Il 27 settembre esce in libreria la nuova edizione de “La letteratura cinese” di Giuliano Bertuccioli, che i tipi di Sansoni avevano pubblicato per la prima volta nel 1968. Il nuovo volume è curato da Federica Casalin con la premessa di Federico Masini. Per gentile concessione dell’Asino d’Oro pubblichiamo in anteprima alcuni estratti del volume.
LA LETTERATURA CINESE di Giuliano Bertuccioli
a cura di Federica Casalin
Premessa di Federico Masini
L'Asino d'Oro, 2013
26 euro
Per gentile concessione dell’Invitato dall’amico Cibelli a rivedere e aggiornare la mia Storia della letteratura cinese, già pubblicata nel 1959, ho finito per riscrivere molti capitoli ex novo, per la necessita e il desiderio di tener conto del progresso degli studi sinologici e delle osservazioni e critiche rivoltemi in occasione della prima edizione. Il nuovo testo e risultato quindi molto più ampio del precedente, pur essendomi attenuto agli stessi criteri per la suddivisione della materia e avendo lasciata invariata tutta la impostazione critica. Ho inoltre ampliato le indicazioni bibliografiche, che nella prima edizione scarseggiavano, e, in considerazione del fatto che manca in Italia una conoscenza dei classici della letteratura cinese, ho preferito largheggiare nella traduzione di prose e di poesie al fine di far giungere al lettore la voce degli autori esaminati. Alcune di esse non erano state mai tradotte in una lingua occidentale.
Giuliano Bertuccioli
Prefazione
Rileggere La letteratura cinese alla luce di alcune ricerche e scoperte degli ultimi decenni
di Federica Casalin
La letteratura cinese di Giuliano Bertuccioli uscì nel 1968 come edizione ampliata della Storia della letteratura cinese pubblicata nel 1959. Il volume che oggi L’Asino d’oro edizioni ripropone ai lettori, in un’edizione aggiornata con trascrizione in pinyin e arricchita da due indici tematici con caratteri, mantiene la validità del testo originario, sia nel repertorio antologico, finora ineguagliato, che nell’impianto contenutistico.
Quest’ultimo, spiccatamente tradizionale, si conforma alle principali categorie secondo le quali i cinesi hanno costruito la storia della letteratura del proprio paese, ovvero secondo generi letterari e periodi storici definiti in funzione di precisi mutamenti dell’assetto politico-istituzionale, come ad esempio l’avvicendamento dinastico.
Nel riproporre questo volume non si può pero trascurare un fatto importante: negli ultimi decenni le ricerche sulla letteratura cinese sono aumentate esponenzialmente, sia in Cina che all’estero, andando da un lato verso una progressiva specializzazione, dall’altro verso una rilettura della storia letteraria secondo categorie nuove e originali. Ciò ha portato a osservare con occhio critico la stessa visione di una letteratura, singola e monolitica, rispetto alla quale, secondo diversi studiosi, sarebbe più corretto parlare di molte “letterature cinesi”. In questo solco si inserisce ad esempio la distinzione tra “tradizione centrale” e “tradizioni periferiche” coniata da Erik Zurcher e ripresa nella Letteratura cinese di Wilt Idema e Lloyd Haft. Nel loro agile volume questi due studiosi hanno tentato di scardinare l’approccio cronologico classico proponendo una periodizzazione del tutto originale della letteratura cinese, riletta in funzione di cambiamenti materiali che influenzarono in modo determinante la produzione, la fruizione e l’aspetto della letteratura stessa, come ad esempio l’invenzione della carta e la diffusione della stampa.
Impostazioni innovative nella distribuzione della materia si riscontrano anche in testi come The Indiana Companion to Traditional Chinese Literature, composta per meta da saggi monografici che ripercorrono cronologicamente l’evoluzione dei principali generi letterari e per metà da un dizionario enciclopedico di autori, opere e sottogeneri. Anche The Columbia History of Chinese Literature ha scelto di distribuire i contenuti secondo generi letterari, che vengono esaminati nel loro sviluppo diacronico. Rispetto a queste opere, più tradizionale nell’impianto può sembrare la recente The Cambridge History of Chinese Literature, un’opera cui hanno contribuito diversi autori, ciascuno esperto di un genere o di un periodo specifico e dei relativi avanzamenti nelle ricerche.
Tutte le opere sopra citate condividono una medesima scelta editoriale: sono totalmente o quasi totalmente prive di brani antologici. D’altra parte, diverse antologie di ampio respiro sono ormai disponibili nelle principali lingue europee, in particolare in inglese. Resta purtroppo assai ridotta l’offerta di antologie della letteratura cinese classica in lingua italiana, mentre più ampia è la disponibilità nel campo della letteratura moderna e contemporanea. Tenendo conto di ciò, il testo di Bertuccioli che oggi L’Asino d’oro edizioni ripropone in una veste grafica nuova rimane un punto di riferimento imprescindibile.
Venendo ai progressi delle ricerche, è impensabile provare a dare atto, nelle poche pagine che seguono, delle conoscenze acquisite negli ultimi decenni rispetto a singoli autori, testi, generi o periodi. Allo stesso tempo non e proponibile adottare nuove chiavi interpretative della storia della letteratura cinese, con il rischio di stravolgere l’impianto contenutistico adottato da Bertuccioli, cui va peraltro riconosciuto il merito di rendere il testo facilmente accessibile anche a un lettore digiuno della materia e privo di coordinate rispetto alla storia e alla cultura della Cina. Tenendo conto di ciò, ci si limiterà qui a enucleare alcune tematiche non trattate o solo brevemente accennate dall’autore, la cui importanza e emersa da recenti ricerche. La letteratura contemporanea non verrà trattata, in quanto essa travalica i limiti cronologici del testo di partenza e necessiterebbe di un intero volume a se. I rimandi bibliografici saranno limitati ad alcune fonti recenti in lingue occidentali, con preferenza per quelle in italiano.
Per limiti di spazio, si e scelto di affrontare tre argomenti, omettendo consapevolmente altri possibili indirizzi di ricerca. Si inizia, nel primo paragrafo, con le prospettive che i recenti ritrovamenti archeologici hanno aperto sulla produzione scritta in cinese antico, denominazione che racchiude le tre fasi del cinese arcaico (XIII-XI secolo a.C.), del cinese pre-classico (XI-VI secolo a.C.) e del cinese classico (VII-II secolo a.C.); per ragioni di contiguità tematica la trattazione si chiude con una breve riflessione sulle conoscenze recentemente acquisite grazie al lavoro di catalogazione, digitalizzazione e analisi dei manoscritti di Dunhuang, databili al più tardi all’inizio dell’XI secolo d.C. Il terzo paragrafo e dedicato alla cosiddetta letteratura pre-moderna, vale a dire la produzione letteraria che ha preceduto in termini cronologici e anticipato in termini stilistici e contenutistici l’avvento della letteratura moderna della prima meta del Novecento. Il lungo arco di tempo che si estende fra questi due estremi viene trattato nel secondo paragrafo, dove si percorre a grandi passi la storia della Cina imperiale alla ricerca di alcune voci femminili rimaste a lungo inascoltate. A chiara riprova di quanto ancora vi sia da scoprire, studiare e approfondire nell’ampio universo della letteratura cinese.
(Continua)
Chi è Giuliano Bertuccioli
Il profilo biografico tracciato da Federico Masini nella sua premessa al volume.
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Dopo una giovinezza dedicata allo studio dei classici latini e greci, a soli 23 anni, nel 1946, Bertuccioli si laureò in giurisprudenza secondo i desideri di suo padre; da tempo, però, aveva iniziato a coltivare la passione per le letterature e le lingue orientali, in particolare il cinese. L’occasione per sfuggire all’ambiente famigliare e conoscere quell’Oriente da lui tanto vagheggiato fu un concorso bandito dal Ministero degli Affari esteri per “impiegato locale di prima categoria con mansioni d’interprete” presso l’Ambasciata italiana a Nanchino. Imbarcatosi a Taranto sull’incrociatore coloniale Eritrea il 1° novembre del 1946, dopo alcuni mesi di navigazione raggiunse Shanghai, per poi proseguire via terra fino a Nanchino, l’antica capitale meridionale della Cina.
Vi rimase fino all’agosto del 1950, quando ormai la città era stata conquistata dalle truppe del regime comunista e l’Italia aveva deciso di non riconoscere il governo di Mao, a causa, fra l’altro, dello scoppio della guerra di Corea. Gli fù dato l’ordine di chiudere l’ambasciata e bruciare gli archivi; quindi, dopo un lungo viaggio via terra in una Cina ormai controllata dal nuovo regime, raggiunse la colonia britannica di Hong Kong, da dove fece rientro in Italia. In pochi anni aveva vissuto eventi bellici straordinari, che avrebbero cambiato il mondo, ma soprattutto aveva accumulato una eccezionale conoscenza pratica della lingua cinese scritta e orale, che a quei tempi in Italia non aveva eguali.
Arrivato a Roma nel 1952, entrò nei ruoli diplomatici del Ministero degli Affari esteri, riuscendo a farsi assegnare quasi immediatamente a Hong Kong, l’unica città della Cina dove era consentito agli occidentali risiedere, e che quindi costituiva una sorta di enclave della vecchia Cina all’interno del territorio della neonata Repubblica popolare cinese. Lì lavorò presso il consolato italiano dal 1953 al 1960, prima come viceconsole e poi come console generale. Se il periodo di Nanchino era stato il tempo dell’azione, la comodità delle biblioteche di Hong Kong e la straordinaria tradizione storico-letteraria delle università di quella città consentirono al giovane diplomatico di proseguire nello studio della letteratura cinese e nella raccolta di testi letterari. La prima edizione della storia della letteratura di Bertuccioli fu appunto il frutto di quegli anni e uscì in Italia nel 1959.
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Questa storia della letteratura cinese si caratterizza per la grande quantità di testi per la prima volta tradotti in una lingua occidentale. Il lettore ha infatti la possibilità di leggere ampi passi delle opere dei principali esponenti della letteratura e si può fare un’idea personale su quei testi, al di là del giudizio che il curatore sembra voler suggerire. Inoltre, riesce ad avere un’immagine complessiva di tutta la storia della letteratura cinese, dalla più remota antichità fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, collocata all’interno dei diversi periodi storici e divisa nei vari generi letterari, soprattutto la prosa filosofica e storica, e poi i tanti generi poetici, il teatro cantato e la prosa d’intrattenimento.
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Più di tremila anni di letteratura cinese scorrono in queste pagine, che meritano di essere lette per conoscere come sia stata possibile una storia così lunga e ricca senza che nessun dio monoteista vi abbia mai trovato il minimo spazio; una storia diversa, quindi, da quella in cui siamo cresciuti frutto della ragione e della religione, che hanno dominato incontrastate il pensiero dell’Occidente e che solo ora possono essere radicalmente criticate e demolite.
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