di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 23 ott. - Si è concluso con sei espulsioni dal Partito Comunista Cinese ai danni di altrettanti alti funzionari il quarto plenum del comitato centrale del Partito Comunista Cinese, che si è concentrato il tema del "comprensivo avanzamento dello stato di diritto in Cina", come recita il comunicato finale del plenum emesso dal comitato centrale del partito. Nessun riferimento, invece, alla vicenda dell'ex capo degli apparati di Pubblica Sicurezza, Zhou Yongkang, sotto inchiesta per corruzione dal 29 luglio scorso. I sei funzionari espulsi sono in almeno tre casi molto vicini all'ex alto dirigente del Comitato Permanente del Politburo, oggi in pensione.
Tra questi c'è Jiang Jiemin, ex presidente del gruppo petrolifero China National Petroleum Corporation (CNPC) e successivamente, da marzo a settembre 2013, a capo della Commissione di Vigilanza sugli Asset delle Aziende di Stato, considerato un protetto dello stesso Zhou. Atri due nomi legati a Zhou sono quelli di Li Dongsheng, fino a dicembre dello scorso anno, vice ministro della Pubblica Sicurezza, e Li Chuncheng, ex numero due del partito nella provincia sud-occidentale del Sichuan. Il comitato ha ritirato la tessera anche ad altri due funzionari di alto livello: Wang Yongchun, ex vice general manager di CNPC, e Wan Qingliang, ex segretario del partito di Canton. Il sesto epurato dal PCC dopo il plenum di oggi è l'ex vice comandante del distretto militare di Chengdu, capoluogo del Sichuan, Yang Jinshan.
Sotto il profilo operativo, obiettivo centrale dell'incontro a porte chiuse dei massimi dirigenti nazionali del PCC è stato quello di formare un sistema di "stato di diritto socialista con caratteristiche cinesi" e di costruire un Paese sotto lo "stato di diritto socialista", come riportato dall'agenzia Xinhua, sotto la guida dello stesso Partito Comunista Cinese. Tra i maggiori compiti che il partito si è dato durante il plenum c'è quello di "migliorare il sistema socialista di leggi con caratteristiche cinesi, di cui la costituzione è il nocciolo". Tra gli obiettivi, ci sono quelli di "salvaguardare la giustizia sociale, aumentare la credibilità dei giudici, promuovere la consapevolezza tra i cittadini dello stato di diritto e aumentare la costruzione di una società fondata sulla legge". Il compito di perfezionare lo stato di diritto con caratteristiche cinesi, secondo il comunicato emesso dal comitato centrale ricade principalmente sull'Assemblea Nazionale del Popolo, il parlamento cinese, e in particolare sul suo comitato permanente, che avrà un ruolo di supervisione al rispetto della Costituzione.
Tra le novità del plenum c'è l'istituzione di due procedimenti di monitoraggio delle attività dei politici per promuovere la trasparenza nella governance: il primo di questi servirà a esaminare la credibilità dei dirigenti governativi in cui verranno soppesate le decisioni giuste e le decisioni sbagliate prese dal funzionario durante la sua carriera. Il secondo, invece, servirà a evitare le interferenze dei funzionari del partito nei casi giudiziari. Chi trasgredirà alla regola dovrà rendere conto pubblicamente delle proprie azioni. Vaghi i riferimenti ai temi più scottanti. "Il Paese aumenterà la protezione dei diritti umani durante i procedimenti giudiziari" scrive l'agenzia Xinhua. Un ultimo riferimento, infine, viene fatto alla pratica nota come "un Paese, due sistemi", alla base dei rapporti tra la Cina e Hong Kong. La Cina, conclude il comitato centrale, "garantirà la pratica di 'un Paese, due sistemi' e promuoverà la riunificazione nazionale in linea con le leggi".
23 ottobre 2014
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