Il destino di Alfie Evans, il bimbo britannico di 23 mesi malato e per il quale prega anche Papa Francesco, è appeso a un filo. I genitori si sono visti respingere un nuovo ricorso perchè gli fosse consentito di portare il piccolo in Italia, a tentare nuove cure sperimentali all'ospedale romano Bambin Gesù.
Alle 16.22 di lunedì 16 aprile la Corte di Londra ha emesso il tragico verdetto: appello respinto per #AlfieEvans #ALFIESARMY16 #AlfiesArmy https://t.co/EewVsSF0uY pic.twitter.com/beikMxFbB3
— Avvenire (@Avvenire_NEI) 16 aprile 2018
Il tribunale d'appello ha confermato il no dell'Alta Corte alla richiesta di trasferire dall'Alder Hey Children's Hospital di Liverpool il bimbo affetto da una malattia neurodegenerativa che neppure i medici sanno diagnosticare: i genitori si battono per evitare che Alfie venga staccato dalle macchine che lo tengono in vita, come vorrebbero i suoi medici, convinti che sia meglio lasciarlo morire. "Vogliono portarlo a Roma", ha ripetuto anche oggi il loro legale, Paul Diamond. La famiglia ha tempo fino a oggi alle 16 per fare appello alla Corte Suprema e ottenere il 'via libera' a portarlo in Italia, al Bambino Gesù, l'ospedale romano che si è già detto pronto ad accoglierlo.
Tom Evans e Kate James, i genitori 20enni del bambino, vogliono tentare una nuova cura sperimentale. Secondo la coppia, il piccolo è migliorato nelle ultime settimane e per questo avevano chiesto al giudice di sottoporlo anche a una nuova perizia medica, ma è stata negata anche quella.
I due hanno già ricevuto rifiuti dall'Alta corte, da una corte d'appello, dalla Corte suprema e dalla Corte europea per i diritti dell'uomo: pur riconoscendo che la malattia degenerativa del cervello di Alfie è "profondamente ingiusta", i giudici il 6 aprile hanno approvato il piano di assistenza di fine vita redatto dagli specialisti, dando ragione ai sanitari secondo cui mantenerlo in vita sarebbe "sarebbe scorretto, ingiusto e inumano".
Sul caso del piccolo si è espresso domenica anche Papa Francesco, rivolgendo le preghiere a lui, come ad altri, che "vivono, a volte da lungo tempo, in stato di grave infermità". "Sono situazioni delicate, molto dolorose e complesse", ha sottolineato il pontefice, richiamando poi la necessità del "rispetto per la vita". "Preghiamo - ha concluso - perchè ogni malato sia sempre rispettato nella sua dignità e curato in modo adatto alla sua condizione, con l'apporto concorde dei familiari, dei medici e degli altri operatori sanitari".
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— Corriere della Sera (@Corriere) 16 aprile 2018
Il caso ricorda quello di Charlie Gard, per cui la speranza era una terapia sperimentale nello stesso ospedale romano. Anche lui, ad appena 11 mesi, aveva una rarissima malattia genetica degenerativa. Il 28 luglio scorso, come disposto dall'Alta Corte di Giustizia inglese, Charlie è stato staccato dalle macchine che lo tenevano in vita. La sorte di Alfie si deciderà nelle prossime ore: i giudici hanno stabilito che, in attesa che i genitori decidano se presentare il ricorso, il piccolo deve continuare ad essere curato.