di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 27 mar. - Il Ministero del Commercio cinese ha espresso rammarico, oggi, per la sconfitta alla World Trade Organization (WTO) su una disputa sui limiti alle esportazioni di minerali e terre rare. "La Cina si rammarica che il comitato abbia giudicato che i dazi alle esportazioni, le quote e le relative misure amministrative non rispettino le regole del WTO e gli obblighi della Cina nel WTO" ha reso noto il ministero cinese in un comunicato apparso sul suo sito web. Ieri, l'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) aveva deciso in favore di Stati Uniti, Unione Europea e Giappone che avevano contestato le quote alle esportazioni imposte da Pechino nel 2010, come misura anti-inquinamento. La Cina detiene circa il 90% delle terre rare mondiali, che vengono utilizzate per produrre sia importanti dispositivi per la Difesa che smartphone e tablet. Secondo Washington, Bruxelles e Tokyo, le quote avrebbero dato alla Cina un vantaggio competitivo ingiusto rispetto ai concorrenti.
"La decisione del WTO di oggi sulle terre rare mostra che nessun Paese può fare incetta di materiali grezzi a danno di altri Paesi membri del WTO" ha commentato il Commissario Europeo al Commercio, Karel De Gucht. Compiacimento per la decisione arriva anche dal rappresentante per il Commercio statunitense, Michael Froman, che in un comunicato sottolinea come le politiche cinesi di quote alle esportazioni hanno causato negli Stati Uniti un aumento dei prezzi sino a tre volte più alti per gli stessi prodotti realizzati dalle aziende concorrenti cinesi con le stesse materie prime. Il Ministero del Commercio cinese ha poi ribadito la propria posizione sulla disputa sostenendo che le misure adottate erano "perfettamente in linea con l'obiettivo dello sviluppo sostenibile promosso da WTO". Secondo l'Unione Europea, però, a essere messo in discussione non è il diritto di uno Stato sovrano di mettere in atto politiche di contenimento dell'inquinamento, ma piuttosto il "controllo dei mercati internazionali o della distribuzione globale di materiali grezzi".
La disputa sulle terre rare ha coinvolto alcuni dei maggiori brand mondiali dell'industria automobilistica e dell'innovazione tecnologica: tra questi i più noti sono Toyota e Nissan che usano le terre rare per la produzione di motori ibridi ed elettrici, e Blackberry e Apple, che sono tra i giganti mondiali nella produzione di tablet e smartphone. la Cina avrà 60 giorni di tempo per appellarsi alla decisione, anche se un precedente del 2011 lascia intravvedere una cammino lungo e incerto per il possibile ricorso di Pechino: allora Stati Uniti, Unione Europea e Messico avevano vinto una disputa contro la Cina contro le quote di esportazione su nove materiali grezzi per uso industriale e il ricorso cinese era stato respinto dall'Organizzazione Mondiale del Commercio. In quell'occasione, ricorda oggi il quotidiano China Daily, il WTO aveva riconosciuto che la Cina aveva fornito prove di come la produzione di terre rare potesse danneggiare l'ambiente e la fauna circostante, ma non aveva fornito prove a sufficienza sul fatto che i dazi e le quote siano serviti a produrre un sostanziale contributo alla protezione ambientale.
Tra il 2010 e il 2011 le esportazioni cinesi di terre rare si sono praticamente dimezzate, passando da quasi 40mila tonnellate a poco meno di ventimila. Nel 2012 hanno toccato il punto più basso degli ultimi anni, a 16200 tonnellate, prima di riprendersi di poco lo scorso anno, arrivando a quasi 22500 tonnellate.
27 marzo 2014
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