In Algeria 41 persone sono state arrestate per aver sventolato una bandiera, quella berbera. Blu, verde e giallo, con la lettera Yaz dell’alfabeto tifinagh in rosso, il drappo rappresenta il simbolo degli Amazigh, o appunto dei Berberi, la popolazione originaria di tutto il nord Africa ma oggi diffusi soprattutto in Marocco e in Algeria. E proprio in Algeria, a metà giugno, il capo dell’esercito Ahmed Gaid Salah ha deciso che chi viene trovato con quel vessillo merita di andare in carcere. “Mina l’unità nazionale”, sostiene.
L’Algeria oggi: senza presidente, senza elezioni in vista
L’Algeria odierna, quella delle cronache sui quotidiani, nasce il 22 febbraio 2019, quando nelle strade di tutto il paese si riversano migliaia di manifestanti: chiedono al presidente Abdelaziz Bouteflika, 82 anni, di andarsene. Di rinunciare a candidarsi per un quinto mandato alle elezioni del 18 aprile, di lasciare la poltrona su cui è seduto dal 1999. Da anni Bouteflika è malato e, dopo l’ictus che l’ha colpito nel 2013, le sue apparizioni in pubblico sono state sempre più rare.
A fine marzo lo scarica anche l’esercito che, nella figura del capo di stato maggiore e ministro della Difesa, Ahmed Gaid Salah, invoca l’articolo 102 della Costituzione: quello che consente di rimuovere il presidente in caso di infermità. A Bouteflika non rimane che dimettersi: lo fa il 2 aprile.
Presidente ad interim diventa Abdelkader Bensalah, numero uno del Consiglio della Nazione (la camera alta del Parlamento di Algeri), che annuncia le elezioni per il 4 luglio. Mentre l’Algeria prova a fare i conti col proprio passato, accusando e mandando in tribunale ex premier e ministri, oltre a uomini d’affari legati in vario modo a Bouteflika, le proteste della piazza non si placano. I manifestanti vogliono che l’intera classe politica se ne vada. Ma le elezioni previste per il 4 luglio slittano, senza che venga fissata una nuova data.
La primavera algerina del 1980, i semi della protesta del 2019
In Algeria la popolazione berbera, stanziata come detto nel nord del continente da molto prima che avvenisse l’arabizzazione dell’area, rappresenta circa il 25% del totale (quasi dieci milioni di persone) e abita soprattutto la regione di Cabilia, nel nordest del paese.
Qui, nell’aprile del 2001, ben 126 berberi persero la vita durante scontri con la gendarmeria. Le tensioni che riguardano la popolazione berbera hanno radici lontane, e risalgono al momento dell’indipendenza dalla Francia, nel 1962, quando Algeri decise di abbandonare la lingua dei coloni e adottare l’arabo, ma cancellando ogni traccia del berbero e della sua millenaria cultura.
Nel 2001, dicevamo, gli abitanti si stavano preparando alle celebrazioni del 21esimo anniversario della ‘primavera berbera’ del 1980, una sorta di rivoluzione scoppiata in seguito all’annullamento di una conferenza di un romanziere esperto di lingua berbera che portò finalmente al riconoscimento della cultura di questa popolazione minoritaria (anche se la lingua sarebbe stata riconosciuta ufficialmente soltanto nel 2002).
Quella stessa primavera, oggi, viene paragonata alle manifestazioni in corso in Algeria: dal 22 febbraio i manifestanti non si sono mai fermati e le proteste sono giunte al ventesimo venerdì consecutivo.
Une femme brandi le drapeau berbère de son balcon rue Hassiba Ben Bouali, un drapeau que la police ne pourra pas saisir #Alger pic.twitter.com/k3GaXuHHct
— Khaled Drareni (@khaleddrareni) 25 giugno 2019
Said Sadi, fondatore del partito di centrosinistra chiamato Raggruppamento per la Cultura e la Democrazia (Rcd), sostiene che oggi siano "germogliati i semi piantati nel 1980", e che “la bandiera Amazigh che sventola accanto all'emblema nazionale prefigura un’Algeria plurale e una nazione unita".
Vietare la bandiera berbera per dividere i manifestanti
Quella bandiera, però, da quasi un mese si vede sempre meno nelle strade algerine: Salah l’ha proibita: “Voglio porre l’attenzione su una questione sensibile, vale a dire il tentativo di una piccolissima minoranza di infiltrarsi nei cortei e di portare simboli diversi dal nostro simbolo nazionale. L’Algeria ha una sola bandiera, per la quale milioni di persone sono morte come martiri”, ha dichiarato il 19 giugno scorso il capo di stato maggiore dell’esercito.
La sua decisione, secondo Armelle Charrier di France 24, “è un modo per sottolineare che la bandiera berbera rappresenterebbe un sentimento anti-algerino”. O meglio, il tentativo di “mettere in contrasto la popolazione araba con quella berbera”, di far rinasce “un’opposizione tra la Cabilia e l’Algeria”, e di conseguenza “creare scintille all’interno del movimento di protesta”.
Sarebbe cioè un modo per spaccare il fronte che da quasi cinque mesi, in maniera compatta, si oppone al governo di Algeri. Fino a oggi, però, il Movimento 22 febbraio è sembrato rimanere unito: in corteo, una volta vietata la bandiera berbera, alcuni manifestanti hanno sfilato con i colori blu, verde e giallo dipinti in volto.