di Giulia Giannasi
Roma, 22 apr.- Dal 15 Aprile, per sei giorni, il primo ministro islandese e sua moglie hanno fatto visita a Pechino, su invito del premier Li Keqiang, dopo la firma dell'accordo commerciale tra le due nazioni. Fin qui nulla di strano, se non fosse che il primo ministro islandese Johanna Sigurdardottir è una donna sposata ad un'altra donna.
La visita dell'unico primo ministro dichiaratamente gay al mondo ha scatenato il dibattito sulla rete cinese, alimentando le aspettative della comunità omosessuale del Drago: sul web volano le critiche per la CCTV, la TV nazionale, che ha dato la notizia dell'incontro della Sigurdardottir con il Presidente Xi Jinping evitando di menzionare la presenza della first lady. Sul sito di Caixin, prestigioso quotidiano finanziario, i commenti alla gallery dell'evento sono tutti sullo stesso tono: "Hey! E la moglie dov'è?", "Perché non si è portata la moglie?", e ancora: "Io speravo di vedere la moglie!".
Sebbene l'omosessualità in Cina non sia più considerata un reato dal 1997, è evidente che rimane un argomento scottante, se non un vero e proprio tabù, per i media. Hu Zhijun, direttore dell'associazione PFLAG che si occupa di tutelare i diritti degli omosessuali, ha notato come l'episodio dimostri chiaramente la volontà dell'establishment cinese di ignorare l'esistenza di una "questione omosessuale" in Cina: "mostra che le autorità temevano, menzionando la moglie del primo ministro, di promuovere il loro stile di vita omosessuale. Conosco personalmente almeno 60 funzionari che sono gay. Ma ce ne sono molti di più che non hanno mai avuto il coraggio di uscire allo scoperto. Ho molte aspettative per questa visita, è d'incoraggiamento per i molti funzionari omosessuali che vivono nell'ombra".
Gli esperti di media concordano che questa visita porterà la questione della legalizzazione dei matrimoni gay all'attenzione della leadership, visto il dibattito che ha scatenato: alcuni internauti commentano sul web "lasciate che dimostrino al nostro Paese il vero significato di 'diritti umani'!"
La first lady islandese non ha fatto nulla per incoraggiare la querelle: ufficialmente per via dei numerosi incontri a cui ha preso parte nei sei giorni di visita, Jonina Leosdottir ha infatti formalmente declinato gli inviti delle associazioni di gay e lesbiche. E' caduto nel vuoto anche l'invito a prendere il tè lanciato tramite un blog da una madre cinese che ha raccontato la storia della sua giovane figlia gay, esaltando la coppia islandese per il "grande coraggio" dimostrato, e manifestando la speranza che un giorno anche sua figlia possa costruirsi una famiglia in Cina.
ACCELERATORE SU ENERGIA E COMMERCIO
Temi di ben altra natura sono stati oggetto di discussione durante l'incontro del primo ministro col Presidente Xi Jinping, il quale ha dichiarato che la Cina "continuerà a sostenere l'Islanda nei suoi sforzi per risollevarsi dalla crisi economica", e che verrà implementata la cooperazione in settori come il commercio di pesce e la ricerca sulle energie rinnovabili. Grazie all'accordo di libero scambio appena siglato dalle due nazioni, infatti, l'Islanda esporterà pesce e fibra di carbonio, mentre per Pechino i vantaggi saranno soprattutto in ambito energetico: le compagnie petrolifere cinesi avranno infatti la possibilità di condurre esplorazioni alla ricerca di giacimenti petroliferi nelle acque nord-orientali islandesi. Secondo un'indagine del 2008 della United States Geological Survey nel fondale marino artico il 13% di petrolio, il 30% di gas naturale e il 20% di gas liquido naturale sarebbero ancora inutilizzati. Il sottosuolo è ricco di carbone, terre rare e uranio. Inoltre, la nazione europea è all'avanguardia nel campo dello sfruttamento dell'energia geotermica, e per una Cina sempre più vessata dall'inquinamento è fondamentale investire sulla ricerca nel campo delle energie pulite.
La potenza asiatica sta negoziando la possibilità di utilizzare un passaggio trans-polare che passa vicino all'Islanda come rotta di navigazione. Attualmente, l'80% dell'energia importata dalla Cina passa attraverso lo Stretto di Malacca, che separa Sumatra dalla Penisola Malese, una delle più importanti vie marittime al mondo, perché collega l'Oceano Indiano con l'Oceano Pacifico. Con lo scioglimento del ghiaccio polare si aprirebbe una nuova rotta navigabile che ridurrebbe la distanza fra Shanghai e l'Europa a soli 6.400 km circa e permetterebbe di abbattere i costi del commercio via mare del 40%; sarebbe anche una via molto più sicura, visto che nello stretto di Malacca sono frequenti gli episodi di pirateria e che i frequenti incendi nei boschi dell'isola di Sumatra danneggiano la visibilità per chi naviga.
Il Drago vuole aumentare la sua presenza nell'Artico: i vantaggi in ambito energetico e commerciale sono troppo grandi per lasciarsi sfuggire l'occasione, e l'accordo di libero scambio appena siglato con l'Islanda si inserisce all'interno di un più ampio progetto di "conquista" dei mari del Nord: la potenza asiatica sta infatti cercando di entrare come osservatore permanente nel Consiglio Artico, ente intergovernativo composto da 8 nazioni (Canada, USA, Russia, Norvegia, Danimarca-Groenlandia, Finlandia, Islanda e Svezia) che ha il compito di coordinare e promuovere uno sviluppo sostenibile nell'area, e in cui la Cina occupa attualmente lo status di "osservatore ad hoc". Anche con la Groenlandia sono in corso trattative per un progetto di sfruttamento delle risorse minerarie dell'area di Nuuk.
I Paesi dell'Artico colpiti dalla crisi hanno bisogno di liquidi, che la Cina – dipendente dalle importazioni per l'approvvigionamento energetico - è ben disposta a fornire in cambio del via libera all'accesso ad un'area così ricca di risorse.
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