Il 2019 sia "l'anno della svolta": è l'auspicio del premier Giuseppe Conte che ha dedicato l'ultimo appuntamento diplomatico dell'anno al dossier più delicato, la Libia. Neppure ventiquattr'ore e una girandola di colloqui per il premier volato nel Paese nord-africano: prima a Tripoli, per incontrare il primo ministro Fayez Al Serraj e il presidente dell'Alto Consiglio di Stato Al Meshri; poi a Bengasi, dal generale Khalifa Haftar, infine a Tobruq, ricevuto dal presidente della Camera dei rappresentanti, Agila Saleh.
A tutti Conte ha ribadito la volontà di rafforzare la collaborazione tra i due Paesi, ma anche il pieno appoggio italiano all'impegno messo in campo dall'Onu, già espresso venerdì in un colloquio telefonico con l'inviato Onu Ghassan Salamè, per l'organizzazione ed il successo della Conferenza Nazionale libica che dovrebbe portare alla stabilizzazione del Paese.
La situazione complicata della Libia
Dopo la caduta di Muammar Gheddafi nel 2011, la Libia è nel caos, uno Stato fallito, teatro di una sanguinosa guerra civile tra gruppi armati e forze politiche rivali. Il Paese è governato da due entità antagoniste: il Governo d'accordo nazionale, con sede a Tripoli, e quello parallelo, installato nella zona orientale del Paese e sostenuto dall'uomo forte della Cirenaica, il maresciallo Haftar; in più ci sono le città-Stato di Zintan e Misurata. E del caos libico approfittano i trafficanti di esseri umani che gestiscono le rotte e il viaggio dei disperati che, a decine di migliaia, cercano ogni anno di raggiungere le coste italiane dal nord-Africa.
Quindi la Libia assorbe un'attenzione particolare da parte del governo: di qui l'interesse a riprendere il filo del dialogo, a ormai un mese dalla conferenza di Palermo, che era stata ostacolata non solo dalle divisioni persistenti tra i libici ma anche dai rapporti con i Paesi terzi implicati, la Francia in primis, che non ha mai fatto mistero di essere altrettanto interessata a pacificare il caos.
"Quella di Conte è una visita importante"
Serraj ha definito la presenza di Conte "una visita importante": gli ha illustrato le riforme economiche e politiche messe in moto nel quadro della riconciliazione imposta nel 2017 dall'Onu e che prevede elezioni presidenziali e parlamentari il prossimo anno. E gli ha ribadito la volontà di "ampliare la collaborazione tra Libia e Italia in diversi ambiti".
"Non vogliamo decidere le sorti del popolo libico", ha premesso Conte, "ma abbiamo a cuore le sue sorti: c'è una premura dell'Italia di offrire un contributo affinchè possiate trovare un percorso di pace e di stabilità". Poi il premier è volato a Bengasi dove ha ribadito ad Haftar che "la via maestra per una soluzione stabile per la Libia resta un accordo politico".