Di Eugenio Buzzetti
Pechino, 31 ott. - Il riavvicinamento tra la Chiesa di Roma e i dirigenti politici di Pechino e' cominciato gia' dall'elezione al soglio pontificio di Jorge Mario Bergoglio, nel marzo del 2013, solo poche ore prima della nomina di Xi Jinping a presidente della Repubblica Popolare Cinese, avvenuta il giorno dopo. Il nuovo pontefice e il neo presidente cinese si erano scambiati subito messaggi di congratulazioni reciproci per le nomine: un segnale della priorita' data dal nuovo vescovo di Roma ai rapporti con la Cina. Il dialogo a distanza aveva ricevuto vigore l'anno successivo, nell'agosto 2014, quando all'aereo di Papa Francesco, diretto a Seul, era stato concesso il sorvolo dello spazio aereo cinese: sui cieli della Cina, il Papa aveva mandato un saluto al presidente e al popolo cinese.
Segnali di riavvicinamento che si sarebbero consolidati nel corso dei mesi successivi. A febbraio di quest'anno, in un'intervista esclusiva concessa a Francesco Sisci per Asia Times, Papa Bergoglio aveva inviato gli auguri ai cittadini cinesi per il capodanno lunare, e aveva lodato la "saggezza" e la "grandezza" del popolo cinese. In quell'occasione erano stati anche confermati, dal Vaticano, i nuovi tentativi per riallacciare i rapporti con Pechino,che aveva chiesto, in risposta, "un atteggiamento pragmatico e flessibile" per "creare le condizioni" per la riapertura dei rapporti.
A fine agosto, il segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin, si era spinto a parlare dell'inizio di una nuova era nei rapporti con la Repubblica Popolare Cinese. "Tra Vaticano e Cina sono ripresi i contatti", aveva dichiarato: "Il mio auspicio e' che questo cammino iniziato possa andare avanti e possa concludersi con un accordo a beneficio della Chiesa in Cina, di tutto il popolo cinese, ma anche della pace mondiale". L'accordo sarebbe sul punto di arrivare secondo le ultime indiscrezioni, anche se non tutti i nodi del contendere tra le due parti verrebbero sciolti dal riavvicinamento tra la Chiesa di Roma e la Repubblica Popolare Cinese.
Ad agosto scorso, il vescovo di Hong Kong, John Tong Hon, aveva elogiato in una lettera aperta i passi in avanti nelle relazioni tra Cina e Vaticano, e anche se i termini dell'accordo non erano ancora stati rivelati, il cardinale citava due obiettivi da raggiungere. "Non danneggiare l'unita' della Chiesa cattolica e il diritto essenziale del pontefice romano di nominare i vescovi" e "non lasciare che il diritto del Papa di nominare i vescovi venga considerata un'interferenza negli affari interni della Cina".
Tra le voci piu' contrarie all'accordo, c'e' quella del vescovo emerito di Hong Kong, il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, che all'AGI, oggi, ha ribadito le critiche alla diplomazia vaticana per il possibile accordo, che reputa "inaccettabile" e "solo una caricatura", alle condizioni attuali dei rapporti. L'accordo avrebbe come scopo anche quello di dare nuovi vescovi alle sedi vacanti, almeno trenta su 110, secondo le stime piu' recenti: altrettante sarebbero, invece, rette da vescovi con oltre 75 anni di eta'. Nell'ultimo round di negoziati, ad agosto scorso, a Pechino, una delegazione del Vaticano avrebbe avuto la possibilita' di incontrare i vescovi non riconosciuti dalla Chiesa di Roma, un gesto apprezzato dai delegati del Vaticano, secondo quanto scrive l'agenzia Reuters, e che avrebbe gettato le basi per il riconoscimento di alcuni di loro. Tra i nomi che vengono fatti per un possibile riconoscimento da parte del Vaticano, ci sono quelli del vescovo di Kunming, nell'estremo sud della Cina, Joseph Ma Yinglin, e quelli di Guo Zincai, vescovo di Chengdu, localita' vicina a Pechino, Yue Fusheng, vescovo di Harbin, nel nord-est della Cina, e di Tu Shihua, vescovo di Puqi, nella provincia interna dello Hunan.
Gli ostacoli per l'accordo rimangono, pero', significativi per il Global Times, che il 25 ottobre scorso definiva la possibile intesa "solo un primo passo su un lungo sentiero" nelle relazioni tra Cina e Vaticano. La situazione dei cristiani, in Cina, e' complicata: secondo le ultime stime, sarebbero circa 5,5 - 5,7 milioni i fedeli della Chiesa Patriottica, che nomina i vescovi senza il consenso del Vaticano, che non la riconosce, ma solo del governo. Molti di piu', tra i dieci e i dodici milioni, sarebbero i fedeli alla Chiesa di Roma.
L'interesse verso il cristianesimo sarebbe, pero', molto piu' ampio: alla fine del 2013, secondo gli ultimi dati ufficiali cinesi rintracciabili, le copie stampate della Bibbia in Cina, hanno raggiunto quota 65 milioni. Nonostante il riavvicinamento tra Pechino e il Vaticano, anche gli ultimi anni sono stati segnati da diversi episodi controversi, in Cina: in particolare, a Wenzhou, sulla costa orientale del gigante asiatico, molte chiese sono state abbattute con motivazioni discutibili, come l'eccessiva grandezza o l'altezza del crocefisso, piu' elevata, in alcuni casi, del tetto della sede locale del Partito Comunista.
Contrarieta' a un possibile accordo, sottolinea ancora il quotidiano Global Times, arriverebbe poi, da una parte piu' intransigente della Chiesa "sotterranea" cinese, che sfiderebbe non solo il governo di Pechino, ma anche il Papa: almeno due sacerdoti, secondo il portale specializzato in cristianita' in Asia Ucanews, sarebbero stati nominati senza l'autorizzazione della Chiesa, in segno di aperta contrarieta' con quella che viene vista come una concessione della Chiesa di Roma al governo di Pechino. Quello che davvero contera', alla fine, sottolinea il Global Times, sara' l'assenso dei due leader: Papa Bergoglio e Xi Jinping. La determinazione di entrambi potrebbe superare anche gli ultimi ostacoli.
31 OTTOBRE 2016
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