'ottica della crisi tedesca, l'evoluzione politica italiana è salutata con ancor maggior vigore.
Se non altro, non ha sorpreso l'accorato messaggio che la cancelliera Merkel ha inviato due giorni fa al premier italiano Giuseppe Conte per il suo bis, in cui si sottolinea "l'amicizia cresciuta nei decenni tra Italia e Germania". I commenti in arrivo dalla capitale tedesca si assomigliano quasi tutti: a proposito della nomina di Roberto Gualtieri al ministro dell'economia, "la Germania e l'Italia possono aprire un nuovo capitolo nella politica europea", esulta il capogruppo dei Verdi nell'europarlamento, Sven Giegold, secondo il quale vi è addirittura la possibilita "di un nuovo inizio in europa".
Insomma, una discussione su un possibile allentamento dei cordoni della borsa è sul tavolo, a Bruxelles come a Berlino. Un'accelerazione politica dopo il moltiplicarsi dei dati negativi in arrivo dalla Germania è un fatto. Non per questo la via di una maggiore flessibilita sarà una passeggiata.
I messaggi inviati a Roma dalla capitale tedesca infatti rimangono severi: "Quello che ancora manca è una visione e una strategia in un Paese altamente indebitato come l'Italia, che non riesce a rientrare sulla via della crescita", ammonisce lo Handelsblatt in un commento sulla formazione del nuovo governo giallorosso.
"Riforma, industria 4.0, innovazione, digitalizzazione e lo scambio tra le Università sulla ricerca è quel che chiedono gli imprenditori. Ma nel programma di governo ancora non ve n'è traccia", scrive il quotidiano economico tedesco. Che però aggiunge: "almeno per ora l'Italia è di nuovo in europa, l'incubo euroscettico è finito, è viva la speranza per una politica di riforme. Ma non c'è un periodo di tregua per questo governo". Il governo giallorosso è avvertito: nessun assegno in bianco.