di Giovanna Tescione
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Roma, 7 nov. – "Se Google vuole restare fuori dal mercato cinese, che resti pure dov'è". Sono queste le parole dell'Agenzia di Stato Xinhua che in un editoriale pubblicato ieri nella versione cinese risponde alle critiche mosse dal presidente del colosso di Internet Eric Schmidt contro la censura attualmente in uso sulla rete in Cina.
"A meno che il governo cinese non voglia modificare il sistema di censura presente in Cina, Google non farà il suo ritorno sul mercato cinese", aveva dichiarato a inizio settimana a Hong Kong il numero uno di Google. Dura la risposta dell'Agenzia cinese, che definisce la dichiarazione :"una frase 'infelice'", "chiaro segno della 'doppia faccia' di Google". "È il primo commento di Google da quando nel 2010 si è ritirato dal mercato cinese, ma soprattutto è la prima 'manifestazione di moralità' di Goole", si legge nell'editoriale. "Ma – continua Xinhua – l'azienda statunitense non è in una posizione di moralità tale da poter avanzare queste pretese".
Il colosso di Internet aveva lasciato la Cina popolare nel 2010 trasferendo I suoi servizi di ricerca ad Hong Kong dopo che non era riuscito a vincere la battaglia con il governo sulle regole di censura dei motori di ricerca. Ma per Xinhua, agenzia statale, le critiche del colosso sono "ipocrite" e "le richieste del tutto assurde".
E il riferimento al caso Snowden è immediato. "Il recente scandalo sul programma di sorveglianza svelato al mondo intero grazie al 'caso Snowden' ha rivelato come il programma di spionaggio interessava tutti, privati e persino alleati americani. Ma la cosa sorprendente è che Google, che più volte ha criticato il sistema di censura di Internet cinese, è uno degli esecutori materiali del programma di sorveglianza dell'America e uno dei principali complici dell'Ufficio di Sicurezza nazionale americano".
E le accuse di implicazione nel progetto di spionaggio Prism continuano. "Il 'Rapporto di Washington' del 30 ottobre rivela come la National Security Agency, oltre al progetto 'Prism', si sia servita anche della banca dati di Yahoo e Google. Accuse a cui Google - continua Xinhua - aveva risposto dichiarandosi innocente e ignaro di tutto, nonostante la NSA avesse confermato i loro coinvolgimento affermando di non essere entrati in alcuna banca dati illegalmente". "E la Cina è stata uno degli obiettivi principali del piano di spionaggio americano", continua la Xinhua definendo il progetto Prism uno "scandalo" con cui "l'America è venuta meno al principio sociale di libertà".
E ancora: "Google, da parte sua, si definisce 'onesto' ma poi si comporta in questo modo. Questo comportamento rivela la doppia faccia di Google, un lato commerciale e uno politico che utilizza a seconda delle necessità"."Si tratta di una rozza interferenza nelle questioni interne della Cina – conclude Xinhua – Dunque se Goggle non vuole ritornare sul mercato cinese, che non torni".
Al momento il colosso di Mountain View non ha voluto rilasciare commenti sull'editoriale.
7 novembre 2013
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