Coronavirus: in Cina riaprono gli uffici, ma la minaccia resta
Sono finora oltre 900 i morti e più di 42mila i contagi. L'Oms intanto lancia l'allarme: "I contagi tra persone che non sono mai state in Cina potrebbero essere solo "la punta dell'iceberg""

coronavirus
La Cina prova a tornare alla normalità, con la riapertura degli uffici e la ripresa, almeno parziale, del traffico sulle strade delle grandi città, anche se la situazione rimane "molto grave" e servono "misure più risolute" per sconfiggere l'epidemia di coronavirus, che conta 909 morti e più di 42 mila contagiati nel Paese, ha avvertito il presidente, Xi Jinping.
Intanto arriva l'allerta dell'Organizzazione mondiale della sanità Oms: "I contagi tra persone che non sono mai state in Cina potrebbero essere solo "la punta dell'iceberg", ha detto il direttore generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel giorno in cui l'organizzazione Onu ha inviato in Cina una "missione internazionale di esperti" per coordinare con le autorità locali la risposta all'emergenza. "Ci sono stati inquietanti casi di diffusione da persone senza una storia di viaggio" in Cina, ha twittato Ghebreyesu.
"L'individuazione di un piccolo numero di casi può indicare una trasmissione più generalizzata in altri Paesi. In sintesi, è possibile che stiamo vedendo solo la punta dell'iceberg". L'obiettivo, ha aggiunto, rimane il contenimento dell'epidemia. Mentre trapelano notizie di primi test sui topi a Shanghai di un possibile nuovo vaccino, la ripresa a pieno ritmo del lavoro appare, però, ancora lontana, nonostante il prolungamento delle festività di capodanno per contenere il rischio di diffusione del virus.
Chi non ha lavorato da casa, ha preferito evitare situazioni di contatto sui mezzi pubblici, quando possibile, e negli stessi uffici: in alcune aziende, i dipendenti hanno ricevuto la tradizionale busta rossa - che normalmente contiene regali, anche in contanti - ma all'interno vi ha trovato mascherine protettive e disinfettante. C'è anche chi ha scelto misure ancora più drastiche, mettendo un telo di plastica trasparente attorno a se stesso e alla propria postazione. Per sconfiggere l'epidemia, sono partite anche donazioni e iniziative finanziarie.
Il gigante dell'e-commerce Alibaba, invece, ha offerto venti miliardi di yuan di prestiti a un anno per le aziende in difficoltà: la metà di questi saranno destinati alle aziende dello Hubei, la provincia interna più pesantemente colpita dal virus, e saranno a interessi zero per i primi tre mesi, mentre l'altra metà andrà alle imprese di altre zone della Cina.
L'anziano magnate di Hong Kong, Li Ka-shing, ha scelto di donare 11,79 milioni di euro (100 milioni di dollari di Hong Kong) che saranno trasferiti alla Croce Rossa cinese, e altri 39,35 milioni di euro (300 milioni di yuan) sono arrivati da Xu Jiayin, a capo del colosso delle costruzioni di Guanghzou, Evergrande. Oggi per la prima volta è apparso in pubblico con la mascherina anche il presidente Xi, che ha visitato un centro per la prevenzione e il controllo a Pechino, dove si è fatto anche misurare la temperatura corporea.
La situazione, ha detto, "rimane molto grave" e occorrono fiducia, determinazione e "misure più risolute" per vincere la "guerra di popolo" contro il virus. I fondamentali nel lungo termine rimarranno inalterati, è convinto Xi, che ha, pero', chiesto "grandi sforzi" per minimizzare l'impatto del coronavirus sull'economia, oggi segnata da un'inflazione che sale al 5,4% a gennaio, trainata dal rincaro dei prezzi della carne suina. Il presidente teme ripercussioni sul tasso di impiego e chiede di evitare licenziamenti su larga scala da parte delle aziende maggiormente colpite dalla crisi innescata dall'epidemia.
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha annunciato che nelle prossime 48 ore partirà un aereo militare per riportare in Italia Niccolò, lo studente 17enne di grado rimasto bloccato a Wuhan.