Brexit: Corbyn chiede secondo referendum e si schiera per il Remain

Il numero uno del Labour scrive una lettera ai membri del partito. E chiede elezioni anticipate

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Il leader del Labour, Jeremy Corbyn, ha sciolto le riserve e per la prima volta ha chiesto un secondo referendum sull'uscita del Regno Unito dalla Ue con o senza accordo. Il leader dell'opposizione britannica era stato fortemente criticato, anche dalla base del partito, per la sua mancanza di chiarezza sulla questione, che avrebbe anche causato l'emorragia di voti alle ultime europee.

In una lettera ai membri del Labour, arrivata dopo un incontro con il suo staff, Corbyn ha sfidato il prossimo premier, che uscirà dalle primarie Tory: "Chiunque diventerà il nuovo primo ministro, deve essere abbastanza sicuro da rimettere l'uscita dall'Ue, con e senza accordo, al voto popolare", insieme all'opzione di rimanere nell'Unione.

Sempre nella stessa missiva, Corbyn ha chiarito che il Labour, nella campagna referendaria sosterrà il Remain, "sia contro una Brexit no deal, che contro un'uscita con un accordo dei Tory, che non protegge l'economia e i posti di lavoro".

Nella sua lettera aperta, Corbyn sostiene anche che la Gran Bretagna ha bisogno di elezioni generali, perché "dopo nove anni di austerità, troppe persone in questo Paese non possono trovare un lavoro decente e ben pagato e devono fare affidamento sui servizi pubblici, che hanno subito pesanti tagli". Per questo, continua Corbyn, "abbiamo bisogno di un governo laburista, per mettere fine all'austerity e ricostruire il nostro Paese per i molti e non per i pochi". 

Nel formalizzare la sua svolta, il leader dell'opposizione non ha chiarito, però, cosa succederebbe alla Brexit nel caso improbabile peraltro visti i sondaggi che le prossime elezioni politiche venissero vinte dal Labour, lasciando così aperta la possibilità che il partito possa impegnarsi a negoziare con Bruxelles i propri termini per lasciare la Ue. 

Corbyn, nella lettera, ripropone il piano di Brexit avanzato dal Labour - basato su unione doganale, mercato unico e protezione dei regolamenti e ambientali e dei diritti dei lavoratori - come "un'alternativa, che può unire il Paese".
Ma il Labour, nel suo manifesto elettorale del 2017, si era impegnato a rispettare il risultato del referendum del 2016 sulla Brexit e questa svolta ha attirato perplessità e critiche da più parti. Tom Brake, portavoce dei Lib-Dem, ha denunciato che il Labour "è ancora il partito della Brexit", nonostante gli annunci di Corbyn.

"È chiaro", ha aggiunto, "che il suo intento è ancora negoziare un accordo dannoso di uscita, se otterrà le chiavi per il N 10 di Downing Street". Il deputato Chris Leslie, dell'Independent Group for Change, uscito dal Labour quest anno, ha rincarato la dose: "Corbyn ha confermato che se voti Labour, otterrai la Brexit; il suo impegno contro la Brexit, solo se i conservatori sono al governo, non è abbastanza". 



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