di Eugenio Buzzetti e Sonia Montrella
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Pechino, 4 apr. - La Corea del Nord ha dato il via libera finale all'attacco nucleare nei confronti degli Stati Uniti. Con un comunicato ufficiale alla Casa Bianca e al Pentagono, Pyongyang aveva informato gli Stati Uniti che le minacce "saranno annientate da mezzi di attacco nucleare più efficaci, piccoli, leggeri e diversificati". Secondo quanto si legge nel dispaccio diffuso dall'agenzia di stampa nord-coreana KCNA, "la spietata operazione delle nostre forze armate rivoluzionarie a questo riguardo ha superato l'esame e la ratifica finale". Il regime retto da Kim Jong-un incolpa direttamente gli Stati Uniti dell'escalation della tensione, e avverte che "il momento dell'esplosione si avvicina rapidamente. Una guerra nucleare potrebbe esplodere nella penisola coreana oggi o domani".
Immediata la risposta statunitense, che "continua a esortare la leadership nord-coreana a cessare le minacce provocatorie e a scegliere la strada della pace rispettando gli obblighi internazionali", secondo quanto si legge in un comunicato della Casa Bianca. In precedenza, il segretario alla Difesa Usa, Chuck Hagel aveva dichiarato di prendere "sul serio" le minacce nord-coreane, e aveva esortato Pyongyang a mettere fine alla "pericolosa retorica".
Dopo l'annuncio del comunicato, Pyongyang ha trasportato dalla costa ovest alla costa est del Paese un missile a medio raggio Musudan che ha una gittata di tre-quattromila chilometri, secondo quanto riferito da fonti militari sud-coreane. Poco prima della diffusione della notizia, il Pentagono aveva confermato il dispiegamento delle unità anti-missilistiche e di un sistema di radar nella loro base militare sull'isola di Guam nell'oceano Pacifico, il bersaglio americano più vicino alla Corea del Nord. Secondo quanto riportato oggi dal quotidiano giapponese Asahi Shimbun, la Corea del Nord avrebbe schierato anche un missile KN-08 a lunga gittata sulla costa orientale, citando fonti locali, di Seul e Washington. Il KN-08 ha fatto la sua prima comparsa durante una parata militare nord-coreana nell'aprile dello scorso anno, ma secondo diversi esperti non sarebbe ancora pronto per l'utilizzo. Per un possibile attacco nord-coreano si guarda alla data del 15 aprile, in coincidenza con l'anniversario della nascita di Kim Il-sung fondatore della Corea del Nord e primo presidente, nonché nonno dell'attuale leader, Kim Jong-un.
Intanto, il blocco del polo industriale di Kaesong è giunto al secondo giorno. La Corea del Nord aveva bandito l'accesso ieri ai lavoratori e ai mezzi sud-coreani in attesa di attraversare il confine per recarsi al centro industriale situato a pochi chilometri dalla frontiera tra i due Paesi divisi dal trentottesimo parallelo. Solo alcuni degli 861 tra tecnici e manager del Sud rimasti all'interno del complesso dove lavorano anche 53mila nord-coreani erano stati rimpatriati nella giornata di ieri. Il ministro della Difesa sud-coreano, Kim Kwan-jin aveva dichiarato di considerare tute le opzioni, compresa quella militare nella circostanza. Secondo l'opinione di diversi funzionari sud-coreani, è però difficile che il Nord decida di prendere come ostaggi i lavoratori del Sud. Duecento di loro dovrebbero lasciare il centro nella giornata di oggi.
LA LINEA CINESE NEI CONFRONTI DI PYONGYANG
Un nuovo invito alla calma unito al "rammarico" per il divieto di ingresso nel polo industriale di Kaesong è stato espresso oggi dal portavoce del ministero degli esteri cinese, Hong Lei. La Cina invitato alla calma più volte nelle ultime ore e si è dichiarata "rammaricata" martedì scorso per la decisione di Pyongyang di riaprire il sito nucleare di Yongbyon, chiuso nel 2007, e che potrebbe essere operativo nei prossimi mesi. Pechino ha dichiarato il suo deciso no a una guerra o al caos nella penisola coreana nella giornata di ieri, tramite il vice ministro degli esteri, Zhang Yesui, che aveva incontrato funzionari delle due Coree e degli Usa. Hong Lei aveva sollecitato tutte le parti a "considerare gli interessi a lungo termine" e a "tenere presente l'obiettivo della denuclearizzazione della penisola", nonostante la decisione di Pyongyang, poche ore prima, di riaprire il sito di Yongbyon.
In un editoriale comparso il 2 aprile scorso sul Global Times -costola del più ufficiale Quotidiano del Popolo, organo del Partito Comunista Cinese- un analista indipendente, Zhu Zhangping, ritiene che sia il test missilistico di Pyongyang del dicembre scorso, che quello nucleare del 12 febbraio avessero come motivazione principale quella di riportare gli Stati Uniti al tavolo delle negoziazioni sul piano internazionale, e rafforzare la leadership di Kim Jong-un all'interno attraverso la propaganda militarista e le azioni mirate contro gli Stati Uniti e la Corea del Sud. "Quello che la Cina dovrebbe fare ora -scrive l'analista- è offrire protezione alla Corea del Nord fornendo, in caso di bisogno, un aiuto nucleare così come gli Stati Uniti fanno con Giappone e Corea del Sud, ma allo stesso tempo, dovrebbe cercare di convincere Pyongyang ad abbandonare i suoi programmi nucleari".
Fino alla crisi degli ultimi giorni, la politica cinese nei confronti del vicino nord-coreano si poteva riassumere in tre no: "no alla guerra, no al caos, no al nucleare". Una delle ragioni per la ricerca della stabilità nella regione si può trovare nei dati commerciali. Nella prima metà del 2012 gli interscambi ammontavano a 3,14 miliardi di dollari, il 24,7% in più rispetto allo stesso periodo del 2011. Ma nonostante il rapporto privilegiato tra Pechino e Pyongyang -con quest'ultima che vede nella Cina il suo più importante alleato- il dissenso negli ambienti intellettuali, anche tra quelli più vicini al Partito, sono molti nel Dragone: c'è chi come Zhang Lianghui, esperto di Corea del Nord alla Scuola Centrale del Partito ritiene che una Corea dotata di ordigni nucleari sia un pericolo anche per la Cina. Ancora più chiaro Zhu Feng, professore di Relazioni Internazionali all'Università di Pechino, secondo cui sarebbe proprio la Cina la prima vittima della nuclearizzazione di Pyongyang, sostenendo che il test nucleare del febbraio scorso va contro gli interessi cinesi e che la Cina dovrebbe essere più esplicita nel manifestare il proprio dissenso da Pyongyang. Shen Dingli aveva poi invocato in un articolo la rottura netta con Pyongyang.
La linea ufficiale sembra però altalenante. Il massimo giornale cinese, il Quotidiano del Popolo, in un articolo delle scorse settimane esprimeva il proprio disaccordo con chi riteneva che i recenti eventi avessero mostrato il fallimento della politica cinese nei confronti del riottoso vicino. Per l'organo del PCC chi si esprimeva in tal senso aveva "secondi fini". Esiste un malessere strisciante nei confronti della Corea del Nord, manifestato da chi ritiene il Paese più un peso che un alleato strategico, ma anche chi si esprime in questo senso sottolinea come uno sganciamento cinese dalla Corea del nord non rappresenti un passo in avanti nella direzione statunitense. Secondo l'opinione di alcuni alti funzionari, come Cui Tiankai, non ci sarebbe un accordo tra le due potenze su una linea comune per trattare la questione. In occasione dei lavori della Conferenza Consultiva Politica del Popolo, Cui aveva dichiarato che la condanna cinese del test nucleare di Pyongyang del 12 febbraio scorso non significava il "raggiungimento di un accordo" tra Cina e Usa per l'imposizione di sanzioni sulla Corea del Nord". Resta da capire come si comporterà il ministero degli esteri di Pechino al di là delle dichiarazioni ufficiali. Il nuovo ministro, Wang Yi, era stato scelto proprio perché esperto di Giappone e di Corea del Nord. Tra il 2007 e il 2008 aveva rappresentato la Cina nei colloqui a sei per il disarmo nucleare di Pyongyang. Il suo silenzio, finora, rimane assordante.
COREE: 4 MESI DI ESCALATION TRA NORD E SUD
Una penisola senza pace: dalla divisione nel 1945 all'altezza del 38mo parallelo, le due Coree non hanno mai smesso di farsi la guerra. Ci fu il conflitto in Corea del 1950 e l'accordo del 1972 per una riunificazione pacifica, la breve ripresa delle ostilita' nel 1983 dopo un attentato in Birmania contro il presidente sudcoreano.
La tensione e' tornata ai livelli di guardia nel marzo 2010 quando la corvetta sudcoreana Cheonan con 104 persone a bordo venne affondata da un siluro e morirono 46 marinai. Un rapporto del sud sostiene che il siluro era nordcoreano. Nel novembre scorso a surriscaldare i rapporti sono state le manovre congiunte Washington-Seul nel Mar Giallo, con la dura reazione di Pyongyang sfociata in un'escalation militare e verbale senza precedenti.
Questa la cronologia:
12 Dicembre 2012 - la Corea del nord lancia un missile a lunga gittata, dopo il fallimentare tentativo di aprile. La comunità internazione denuncia la mossa del regime, mentre Pyongyang alza i toni della disputa escludendo la possibilità di nuovi negoziati. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu condanna il lancio di dicembre ritenuto "una sfida all'Onu e una violazione delle risoluzioni del Consiglio". Da parte sua la Corea del Nord annuncia l'intenzione di condurre il terzo test nucleare preventivo contro gli Usa.
12 febbraio 2013 - Pyongyang conduce, sotto lo sguardo preoccupato dei vicini del sud, dei cinesi, dei giapponesi e del resto della comunità internazionale, il suo ultimo test nucleare, il terzo dopo quello del 2006 e del 2009. Il test produce scosse sismiche artificiali in Corea del Sud e Giappone di magnitudo 5.1 sulla scala Richter secondo i rilevamenti della o US Geological Survey. "Una provocazione inaccettabile" tuona Washington mentre la Cina "si oppone fermamente" all'iniziativa dell'alleato. "La posizione della Cina -si legge in una nota del ministero degli Esteri- rimane quella di realizzare la denuclearizzazione della penisola, prevenire la proliferazione nucleare e mantenere la pace e la stabilità nella regione".
7 marzo 2013 - Dopo tre settimane di contrattazioni, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu si chiude al Palazzo di Vetro per votare il nuovo pacchetto sanzioni contro Pyongyang sostenuto dagli Stati Uniti e, per la prima volta, dalla Cina.Tradizionalmente restia a inimicarsi il vicino, la Cina, che fino ad oggi si era limitata a condannare le iniziative del regime, scende in prima fila. "Bisogna mandare un segnale forte i risposta al fatto che i test nucleari (condotti da Pyongyang) vanno contro il volere della comunità internazionale" ha dichiarato l'ambasciatore cinese all'Onu Li Baodong. Salvo poi asserire il giorno seguente, per bocca del ministro degli Esteri Yang Jiechi, che l'unica via per risolvere la questione è quella del dialogo e non delle sanzioni. I 15 membri approvano all'unanimità il documento. Il regime, che già poche ore prima l'inizio del meeting aveva minacciato di sferrare un attacco nucleare "preventivo" contro gli Stati Uniti e qualsiasi altra potenza ostile, va su tutte le furie.
8 marzo 2013 - L'ira dei nordcoreani non tarda a esplodere. La conseguenza è l'annuncio di rendere nullo il patto di non aggressione nel 1991 che impegna alla risoluzione pacifica delle controversie tra le due Coree e alla prevenzione di incidenti militari tra i due Paesi. Non solo: a rischio anche la linea diretta d'emergenza con Seoul.
11 marzo 2013 - Nel sud della penisola le truppe di Seoul e Washington danno il via alle manovre militari congiunte, un'esercitazione denominata 'Key Resolve' e che durerà due settimane. Pyongyang taglia la "linea rossa" telefonica con Seul scagliandosi contro le manovre congiunte, considerate un test per l'invasione del suo territorio e denunciando il Trattato di non aggressione con Seoul.
19 marzo 2013 - Bombardieri Usa B-2 sorvolano la penisola coreana
20 marzo 2013 - Vengono sabotate le reti informatiche del Sud Corea, sospettata Pyongyang
27 marzo 2013 - la Corea del Nord taglia anche la linea di comunicazione militare con Seul: tutti i contatti intergovernativi e militari tra i due Paesi sono ufficialmente sospesi. "Da oggi le comunicazioni militari Nord-Sud saranno tagliate", rende noto l'agenzia ufficiale Kcna, citando un ufficiale militare. "Nella situazione in cui una guerra può scoppiare in qualsiasi momento, non c'e' alcun bisogno di mantenere le comunicazioni militari Nord-Sud", spiega poi al telefono un funzionario alla controparte sudcoreana prima che la linea fosse disconnessa; la fonte ha aggiunto che il collegamento rimarrà interrotto fino a quando "continueranno gli atti anacronistici e ostili" da parte di Seul.
30 marzo 2013 - La Corea del Nord annuncia di essere entrata in "stato di guerra" con il Sud.
31 marzo 2013 - La Corea del Sud annuncia nuove manovre militari congiunte con gli Usa nel mese aprile. Pyongyangminaccia: colpiremo le 3 basi Usa in Giappone. In risposta, gli Stati Uniti fanno sapere di aver spostato un numero imprecisato di caccia 'stealth' F-22 Raptor dal Giappone alla Corea del Sud.
1 aprile 2013 - La Corea del Sud si dice pronta a rispondere "con forza" a qualsiasi attacco sul suo territorio.
2 aprile 2013 - La Corea del Nord annuncia la decisione di riavviare l'impianto nucleare di Yongbyon, sede di un reattore messo a riposo nel 2007.
3 aprile 2013 - Pyongyang annuncia il blocco dell'accesso al complesso di Kaesong, zona industriale comune, operativa dal 2004, che si trova in territorio nordcoreano a 10 chilometri dalla frontiera. Un'iniziativa analoga era stata intrapresa nel marzo 2009 come protesta per un'esercitazione militare congiunta tra Seul e gli Stati Uniti, ma il blocco era durato solo 24 ore.
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