di Sonia Montrella e Wang Jing
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Roma, 12 apr. - Pagare una confezione di latte in polvere per il proprio bambino tre o quattro volte in piu' rispetto al prezzo corrente del mercato cinese. Purche' sia europea. E' quanto sono disposti a fare i genitori cinesi sempre piu' disperati a causa dei frequenti scandali alimentari di prodotti per neonati e per le nuove direttive che dall'Europa all'Australia limitano l'acquisto di questo tipo di alimenti ai cinesi "svuota-scaffali".
Un divieto che ha trasformato in un percorso a ostacoli l'attivita' dei 'trafficanti' di latte in polvere, molti dei quali hanno il volto di una madre. "Sta diventando sempre piu' difficile trovare confezioni di latte" spiega la signora Shao, che vive da anni in Germania e pubblicizza i prodotti sulla rete. Una sorta di 'webworker' al servizio delle neomamme d'oltre-Muraglia. "Ho iniziato spedendo prodotti solo ad amici e parenti e poi ho allargato il business" racconta. Il lavoro di Shao, come quello della maggior parte dei suoi colleghi disseminati in Europa, e' molto semplice: recarsi al piu' vicino supermercato, acquistare tutte le confezioni disponibili e rivenderle su internet. Un'operazione "svuota-scaffali", appunto, che si e' ripetuta fino all'imposizione dei limiti di acquisto per i cinesi.
Tutt'altro che limitata e' invece la domanda: "Di solito le mamme ordinano 6-8 confezioni alla volta perche' la spedizione e' lunga, dura circa un mese, e vogliono assicurarsi un rifornimento continuo" spiega ancora la signora Shao. L'ebay cinese, Taobao, conta oltre 4.000 voci di latte in polvere proveniente dalla Germania, e altrettante da Francia e Gran Bretagna.
Altri venditori lavorano su piu' grande scala. E' il caso della compagnia del signor He che impiega oltre 10 tedeschi nel suo staff.
A giustificare la domanda cosi' alta e' il basso tasso di allattamento al seno del Dragone che nel 2012 si e' attestato secondo l'Unicef, appena al 28%. Sono molte le mamme cinesi che non prendono nemmeno in considerazione l'ipotesi dell'allattamento, tanto che spesso la scelta del latte in polvere per i propri bambini e' addirittura inconscia. Numeri alla mano, nelle grandi città della Cina solo il 16% dei neonati nei primi sei mesi di vita viene allattato, mentre nelle aree rurali solo il 30%. Le ragioni sembrano essere diverse, dalle martellanti pubblicità del latte in polvere, al rischio di licenziamento in caso di congedo per maternità, dai consigli insensati dei medici, alla difficolta' ad allattare in luoghi esterni, ecc.
In Europa e negli Stati Uniti la conoscenza dei benefici del latte materno è ampiamente conosciuta, così come è diffusa quella dei rischi legati all’utilizzo di mezzi alternativi all’allattamento, mentre all’opinione pubblica cinese mancano queste nozioni fondamentali. Ecco il perche' di una simile corsa ai rifornimenti.
A mostrare il semaforo rosso ai cinesi non e' solo l'Europa: a marzo, il governo della regione a statuto speciale di Hong Kong,separata dalla Cina continentale da un piccolo braccio di mare, al fine di garantire la disponibilità di latte in polvere per i cittadini, e di fermare le attività di contrabbando, ha emanato un ordine di limitazione sull’acquisto del latte: “Ogni persona potrà portare via da Hong Kong una quantità di latte in polvere non superiore a 1.800 grammi”. Chiunque violi questo provvedimento commette reato, e sarà soggetto a un’ammenda di 500.000 HK$ o ad una reclusione di 2 anni.Tale provvedimento ha mandato su tutte le furie i cinesi della Cina continentale e ha costretto, allo stesso tempo, molte persone ad acquistare il latte in altri paesi stranieri che non hanno tali normative di restrizione. L’amministratore delegato di Hong Kong, Liang Zhenying,ha affermato che si augura di poter garantire l’acquisto del latte alle madri di Hong Kong, e di poter soddisfare la domanda dei cinesi, ma finora non si è riuscito a trovare un giusto compromesso.
Il ricordo dello scandalo del latte alla melamina della SanLu che nel 2008 uccise 6 neonati e intossico' 300mila bambini e' ancora vivo e a rinfrescarlo e' arrivato due anni fa il latte al nitrato che ha mietuto altre 3 vittime. Ed episodi simili di alimenti tossici riempiono le pagine dei giornali.
Nonostante il pugno di ferro promesso da Pechino. I consumatori non si fidano più dei controlli alimentari effettuati e temono che ci possa essere una nuova contaminazione “recidiva” da melatonina. Dopotutto chi non vorrebbe tutelare la salute dei propri unici figli?
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